sabato 1 settembre 2012

CARLO MARIA MARTINI

L' ho conosciuto quando venne in visita nelle nostra parrocchia poco prima di rimettere il mandato.
Ho letto diverse delle sue lettere pastorali che erano profonde e presaghe di eventi futuri ( l' immigrazione, Milano città multietnica, il potere a volte esagerato dei media, il disagio giovanile, le problematiche riguardanti i separati con nuove famiglie e il loro allontanamento dai Sacramenti, il rifiuto dell' accanimento terapeutico).
Leggerlo era meglio che ascoltarlo: una istintiva ritrosia e timidezza lo potevano far apparire a volte freddo; nella scrittura tutta la sua cultura e insieme la grandissima umiltà venivano fuori.
Fino a pochi mesi fa ha intrattenuto con i lettori de " Il Corriere della Sera" una corrispondenza mensile, poi l' addio.
Già alla fine del suo mandato c'era stato un arrivederci che gli permetteva di realizzare il sogno di una vita: vivere e studiare a Gerusalemme.
Poi l' avanzare della malattia gli vietò anche quello e accettò tutto con umiltà.
Era un gesuita e al massimo grado ne aveva la cultura e l' apertura mentale.
In lui c'era di più:  il credere in un Dio d' amore anche al di là delle singole confessioni, l' interrogarsi sempre, il non avere mai certezze ma essere sempre aperto a ogni possibilità, l' aver compreso ( questo è quello che io penso ) che più che gli atei esistano persone alla ricerca e l' aver per questo istituito una " cattedra dei non credenti".
Aveva così creato un ponte tra la fede e chi la possiede e chi brancola o crede di aver trovato certezza nel rifiuto di essa.
Lui, anche se ne aveva di certezze, era sempre pronto a mettere in discussione tutto.
Si poneva il problema di una Chiesa che, invece di andare al passo con tempi che procedono a velocità vertiginosa, rimane ferma o, a volte, va indietro rispetto a conquiste fondamentali come quelle del Concilio Vaticano II.
E' stata una figura al di là di ogni definizione; è stato possibilista e insieme estremamente coerente e rigoroso anche nelle sue scelte personali fino alla morte.
Mancherà perchè chi non è più fra noi manca a noi esseri umani: restano i suoi scritti, il suo esempio, il ricordo degli anni tremendi " di piombo" che dovette affrontare appena arrivato a Milano.
Per chi è credente resta il pensiero che, se noi ne siamo stati privati, in Paradiso oggi è giorno di festa!

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