martedì 11 febbraio 2014

ZIA VITTORIA

Stamattina un amico di vecchia data, persona di grande spessore culturale, mi ha inviato una foto.
Ne conservo una uguale tra le mie, ma si sa che io non so postarle e, questa avrei anche dovuto cercarla.
In definitiva mi ha fatto un grande regalo: nella foto ci siamo mia sorella e io, due bimbette, al matrimonio ( 5 agosto 1954 ) di mia zia Vittoria, sorella di mamma e zio Virgilio, suo marito.
Tutti, o quasi, hanno una zia significativa nella loro vita.
Io ho avuto zia Vittoria.
Già il nome è importane; è ricorrente nella nostra famiglia: oltre lei anche una delle molte sorelle di papà, mio marito Vittorio e il marito di mia sorella stesso nome.
Zia Vittoria aveva due anni più di mamma, era del 1912; è morta a 97 anni.
Da ragazza era timida e introversa al contrario della sorella.
Era, da adolescente e da giovane, magrissima in un periodo in cui andavano di moda le ragazze " grandi firme".
Oggi sarebbe stata contesa nel mondo delle top- model vagamente anoressiche.
Erano tre donne sole, essendo mio nonno morto giovane tenente medico nella prima guerra mondiale e lei era molto amata e, credo, vessata dalla madre mentre la mia si sottrasse presto all' ingombrante tutela.
Era timida e al tempo stesso volitiva e tenace.
Quando insegnò ad Avellino per anni si fidanzò con un avvocato che poi, dopo la guerra, morì per una banale polmonite.
Alla mia nascita mi amò subito e per sempre.
Aveva un fondo di allegria fanciullesca che la rese la compagna preferita di noi nipoti e dei nostri figli.
Grazie a lei ho viaggiato e tanto, divertendomi come se fossi con un' amica, grazie a lei ho visto tanto teatro.
Tutti gli attori di fama visti recitare dal vivo, le commedie, opere e operette che conosco, insomma la mia " cultura teatrale", che è tanta, la devo a lei.
Andavamo insieme anche con Vittorio, quando eravamo fidanzati, a vedere tutti gli spettacoli al Politeama, teatro che noi studenti non ci saremmo potuti permettere mentre con gli amici andavamo al S. Ferdinando che per prezzi era più accessibile.
Zia Vittoria a 42 anni sposò zio Virgilio un suo collega di undici anni più giovane.
Era il 1954, quindi la cosa sembrò alquanto scandalosa; mia nonna, il giorno del matrimonio era di un umore tremendo.
Dopo una convivenza con lei che rischiò di far andare a monte il matrimonio, andarono a vivere da soli e all' inizio degli anni '60, vennero ad abitare nel nostro palazzo al Corso Vittorio Emanuele.
Erano due originali ma si vollero bene e il loro matrimonio, su cui nessuno avrebbe scommesso, durò quarant' anni durante i quali li unì una grande passione e molte affinità intellettuali.
Lui, tanto più giovane, per tutta la vita si è chiesto cosa avrebbe fatto dopo la morte di lei che, invece, gli è sopravvissuta per quindici anni.
Avevano periodi burrascosi durante i quali non si parlavano e comunicavano tramite bigliettini e periodi di pace.
Non ebbero figli e, se per lui questo fu un cruccio, lei fu la dimostrazione vivente di come si possa essere madri anche senza esserlo.
Non credo che avesse rimpianti ma godette e regalò gioia e divertimento e risate a noi nipoti e ai nostri figli, suoi pronipoti.
Ha insegnato a camminare ai miei figli e a quelli di mia sorella; ha passato anni a giocare con loro quando erano piccoli e si divertivano e imploravano noi mamme di poter andare giù da lei.
Metteva i paletti e quando aveva impegni, semplicemente non apriva la porta se i bambini andavano da lei, ma accadeva di rado perchè era la prima a divertirsi e a godere della loro compagnia.
E' stata mia confidente e amica; abbiamo passato delle estati bellissime quando era ormai anziana ma giovanile nell' aspetto e nello spirito.
Con noi a Vico c' erano i ragazzi e Vittorio e mio suocero e mia madre: erano tre anziani splendidi, allegri, divertenti e sono stati anni indimenticabili.
Quando il nonno e mamma sono morti lei ha continuato a venire d' estate e, pur essendo abbastanza schiva di carattere, partecipava la sera a tutte le feste e si tratteneva con noi quando c' erano amici perchè, diceva che, non essendoci più mamma, toccava a lei starmi vicino.
Dai 92 ai 97 anni, dopo un ictus, è stata in una casa di riposo in costiera, vicino a mia sorella.
Era una sofferenza e una gioia insieme farle visita; non era più autosufficiente e scattante come era stata fino a tarda età ma si aggrappava alla vita con un' ostinazione incredibile; vessava e tormentava inservienti e infermieri e fino alla fine ha preteso che la parrucchiera le tingesse i capelli, le facesse la manicure; ha sempre conservato eleganza nel portamento e quella figura bella e sottile.
Aveva perso la memoria e, come una bambina ci chiedeva se era stata sposata e quanto tempo e se era stata felice e, alle nostre risposte affermative, rispondeva con aria sognante:" Che bello! ".
Ha molto dato ma l' abbiamo amata e molto e la rimpiangiamo ancora adesso; ci rimangono tanti ricordi, tanta vita passata insieme, risate, confidenze, dolci rimpianti.
Grazie a Giuseppe Maggi, che oggi, con la sua fotografia, mi ha fatto " riacchiappare " bei ricordi.

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