JUTA DEI FEMMENIELLI
JUTA DEI FEMMENIELLI
Il giorno della Candelora, il 2 febbraio, a Montevergine si celebra l’antico rito della Juta dei femminielli. L’origine di questa tradizione è pagana e risalirebbe ai riti in onore della dea Cibele che nell’antichità precristiana si celebravano proprio sul monte Partenio.
Fino a pochi decenni fa la festa della Candelora aveva un’importanza particolare per i contadini irpini in quanto era festa della luce e della fecondità.
La juta dei femminielli è il primo dei tre pellegrinaggi previsti dal culto della Madonna di Montevergine, la “Mamma Schiavona”.
Ogni anno molti femminielli provenienti anche da fuori regione, si ritrovano sul sagrato di Montevergine a intonare canti di ringraziamenti alla Madonna Schiavona al ritmo delle “tammurriate” che uniscono sacro e profano.
Secondo un’antica leggenda, la festa sarebbe più antica del Santuario e risalirebbe addirittura al 1256, quando due omosessuali furono cacciati dalle mura cittadine per atti osceni e portati sul monte Partenio per lasciarli morire in una giornata d’inverno.
Invece lì si compì il miracolo. Il Sole apparve all’improvviso e squarciò le tenebre così i due potettero vivere e amarsi.
Da ricordare un episodio del 2002, quando l’abate del Santuario scacciò i femminelli dal sagrato della Chiesa al grido di “vergogna, vergogna”.
Tutta l’Irpinia si ribellò organizzando con Vladimir Luxuria e il circolo di cultura omosessuale Mario Mieli la “femminiello pride”. Da allora non si sono più verificati episodi di intolleranza verso gay, lesbiche e trans che tutti gli anni si ritrovano a Montevergine per celebrare l’unione tra antiche tradizioni e i nuovi diritti.
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