mercoledì 19 giugno 2013

MATURITA'

Questo è il simbolo più costante ( usa ancora ?) della maturità: la cartucciera.
Si infilavano temi svolti in apposite tasche di una cintura che si apponeva sotto la gonna o i pantaloni, in previsione di eventuali " copiature " da eseguirsi nella toilette.

Credo sia stata negli anni più un supporto spirituale che un aiuto effettivo.
La nostra, di maturità, era quella " vecchio tipo".
La possono ricordare solo quelli che l' hanno sostenuta entro il' 68.
L' anno dopo ci furono i due scritti e il colloquio orale.
Noi, anno 1965, eravamo a Maria Ausiliatrice quella delle suore francesi di Via Crispi.
Per l' esame, essendo sezione unica, ci accorpavano con una o più sezioni del vicino Liceo Umberto ( l' ing ha studiato là).
Ci piaceva: molte di noi avevano i ragazzi che in quella scuola e coppie, ora sposate da quasi quaranta anni, sostennero l' esame teneramente vicini.
Avevamo quattro scritti: tema di italiano, traduzione italiano-latino, versione latino-italiano, versione di greco.
All' orale portavamo tutte le materie divise in due colloqui: il programma dellì'anno più i riferimenti degli anni precedenti.
Si studiava di notte, le famose " nottate" rito obbligatorio e quasi di iniziazione.
Io lo preparai con la mia compagna Maria Grazia Leonetti, ora Maria Grazia Leonetti Rodino'.
Mio padre ci comprava le Mercedes col filtro quelle nei pacchetti piatti da dieci.
Di notte facevamo anche scherzi telefonici.
Ricordo una tale: professoressa Dina L' Insalata; credo che avrà avuto telefonate da tutta Napoli e un' altra, povera che si chiamava Assunta Aspettapesce: immaginate voi.
Mia madre e mio padre andavano tranquillamente a Vico e io " ondivagavo" tra casa mia e quella della mia compagna dove avevamo i camerieri che ci servivano la prima colazione a letto e anche a tavola come nei ristoranti.
Mamma, alle mie lamentele per quanto dovevamo studiare rispondeva che quella non era una maturità seria perchè lei aveva portata, ai suoi tempi, tutto il programma delle superiori.
Passati gli scritti ( tema così così, latino passato io agli altri, greco passato da altri a me), l' orale era una scommessa: avevamo " buchi" nel programma, argomenti non studiati durante l' anno grandi quanto una casa.
All' esame di storia e filosofia avemmo una commissaria veneta di quelle che chiedono nomi e date; noi venivamo da un' insegnante splendida laureata alla Cattolica di Milano che spiegava la storia per concetti e non in modo nozionistico.
Quando fu il mio turno la commissaria a bruciapelo mi chiesa :" Chi comandò la presa di Sebastopoli ?".
Io risposi:" Maaa..." Lei mi interruppe subito:" Brava signorina, ha studiato: il generale Mac Mahon"
Chiamasi " mazzo" anche fuori di Napoli: fui una delle poche non solo promosse a giugno, ma con sette in storia e filosofia.
Quando si dice la fortuna!

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