IL CIPPO
OGGI S. ANTONIO ABATE, A MILANO S.ANTONIO DEI " PORCELLI ".
OGGI ENTRA IL CARNEVALE.
A NAPOLI, SI FESTEGGIAVA, MA ANCHE QUA C'E' QUESTA USANZA, CON IL FALO'.
A NAPOLI VENIVA CHIAMATO " CIPPO" , VI SI SI BRUCIAVANO LE COSE VECCHIE E SI DAVA IL BENVENUTO AL CARNEVALE.
IL CIPPO
La tradizione del “Cippo” prende corpo nel 1500, quando per esorcizzare la diffusione della peste, i cittadini del borgo di S. Antonio Abate, nella città di Napoli, decisero di ungere di “sugna”(grasso di maiale ) tutti gli appestati, per contenere così quel male che come una bestia feroce divorava le viscere dei malcapitati: dei poveri come dei ricchi, delle donne come degli uomini, dei vecchi come dei bambini. Si assisteva inermi alla dissoluzione di ogni struttura sociale.
Compiuta l’unzione, si decise di accendere un grande fuoco, per bruciare tutto ciò che portava il seme del morbo bubbonico, ma la fiamma come spiritata non ardeva e si spegneva ad ogni tentativo di combustione.
Si chiese allora aiuto a S. Antonio Abate e proprio l’icona del santo,un quadro che lo raffigurava, fu trasportato a spalla accompagnato dalle “paranze”, che danzarono al ritmo della tammorra fin al luogo del fuoco, ristabilendo così attraverso l’integrazione di simbologie archetipe, l’ordine cosmologico. Le ombre iniziarono a danzare attorno alle fiamme, che ardendo come non mai, inghiottirono le forme disgregate di quel malessere corporeo.
Dopo qualche giorno la peste andò via da dove era venuta.
E in quel posto non fece più ritorno. Da allora ogni anno l’atto liminale si ripete e l’ardente caos si ritrasforma in armonico bene. E’ importante sottolineare di questo rituale la componente mitologica che appare chiara nel rapporto tra il rigore religioso, al quale l’immagine del santo è legata, e l’ordine cosmologico, presente negli elementi musicali, che compare sotto forma di ritmo.
Recuperare tale tradizione significa valorizzarne le forme di rappresentazione,sia per quanto riguarda la spiritualità come forza d’attrazione, nel rapporto devoto-santo, sia per le componenti fisiologiche nella purificazione delle energie di tensione negativa. Nel nostro paese quest’anno si cercherà di recuperare una tradizione centenaria attraverso la riproduzione degli elementi simbolico-rituali propri della devozione per il Santo Patrono.
Verrà prelevata l’icona, dalla chiesa parrocchiale per essere trasportata, accompagnata dalle “paranze” musicali, fino al luogo del “CIPPO”, dove si assisterà alla cacciata del male attraverso la combustione degli elementi che ne portano il seme.
Compiuta l’unzione, si decise di accendere un grande fuoco, per bruciare tutto ciò che portava il seme del morbo bubbonico, ma la fiamma come spiritata non ardeva e si spegneva ad ogni tentativo di combustione.
Si chiese allora aiuto a S. Antonio Abate e proprio l’icona del santo,un quadro che lo raffigurava, fu trasportato a spalla accompagnato dalle “paranze”, che danzarono al ritmo della tammorra fin al luogo del fuoco, ristabilendo così attraverso l’integrazione di simbologie archetipe, l’ordine cosmologico. Le ombre iniziarono a danzare attorno alle fiamme, che ardendo come non mai, inghiottirono le forme disgregate di quel malessere corporeo.
Dopo qualche giorno la peste andò via da dove era venuta.
E in quel posto non fece più ritorno. Da allora ogni anno l’atto liminale si ripete e l’ardente caos si ritrasforma in armonico bene. E’ importante sottolineare di questo rituale la componente mitologica che appare chiara nel rapporto tra il rigore religioso, al quale l’immagine del santo è legata, e l’ordine cosmologico, presente negli elementi musicali, che compare sotto forma di ritmo.
Recuperare tale tradizione significa valorizzarne le forme di rappresentazione,sia per quanto riguarda la spiritualità come forza d’attrazione, nel rapporto devoto-santo, sia per le componenti fisiologiche nella purificazione delle energie di tensione negativa. Nel nostro paese quest’anno si cercherà di recuperare una tradizione centenaria attraverso la riproduzione degli elementi simbolico-rituali propri della devozione per il Santo Patrono.
Verrà prelevata l’icona, dalla chiesa parrocchiale per essere trasportata, accompagnata dalle “paranze” musicali, fino al luogo del “CIPPO”, dove si assisterà alla cacciata del male attraverso la combustione degli elementi che ne portano il seme.
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