I FIGLI: RIFLESSIONI
L' altro ieri ero dalla parrucchiera e c' era una signora che incontro spesso: è minuta, molto anziana e sempre accompagnata dal figlio di mezza età che è con lei di una premura incredibile; l' aiuta a togliere e infilare giacca o pelliccia, a seconda della stagione, l' aspetta e, qualche volta si fa fare lo shampoo anche lui e tagliare i capelli.
Di solito mi fa tenerezza e un po' di pena, ma venerdì pensai a quanto di quello che siamo sia frutto di carattere innato e quanto di educazione.
Io ho sempre cresciuto i miei figli con un misto di allegria e fermezza; quando ripenso alla loro infanzia, ma soprattutto alla loro adolescenza e giovinezza, rifletto che casa nostra era, in fondo, come un' allegra caserma che io dirigevo, ma dove nessuno si accorgeva di obbedire; del resto anche a scuola era così.
Il mio scopo principale era insegnare loro tante cose e una divisione dei compiti in modo tale da renderli il più autonomi e indipendenti possibile.
Rendere l' altro autonomo fa sì che tu perda prima o poi il controllo su lui, mentre coccolare, provvedere a ogni necessità dei figli fino a grandi ti rende schiava, ma eserciti il controllo, dipendono da te, e per me che ho sempre amato essere e rendere liberi era impensabile agire in altro modo.
Quando tornavamo dalle vacanze estive ci si sedeva tutti intorno alla tavola e si stendeva un piano di turni scritto, concordato, che ci coinvolgeva tutti, ad eccezione dell' ing, il quale, però, essendo stato bene educato da una madre intelligente, ancore oggi, e nonostante io protesti, sparecchia il suo posto a tavola e aiuta quando può.
Questa divisione dei compiti prevedeva: apparecchiare e sparecchiare la tavola a turno ( si sorteggiava e chi aveva il sabato e la domenica aveva diritto a un turno in meno ), rifacimento ognuno del proprio letto, nonostante la domestica sia sempre venuta tutti i giorni, cucinare per la mia mamma che, nel frattempo invecchiava, e per tutti noi quando io ero impegnata con i consigli a scuola; la manutenzione della lavastoviglie e il mettere ciascuno in ordine la propria camera, riponendo le proprie cose, vestiti, libri, giochi e mettendo i panno sporchi in bagno nell' apposito cesto nel bagno di servizio.
Per quanto riguardò il cucinare fu facile, visto l' incredibile appetito dei ragazzi: volevano pastasciutta anche la sera e noi mangiavamo verdure; con pazienza spiegavo le varie fasi di semplici piatti e devo dire che impararono prestissimo e rivelando doti insospettate.
Paolo inventò anche un modo di far cuocere la pasta senza dovere andare a rimestare ogni tanto, metodo che abbiamo tutti adottato e che usiamo ancora adesso; riguardo al letto sempre Paolo escogitò un modo " abbreviato" per fare il medesimo; in pratica usava solo il lenzuolo di sotto quello con gli elastici che non deve essere rincalzato, ci si stendeva sopra e poi si avvolgeva nella trapunta che la mattina rimetteva in ordine.
Poi, una volta alla settimana la donna rifaceva i letti per bene.
Ancora oggi i loro bucatini alla carbonara sono senza dubbio migliori dei miei...
Poi insegnai loro ad andare a fare la spesa al supermercato; ci si recavano d' estate quando io partivo per Vico e loro rimanevano con l' ing e badavano a lui. Insegnai loro il percorso segnando con dei pallini i banchi per le varie compere: tutto questo costò pazienza, ma non troppa, soprattutto continuità, mai mollare, con dolcezza, fino a che non avevano imparato.
E' anche vero che con un' educazione all' autonomia, una grande libertà, fatti salvi gli impegni scolastici che venivano giudicati prioritari, quando sono stati dell' età giusta, 29 anni uno e 27 l' altro, sono andati a convivere con le loro ragazze e Stefano dopo due anni e mezzo di convivenza si è sposato e dopo un anno è nata Virginia; Paolo convive ancora e penso che anche loro tra un anno o poco più si sposeranno.
Li ho educati allo stesso modo e andavano molto d' accordo: si sono fatti tanta compagnia tra loro e ce ne siamo fatta tanta, noi tre insieme.
Quante volte sospendevano di studiare e preparavano il the con i biscotti; che belle risate e che dolce intimità in quei momenti!
Di carattere sono diversi: Stefano più tranquillo e casalingo: anche adesso quando viene con la moglie e ora anche la bambina da noi, dopo pranzo è lui che va in cucina e prepara il caffè per tutti; per anni ha lavorato a poca distanza dalla mia scuola; ogni mattina uscivamo insieme, il venerdì facevamo tappa al supermercato, poi lo lasciavo in ufficio e andavo a scuola.
Veniva a pranzare a casa e il pomeriggio, per tacito accordo la macchina toccava a lui, a meno che io non avessi consigli; la sera se la dividevano a turno.
Abbiamo aiutati entrambi a comprare la casa, ma la loro prima auto l' hanno comprata con i loro stipendi quando sono andati via; finchè sono stati a casa ci siamo divisi la mia: anche questo faceva parte di un piano educativo.Paolo è sempre stato più vivace, pieno di amici e di impegni, ma è il più sensibile tra i due: è sempre pronto ad offrirsi per accompagnare a una visita medica, prende fuoco facilmente, ma poi ti abbraccia e ti bacia.
Stefano è come me: è stato il mio compagno fedele di una vita, poi si è costruito la sua casa con la sua donna e, ora la sua bimba, è come una chiocciola, ama il lavoro e fa una bella carriera, ma si sente a suo agio in casa sua e ora casa sua è altrove...anche se telefona ogni giorno e la confidenza tra noi è immutata e ha vicino una carissima ragazza e ci vediamo spesso.
Vengono però dei momenti, specie quando, dopo una visita salutano e vanno via in cui percepisci che un periodo si è chiuso; io non ho mai desiderato figlie femmine, ma mi rendo conto che, anche se in modo differente da una volta, restano più legate alla famiglia di origine, lo vedo dalla ragazza di Paolo; ci vuole bene, ma, è normale, con sua madre e con la sua famiglia in genere, ha un rapporto che con noi non ha.
A volte per scherzo, quando Stefano era piccolo io gli dicevo che doveva restare sempre con me.
Ecco perchè, dalla parrucchiera, vedendo il poverino di mezza età che accompagnava la mamma, ho pensato quanto, nella vita, è frutto di abitudine e di educazione e, per un istante, ma solo per un istante l' ho invidiata, poi ho riflettuto:" Ma chi ce lo avrebbe voluto un figlio così ? Io no! " E mi sono consolata subito.