IL " PICCOLO " LIVIO
A Colli a Volturno la scuola era ubicata nel vecchio carcere del paese.
Nel Sud non ho quasi mai insegnato in scuole nate per essere scuole: ex ospizi, ex carceri, civili abitazioni.
I ragazzi venivano tutti da frazioni vicine, avevano zoccoli ai piedi, c' erano ancora i banchi quelli neri col piano inclinato e il buco per l' inchiostro; la sala professori era una cucina con caminetto al primo piano, le aule invece, nei sotterranei, quando pioveva si allagavano.
Le ragazze erano, generalmente più civili dei maschi, parlavano un misto di italiano e molisano; c' era la figlia del macellaio, benestante, che mi offriva ospitalità quando dovevo trattenermi fino a sera per i consigli; mi invitavano a pranzo e mi rimpinzavano di carne, a me non piace la carne.
Dormivo con la sorella maggiore della mia alunna: si chiamava Dea, aveva una grave malformazione cardiaca e di notte respirava con affanno, io avevo paura che stesse male.
Il piccolo Livio, che piccolo non era perchè più volte ripetente, era all' ultimo gradino di una classe di disperati..
I genitori erano contadini alcolizzati, lui era disinteressato a tutto, aveva la rassegnazione dentro e la sfogava in mille dispetti, aveva pochi abiti e stracciati; credo di non avergli mai visto un cappotto e d' inverno faceva freddo.
La povertà, nei ragazzi, io non l' ho mai sopportata, con il mio primo stipendio mi inventai un concorso, una lotteria, non ricordo più cosa e gli comprai una quantità di roba: camicie, pantaloni, pullover, l' ho fatto anche nell' ultimo anno in cui ho insegnato.
Ho una foto, in bianco e nero di me, ragazza, snella e tanto giovane e lui, piccolo, smunto, con un occhio un pò più chiuso dell' altro, ma finalmente sorridente, con un' aria perbene, quasi fiera.
Ho insegnato solo un anno in quella scuola e gli ho dato poco, per tutta la vita, in seguito, ho sempre lottato come una disperata per convincere qualunque ragazzo che la cultura avrebbe potuto farlo uscire, anche solo mentalmente, da un pantano di niente, ho proprio dato l' anima per questo e spesso ci sono riuscita e quando non ce l' ho fatta mi sono sempre sentita fallita; con lui non ci fu il tempo.
Riuscii a dargli qualche panno nuovo e l' illusione che qualcuno, per un pò, si interessasse a lui;.
Spesso ci ho pensato, aveva 15 anni, ora, se esiste da qualche parte, ne ha più di 50, non aveva nessuna chanche, ma a volte mi ricordo di lui e mi viene la rabbia di non aver potuto fare di più.
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