lunedì 21 gennaio 2013

ARACNE

Aracne è una figura mitologica narrata da Ovidio nelle "Metamorfosi", ma che pare sia d'origine greca.

Aracne viveva a Colofone, nella Lidia. La fanciulla, figlia del tintore Idmone e sorella di Falance, era abilissima nel tessere, tanto girava voce che avesse imparato l'arte direttamente da Atena, mentre lei affermava che fosse la dea ad aver imparato da lei. Ne era tanto sicura, che sfidò la dea a duello.
Di lì a poco un'anziana signora si presentò ad Aracne, consigliandole di ritirare la sfida per non causare l'ira della dea.
Quando lei replicò con sgarbo, la vecchia uscì dalle proprie spoglie rivelandosi come la dea Atena, e la gara iniziò.
Aracne scelse come tema della sua tessitura gli amori degli dei; il suo lavoro era così perfetto ed ironico verso le astuzie usate dagli dei per raggiungere i propri fini che Atena si adirò, distrusse la tela e colpì Aracne con la sua spola.
Aracne, disperata, si impiccò, ma la dea la trasformò in un ragno costringendola a filare e tessere per tutta la vita dalla bocca, punita per l'arroganza dimostrata (hýbris), nell'aver osato sfidare la dea.


Aracne è citata da Virgilio nelle Georgiche, da Ovidio nelle Metamorfosi, da Dante nel Purgatorio (Canto XII), da Boccaccio nel De mulieribus claris e da Giambattista Marino nella poesia Donna che cuce.
Da qui si capisce il motivo per il quale alcune persone dicono di non uccidere i ragni visto che Aracne ha subito in vita un'ingiustizia e la sua bravura venne sminuita da Atena, paradossalmente proprio divinità della Giustizia.

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