sabato 7 maggio 2011

MIO NONNO, ALPINO


Si chiamava Leonardo Andrea Grossi, veniva da una famiglia di latifondisti lucani; le loro terre si estendevano da Craco a Pisticci, due paesi in provincia di Matera.
Aveva molti fratelli e sorelle, lui e zia Rosina, che io ricordo, erano gli ultimi; alcune delle sorelle più grandi non le avevano mai conosciute o appena viste da piccoli; erano molto più grandi di loro, erano andate spose di altri possidenti che abitavano lontano. Allora si viaggiava in carrozza, quando le strade della Basilicata lo permettevano, altrimenti a cavallo.
Si dice che la bisnonna Vittoria, dalla sua grande casa, la cui porta era sempre aperta per dare ristoro e cibo ai poveri del paese o di passaggio, al tramonto guardasse all' orizzonte e pensasse alle figlie lontane e mai più viste come se, da lontano, potesse immaginarle nelle loro case.
Avevano a Napoli un appartamento dove Leonardo andò ad abitare quando si iscrisse a medicina; mia nonna Giuseppina, quella milanese, la madre di mia mamma, lo conobbe così: erano vicini di casa, lui bello, alto nero di capelli e baffi, lei giovane alta, sottile, elegante.
Lui l' aiutò e le fu vicino quando la mamma di lei ebbe un ictus dal quale non si riprese.
 Si innamorarono pazzamente; lui non si sa perchè non voleva che i suoi sapessero che intendeva sposarsi; forse perchè lei era del Nord, forse per paura che gli tagliassero i viveri...
Lei era molto religiosa e volle il matrimonio in chiesa, non c' era ancora quello concordatario, per la legge erano concubini, era il 1910.
Lui la portò ad abitare a Via Manzoni, allora quasi campagna a Villa Muzi, oggi trasformata in ospedale. Vissero una breve stagione d' amore perchè lui, appena laureato, si arruolo negli alpini, partì per la Libia, tornò, ebbero nel 1912 la prima figlia, Vittoria e nel 1914 mia madre, Virginia.
Nel frattempo si sposarono anche civilmente, lui fece testamento nominando le figlie eredi e la moglie tutrice " a patto che non contraesse nuovo matrimonio".
Riparti, allo scoppio della prima guerra mondiale; il 13 luglio del 1916, mentre curava un ferito in una tenda di campo scoppiò una granata e morì sul colpo.
Conserviamo ancora telegramma e lettera nei quali viene comunicato alla vedova che il tenente medico Leonardo Andrea Grossi è morto nel compimento del suo dovere di soldato...si parla di gloria, di onore, aveva 28 anni.
La nonna, non ne vide più la salma: è sepolto al cimitero del Pocol . Lei si recò dai parenti di lui, disse che era la vedova, fu ricevuta con grande affetto e conservò sempre ottimi rapporti con la famiglia del marito.
Vendette ai cognati la parte di eredità e tornò a Napoli con le figlie dove si mise a insegnare; non si sposò mai, visse fino a 91 anni nel ricordo di quel grande unico e breve amore.
Di lui ci rimangono lettere e cartoline dal fronte, una foto a cavallo, in divisa di alpino; mi viene da pensarci in questi giorni quando sento parlare del raduno degli alpini a Torino.
Visse una vita breve e intensa e morì per la Patria, come capita, ancora oggi a tanti ragazzi italiani; non esistono guerre giuste, la guerra è sempre crudele.

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