lunedì 25 giugno 2012

CINEMA AEQUA

Era un cinema di paese, niente altro che quello.
Ma per generazioni di ragazzini e adolescenti era IL DIVERTIMENTO.
Le vacanze estive negli anni 50-60 erano lunghe; si partiva per Vico Equense alla chiusura delle scuole e si tornava a ottobre.
Molti di noi che avevano la casa ritornavano anche d' inverno per dei fine settimana.
Allora in città oltre che studiare e andare ai " balletti ", feste in casa di amici organizzate il sabato pomeriggio con il mangiadischi che andava e il buffet con panini e pizzette e metà serata, non si faceva altro nè c'era per i ragazzi la libertà che hanno i loro coetanei oggi.
A Vico ci si conosceva tutti, i genitori erano amici tra loro, potevamo uscire con gli amici in comitiva e il cinema era lo svago quotidiano anche perchè cambiavano un film al giorno.
All' ingresso c'era il banco dei gelati dei fratelli Fraddanno cresciuti con noi.
Chi come me è " diversamente giovane " forse ricorda i coni gelato da dieci lire: non erano conici ma piccoli e cilindrici; per venti lire se ne compravano due, si univano tra loro poi si sfilava il cono di sopra e veniva fuori un gelato di altezza ragguardevole.
Oppure si tenevano " azzeccati" e si leccava il gelato in mezzo.
Dentro c' era la maschera che si chiamava Ernesto: era un uomo che a noi sembrava anziano e forse non lo era; ci odiava e ci insultava.
Eravamo chiassosi, supponenti, andavamo a cinema per fare " bordello"; poi più avanti negli anni era il luogo adatto per appartarsi e amoreggiare.
Ernesto al chiasso che veniva dai nostri gruppi entrava e urlava: " Fetiente stateve quiete che ve ne caccio".
Noi continuavamo e lui, dopo un po' ritornava dentro a urlare.
Si fumava e tanto e questo era uno dei motivi della nostra frequentazione.
Prima di entrare compravamo le Nazionali sfuse non a pacchetti oppure le Stop ( facevano molto adulto e a me veniva da vomitare), ce le dividevamo e le fumavamo mentre si vedeva o si faceva finta di vedere il film.
A volte c' erano degli uomini, contadini delle frazioni sopra Vico; venivano al primo spettacolo e andavano avanti fino a sera.
In genere all' ultimo spettacolo conoscevano a memoria le battute del film e le anticipavano.
Era bello anche andarci in autunno quando l' aria cominciava a farsi frizzante e si mettevano i pullover blu di lana ruvida quelli dei pescatori che furono di gran moda negli anni '60; per strada vendevano le caldarroste, faceva notte presto rispetto all' estate e i pochi rimasti delle varie comitive si univano in fuggevoli amicizie settembrine che l' anno dopo morivano come erano nate.
Il cinema è rimasto aperto fino all' epoca dei nostri figli: Francesco e Stefano sui dieci anni  avevano il permesso di andarci; se riuscivano  a scappare senza che Paolo, molto più piccolo di loro, li vedesse, erano salvi.
In caso contrario erano buoni, cedevano ai suoi capricci e lo portavano con loro.
Paolo quasi sempre rovinava i loro pomeriggi perchè a un certo punto del film si annoiava e, senza dire niente, usciva.
E loro, poveri, a corrergli dietro per riportarlo dentro.
Poi il Cinema Aequa ha chiuso come chiudono quasi tutti: al suo posto c'è uno spazio vuoto dove costruiranno un parcheggio.
Ho trovato questa vecchia foto in bianco e nero sulla bacheca di un amico e sono tornati i ricordi che, del resto, sono sempre in agguato; ma non era solo ieri?

domenica 24 giugno 2012

MOMENTI


Ne " Il Gattopardo ", il principe Fabrizio parla di " pagliuzze d' oro dei momenti felici".
Io penso che si tratti sia di ricordi di gioia e felicità che di dolore: attimi da tesaurizzare comunque che, o richiami alla memoria o, a tradimento, ti colpiscono quando meno te lo aspetti;  basta un niente, una musica, un profumo e sono là, pronti a esseri rivissuti, riassaporati; anche se lontani nel tempo ti sembra che siano accaduti ora, basta allungare una mano e li tocchi, ma non era solo ieri?
Quali sono i " miei momenti"? A volte, se li vuoi richiamare alla mente non vengono come quando ti chiedono quali sono i dieci film o libri più importanti della tua vita, ti si fa il vuoto in testa, poi dopo arrivano a frotte.
E' importante per me farne tesoro mentre li sto vivendo; così, forse, quando capita di doverli richiamare alla mente viene più facile.
Il primo, non in ordine di tempo, ma il più importante e doloroso è quello che io chiamo " la perdita dell' innocenza"; sono passati 37 anni e lo rivivo nella carne: torno da scuola, mancano pochi mesi al mio matrimonio e mamma apre la porta con un viso sconvolto. Mi dice che ha portato papà dal radiologo per quella che tutti i medici da più di un anno considerano una fastidiosa e dolorosa lombo-sciatalgia e, dal volto del medico ha capito che c' è qualcosa di brutto, alle ossa.
Ricordo tutto di quel giorno, che c' era per pranzo purea di patate con crostini ( è un piatto che per anni non ho potuto assaggiare), ricordo che da quel momento tutto cambiò nella mia vita, andando a ritroso c' è sempre un prima e un dopo e quello è il momento che fa da spartiacque.
Poi ci sono i momenti felici, la notte insonne che passai subito dopo la nascita di Stefano, il primo figlio: l' adrenalina era tanta, avevo desiderato il maschio ed era nato e quella notte sembrava contenere tutte le promesse della vita.
Il giorno dopo la nascita di Paolo: ero in clinica, sola, nelle prime ore del pomeriggio mi portarono in camera il bambino e me lo poggiarono sulla pancia; ero tra veglia e sonno e pensavo che fino a poche ore prima era dentro di me e ora eravamo due esseri distinti, ma ancora così vicini:  fu un momento di amore assoluto.
Quando Paolo era piccolo gli raccontavo spesso di quel giorno e a volte me lo chiedeva lui stesso, quasi come una favola.
Poi ci sono i momenti banali, di gioiosa quotidianità; se hai intùito lo capisci che devi farne memoria perchè saranno ricordi preziosi: le sere d' estate a Vico negli anni tra il '94 e il' 98, quando i ragazzi erano grandi ma passavano gran parte dell' estate ancora con noi e c' erano mio suocero e mia mamma e mia zia, tre anziani splendidi e la sera venivano amici dei ragazzi e amici di mamma, quelli di antica data e si restava sul terrazzo fino a tardi a ridere e scherzare; a conclusione dell' estate c' era la sera della festa del paese con i fuochi a mare e tutti venivano a vederli da noi ed era un gran discutere se i fuochi di quell' anno erano stati o no più belli di quelli dell' anno prima.
I venerdì sera, quando papà era ancora vivo e dopo, per anni, quando gli amici mantennero l' abitudine di riunirsi dopo cena a casa nostra; si parlava di politica, si discuteva perchè c' era sempre qualcuno di destra e molti di sinistra, ma si rideva soprattutto e molto.
Il sabato sera, d' inverno a Milano, quando i ragazzi erano abbastanza grandi da uscire la sera, ma poi ritornavano; io preparavo la pizza margherita e cenavamo tutti insieme e poi dopo loro uscivano e noi rimanevamo a casa e a me di non uscire non importava niente sia perchè lo avevo fatto per tanti anni sia perchè sapevo che quelle cene del sabato sera prima o poi sarebbero state un bel ricordo.
Quando i ragazzi vivevano ancora in casa e la sera non sempre uscivano o a volte tornavano e noi eravamo ancora svegli; io sono una che si addormenta sul divano, ma poi vado a letto tardi; era bello chiudere a chiave la porta di casa e pensare che c' eravamo tutti.
I sabati e le domeniche, ora che i ragazzi non ci sono più e io e Vittorio siamo soli ma felici e le ore passano pigramente; lui fa lavoretti, mette a posto documenti, suona, legge io sto al computer o cucino e poi pranziamo e chiacchieriamo dei fatti del giorno e ci vogliamo bene e siamo felici di questo pigro far niente e delle ore che si inanellano aspettando di vedere in tv la partita o " Che tempo che fa".
Quando, durante la settimana Vittorio torna dal lavoro e, mentre ceniamo, gli racconto quello che è successo durante il giorno e decidiamo cosa vedere in tv, tanto poi ci si addormenta.
Quando uno dei ragazzi telefona e dice che verranno a cena o a pranzo da noi e cosa preferiscono che io prepari; specie se è il loro compleanno.
Le sere d' estate a Vico, quando ci riuniamo a cena o dopo cena con gli amici che sono sia i miei che quelli di Vittorio avendo passato là le ultime 50 e passa estati della nostra vita e  hai la consapevolezza calma di stare con le persone che ti sono care da sempre; sono momenti felici e senza sforzo, tanto ci conosciamo bene tra noi, si ricordano episodi andati, e per quanto si vada indietro nel tempo eravamo sempre insieme.
Un pomeriggio passato con un' intera classe il giorno prima degli esami di licenza media, nel 1986: furono ore di perfezione assoluta.
Momenti che solo chi ha vissuto per anni a scuola può capire: un quarto d' ora di chiacchiere smemorate, anche nel chiasso, prima che suoni il campanello di fine lezione, l' odore di gesso, lavagna, carta, corpi sudati, scarpe da ginnastica e senso di avventura che ogni giorno di scuola portava con sè, il senso di trasgressione nell' andare con la classe a fare un giro al mercatino sotto scuola e poi in panetteria, comprare focaccia per tutti, tornare in classe, dividerla e mangiarla.
Le mattinate di Cineforum quando si portava il televisore in classe e ognuno si sedeva dove e come gli piaceva e sbucavano fuori sacchetti di pop corn e patatine e facevamo qualcosa di utile ma ci sembrava vacanza.
Alcuni di questi momenti li vivo ancora, quelli passati li ho goduti, mi piacerebbe a volte riviverli anche solo per un attimo, ma sono così intensi che basta chiudere gli occhi e allungare una mano, ma non era solo ieri?

sabato 23 giugno 2012





martedì 12 giugno 2012

" ACCHIAPPARE" I RICORDI

I ricordi sono strani, quelli remoti si conservano più facilmente specie se stai diventando " diversamente giovane".
Anche tra quelli antichi ci sono particolari e persone che ricordi benissimo  e altri che resetti; per quanto ti sforzi non riesci a riportarli alla memoria, come capita con alcuni ex alunni nelle foto di fine anno.
Ma sono quelli più recenti, quelli di qualche anno fa che,a volte mi " scappano" e io mi sforzo di " acchiapparli" e metterli qua sul blog o come note per evitare che sfuggano.
Da qualche anno metto la sveglia alle 7,30.
A volte mi sveglio prima, spontaneamente ma, voglio essere sicura di poter leggere i giornali con Vittorio e poi fare due chiacchiere con lui prima che esca.
Sono momenti godibili, belli e preziosi e ci tengo molto.
In questo periodo mi sforzo di ricordare come era la vita al mattino fino a quattro anni fa quando è andato via Stefano e poi due anni fa Paolo.
Di quando andavano a scuola o erano all' Università ricordo tutto senza sforzo ma gli ultimi anni?
Chi si alzava prima tra noi? Come avveniva la corsa ai giornali che troviamo fuori alla porta? E l' andata ai bagni in che successione era?
Ricordo con precisione tutto fino a sei anni fa, quando sono andata in pensione poi dal passato si passa al presente.
 Stefano, razionale come sempre, ci preparò alla sua uscita di casa; prima passava i fine settimana con Gloria alla casa nuova, poi ci annunciò che sarebbe andato e poi si trasferì.
Quando è andato via Stefano e qualcuno me ne accennava o io ne parlavo, piangevo; è successo per tre giorni e ancora non me lo spiego.
Non sono una mamma " mammona", ero preparata, non sono facile alle lacrime.
Ignoro se partisse dal cuore o dagli occhi, so solo che piangevo e me ne meravigliavo.
Fortunatamente dopo tre giorni ero in grado di affrontare l' argomento in modo normale.
Entrambi sono andati via uno portando le sue cose poco per volta prima, l' altro, Paolo, lasciando quasi tutto qua.
L' ing per mesi ha preparato scatoloni pieni di cose sue dicendo che o le portava via o le avremmo gettate.
Ricordo Paolo quasi alle lacrime davanti alle raccolte di "Almanacchi del calcio", disperato all' idea che a casa sua non ci fosse posto!
Ma Paolo era anche quello che, da piccolo, dovevamo mandare fuori per poter eliminare di nascosto in sua assenza gli involucri vuoti degli ovetti Kinder.
Chissà perchè ricordo così poco degli ultimi tempi in cui erano in casa.
Penso che fosse perchè, apparentemente,erano fatti che non facevano storia, erano quotidianità e, al contrario di molti altri momenti o forse per esorcizzare il tutto, non facevo nulla per tesaurizzarli.
Ora tornano spesso, molto spesso, Stefano come allora è quello che prepara il caffè per tutti, Paolo si impigrisce e si stende a guardare la tv dopo aver mangiato i suoi due piattoni di spaghetti.
Sono di casa e non lo sono più al tempo stesso; è come se riprendessero il loro posto ma poi, quando mi baciano e vanno via con la loro famiglia, capisco che sono ospiti e per un momento, solo un momento ho una piccola stretta al cuore.
E allora vado ad " acchiappare " ricordi!

sabato 9 giugno 2012

DIPENDE...

Ognuno di noi, oltre ad avere un modo diverso di affrontare la vita, ha un modo personale e proprio di presentarsi agli altri.
C'è chi si esalta e chi invece procede per sottrazione; chi ha una forte autostima e lo dimostra e chi, pur avendo fiducia nelle sue capacità e possibilità, preferisce puntare sull' autoironia e sul " far ridere gli altri di sè".
Io appartengo a questa categoria; amo istintivamente scherzare e insistere sulle mie debolezze, su ciò che NON so fare, su quello che, di me, può sembrare buffo o comunque da poterne ridere in compagnia.
L' argomento scuola, quello è più serio: confesso di essere stata un' insegnante, per certi versi, poco tradizionale, ma sull' impegno e gli sforzi profusi non scherzo perchè ho amato veramente il mio lavoro.
Poichè fb è uno specchio della vita, noto che anche in questa vetrina virtuale c'è chi ama " scherzarsi addosso" o almeno minimizzare sulle proprie capacità e abilità e chi invece si prende MOLTO sul serio.
Cerchiamo di far nostra la frase di Socrate :" Sapere di non sapere".
Quante cose ci sono sconosciute e quante invece ne conosciamo: ma impariamo a scherzarci sopra, mettendo la nostra esperienza in comune con quella degli altri e non ergendoci a maestri.
Credo che ci divertiremo di più e la vita sarà più lieve; è già così pesante di suo!!!