LA DOMENICA A NAPOLI ( COME LA RICORDO IO )
Nella Napoli che ricordo io ( di me ragazza) il ricordo della domenica è caratterizzato da due elementi: un profumo di cibo che c' era nei condomini anche eleganti e la " guantiera " di paste come in italiano improprio viene chiamato il vassoio pieno di dolci.
A Napoli tutto avviene più tardi come orario rispetto al Nord: l' ultima Messa del mattino comincia alle tredici, si pranza al più presto alle quattordici e poi si riposa.
Il profumo di " cibi domenicali" sui quali prevaleva quello del ragù, rigorosamente messo a " pippiare" per ore, pervadeva le scale quando si tornava dalla Messa con la " guantiera" colma di dolci per pranzare a casa propria o dai suoceri.
I dolci napoletani sono grandi, quelli del Nord sono piccoli, quelli che giù vengono definiti " pasticceria mignon".
Ci sono i babà, le famose sfogliatelle ricce o frolle, le zuppette ( piacciono a pochi, ma chi le preferisce non ne fa a meno), i pasticcini di crema e fragole quando è stagione, le cassate, le " prussiane" che sono un dolce semplice di pasta sfoglia, gli choux ( bignè alla crema o al cioccolato) e via dicendo.
A casa dei miei suoceri si faceva il conto di tre paste a testa.
Nei primi anni di Milano quando vedevo l' esiguità dei pacchetti di dolci che si usava portare per pranzo ero sbalordita poi mi sono abituata, ora, forse non sarei capace nemmeno di " affrontare" un' intera " guantiera " di paste napoletane anche se il ricordo è vivo e dolce.
Passano gli anni e cambiano le abitudini, ma se chiudi gli occhi e pensi a un profumo, un sapore, un gusto, ecco che il tempo si annulla e sei ancora là!
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