CARLO MARIA MARTINI
L' ho conosciuto quando venne in visita nelle nostra parrocchia poco prima di rimettere il mandato.
Ho letto diverse delle sue lettere pastorali che erano profonde e presaghe di eventi futuri ( l' immigrazione, Milano città multietnica, il potere a volte esagerato dei media, il disagio giovanile, le problematiche riguardanti i separati con nuove famiglie e il loro allontanamento dai Sacramenti, il rifiuto dell' accanimento terapeutico).
Leggerlo era meglio che ascoltarlo: una istintiva ritrosia e timidezza lo potevano far apparire a volte freddo; nella scrittura tutta la sua cultura e insieme la grandissima umiltà venivano fuori.
Fino a pochi mesi fa ha intrattenuto con i lettori de " Il Corriere della Sera" una corrispondenza mensile, poi l' addio.
Già alla fine del suo mandato c'era stato un arrivederci che gli permetteva di realizzare il sogno di una vita: vivere e studiare a Gerusalemme.
Poi l' avanzare della malattia gli vietò anche quello e accettò tutto con umiltà.
Era un gesuita e al massimo grado ne aveva la cultura e l' apertura mentale.
In lui c'era di più: il credere in un Dio d' amore anche al di là delle singole confessioni, l' interrogarsi sempre, il non avere mai certezze ma essere sempre aperto a ogni possibilità, l' aver compreso ( questo è quello che io penso ) che più che gli atei esistano persone alla ricerca e l' aver per questo istituito una " cattedra dei non credenti".
Aveva così creato un ponte tra la fede e chi la possiede e chi brancola o crede di aver trovato certezza nel rifiuto di essa.
Lui, anche se ne aveva di certezze, era sempre pronto a mettere in discussione tutto.
Si poneva il problema di una Chiesa che, invece di andare al passo con tempi che procedono a velocità vertiginosa, rimane ferma o, a volte, va indietro rispetto a conquiste fondamentali come quelle del Concilio Vaticano II.
E' stata una figura al di là di ogni definizione; è stato possibilista e insieme estremamente coerente e rigoroso anche nelle sue scelte personali fino alla morte.
Mancherà perchè chi non è più fra noi manca a noi esseri umani: restano i suoi scritti, il suo esempio, il ricordo degli anni tremendi " di piombo" che dovette affrontare appena arrivato a Milano.
Per chi è credente resta il pensiero che, se noi ne siamo stati privati, in Paradiso oggi è giorno di festa!
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