Non ho mai dato importanza nè per il vestiario nè per gli oggetti di uso personale, tra i quali anche l' auto, a tutto ciò che comunemente viene collegato allo "status symbol " come marche o marchi o firme o mode del momento.
Di tutto mi è sempre interessato che mi stesse " comodo " e che fosse funzionale all' uso che ne facevo.
Ricordo dei pullover enormi e informi che mettevo per andare a scuola; mi ci sentivo dentro come in una " coperta di Linus".
Ancora adesso l' ing cerca di gettare via suoi pullover vecchi di nascosto, ma io me ne accorgo, li " eredito" e li uso, sformati, caldi e comodi, per casa.
Nelle occasioni " ufficiali" come consigli scolastici, consegna delle pagelle, teatro, feste o matrimoni, ridivento una signora, con moderazione.
La prima macchina la comprammo insieme, mia sorella ed io, nel' 70.
Era una '500 di quelle usate, ma con chilometraggio zero che le rivendite offrivano come " usato sicuro".
Fu la nostra prima conquista: la 500 aveva come difetto che quando era inverno non partiva e allora si faceva su e giù nel viale di casa a Napoli per farla andare " all' americana".
Quando nel '75 morì papà, per anni portai il suo Maggiolone.
Nei primi tempi ci parlavo addirittura con papà mentre guidavo, come se ci fosse.
Anche quella era stata e rimase una macchina felice.
Ricordo a Vico estati in cui abbassavamo il sedile di dietro e io caricavo un numero esorbitante di bambini figli miei di mia sorella e di amici.
Di pomeriggio tardi salivamo dal Circolo del Tennis situato alla Marina di Equa dove passavamo la giornata; le amiche mi affidavano i figli e insieme cantando e divertendoci salivamo in paese.
Erano tanti che una sera, contandoli mentalmente, mi accorsi di aver dimenticato mio figlio Paolo.
Tornammo giù precipitosamente e lo trovammo, aveva tre o quattro anni, che ci aspettava tranquillo davanti al cancello del Circolo.
Cantavamo in coro: " Azzurro" e, insieme, mimavamo i gesti della canzone fingendo di " cercare l' estate".
Sotto il ponte della Circumvesuviana cantavamo: " Il treno se ne va" e la cosa divertiva molto i bambini.
Poi venimmo a Milano dove prima usai un' Alfa Sud, chiaramente usata dello zio americano di Vittorio, poi comprai un' Opel, sempre usata, dal marito di una cugina.
Nel '98 questa casa, in occasione dei Mondiali di calcio di quell' anno, creò un modello " Opel Corsa World Cup '98 " e io ho comprato quella che, credo, è e resterà l' unica automobile nuova della mia vita ( quelle dell' ing non contano, ha quelle di servizio e le ha sempre guidate solo lui anche se con noi dentro).
Questa anche è stata una macchina felice: ce la siamo divisa equamente io e i miei figli.
Loro hanno imparato a guidarci sopra ( almeno Paolo perchè Stefano aveva già la patente, anche se le lezioni le faceva con me).
Siamo sempre andati d' accordo nell' usarla; la scelta prioritaria toccava a me sia per la scuola che per qualche uscita serale.
Con gli anni l' hanno sempre più usata loro, prima Stefano per andare al lavoro il pomeriggio e poi per le loro uscite serali.
Ricordo anche qualche passeggiata pomeridiana noi tre insieme quando, liberi da impegni, mi regalavano la loro compagnia.
Poi Stefano è andato via, e l' abbiamo usata Paolo e io, poi anche lui è andato, più di quattro anni fa, ad abitare per suo conto.
Nel frattempo io ero andata in pensione e, come nella favola della ragazza che portava la ricottina in testa, sognavo di comprare una macchina nuova, cosa che non ho mai fatto.
La mia Opel era un po' " acciaccatella " nel fisico, ma come motore andava e va che è una bellezza.
Io la uso tutti i giorni, ma soprattutto nei dintorni: supermercato, parrucchiere, acquisti in zona, quindi perchè sprecare soldi ?
Stefano ora ne ha una nuova e mi ha dato la sua che ha qualche anno meno della mia, è carina, piccola, maneggevole, piacevolmente usata quindi non " a rischio ansia da ammaccamento".
E così ho venduto la Opel.
Oggi, una coppia di ragazzi l' ha rilevata, l' ho vuotata ( gli addii li avevo rigorosamente fatti in solitudine qualche giorno fa).
Spero che l' essere stata una " macchina felice " porti bene anche a loro.
E così ora c'è un altro pezzo di ricordi da riporre e poter " riacchiappare " all' occorrenza!