sabato 26 gennaio 2013

L' ASTRONOMO - TAGORE -


Dissi soltanto:" Quando di sera
la luna piena rimane impigliata
tra i rami dell' albero di kadam
qualcuno non potrebbe prenderla?"
Ma dada rise di me e disse :" Bambino,
sei il più sciocchino che io conosca.
La luna è sempre tanto lontana da noi,
come si potrebbe prenderla?"
Dissi:" Dada che sciocco che sei!
Quando la mamma s' affaccia alla finestra
e ci guarda giocare sorridendo
diresti che è molto lontana?"
Ma dada disse:" Sei proprio uno sciocchino,
dove pensi di trovare una rete
tanto grande da vedere la luna?"
Dissi:" Potresti afferrarla con le mani ".
Ma dada rise e mi disse:" Sciocchino,
sei il più sciocco bambino che conosco.
Se essa venisse più vicino
vedresti quanto è grande la luna".
Dissi:" Dada, dada,
che sciocchezze ti insegnano a scuola!
Quando mamma a baciarci si china
il suo viso ti sembra molto grande?"
Ma dada mi ripete ancora:
" Sei proprio uno sciocco bambino ".

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La foto è di Gennaro Esposito
 

OLTRE LA MEMORIA


Gli studenti ebrei del “Manzoni” al tempo delle leggi razziali ( da una ricerca effettuata da studenti del Manzoni qualche anno fa.)

Gli studenti ebrei del Ginnasio - Liceo A. Manzoni di Milano: loro collocazione sociale
Il numero degli studenti ebrei allontanati dal "Manzoni" , come risulta dalle tabelle precedenti, è di circa una settantina, e rappresenta cioè il 5% della popolazione studentesca dell'epoca.

I dati riportati dai registri di segreteria, come la professione del padre o l'indirizzo dell'abitazione, ci hanno permesso di renderci conto anche dell'estrazione sociale delle loro famiglie.

Scartate le indicazioni generiche e basandoci solo su quelle più sicure, abbiamo riscontrato che la condizione più rappresentata è quella di "commerciante" (circa 1/3 ), subito seguita da quella di "professionista" (ingegnere, avvocato, medico), per poco meno di 1/3, e, a una certa distanza, da quella di "industriale" o "imprenditore" (circa 1/5).

Assai meno presenti professioni come "rappresentante", "agente di commercio", "impiegato" o "professore" : in altre parole, il milieu sociale a cui gli studenti appartenevano era quello, tipicamente "manzoniano" allora come oggi, della borghesia medio-alta.

Tra i genitori che esercitavano la professione di insegnante è doveroso segnalare due docenti universitari che saranno allontanati dalla cattedra in seguito alle leggi razziali: Mario Falco, docente di diritto ecclesiastico, padre di Anna Marcella Falco, alunna di V C, e Giorgio Mortara, docente di statistica, padre di Guido e Marcella Mortara, alunni rispettivamente di IV D e I liceo C.

L'esame della dislocazione delle abitazioni degli studenti "epurati" non solo fornisce un ulteriore elemento per individuare la loro condizione sociale, ma contribuisce a far comprendere il motivo della presenza nel nostro liceo di un numero relativamente così significativo di alunni ebrei. Risulta molto rappresentata la zona compresa fra via Mario Pagano, via Vincenzo Monti, via Carducci, via San Vittore, piazza Aquileia, corso Vercelli : zona semi-centrale, abitata da famiglie di ceto medio-alto, con molti begli edifici dell'inizio del XX secolo; un numero interessante di dati converge anche sulla zona via Canova -piazza Sempione, significativamente vicina a via Eupili, sede della scuola ebraica dove buona parte degli studenti confluirono.

Quasi per nulla rappresentata, invece, la zona di via Torino, dove pure, attorno alla prima sinagoga, la presenza ebraica era notevole: ma questo può spiegarsi con il fatto che le famiglie ebraiche di elevato livello sociale, come quelle a cui appartenevano gli studenti del "Manzoni", risiedevano per tradizione nel quartiere Sempione-Magenta .

Barbara Bagliani (II D), Federico Catalfamo (III C), Marco Croatto (III C), Giacomo Di Martino (III C) , Alessandra Maccotta (II D), Luca Marangoni (III C), Laura Olivi (II D), Luca Povoleri (III C), Alessandro Simone Samari (III F)
Milano, 27 gennaio 2003
 

27 GENNAIO GIORNATA DELLA MEMORIA- PER NON DIMENTICARE


Il generale Dwight D. Eisenhower quando arrivò con i propri uomini presso i campi di concentramento non ebbe il minimo dubbio.
Ordinò che fosse scattato il maggior numero di fotografie alle fosse comuni dove giacevano ossa, abiti, corpi scomposti scheletrici ammassati come piramidi casuali.
Fotografie per ogni gelida baracca che fungeva da dormitorio, fotografie al filo spinato, ai forni crematori, alle divise, ai cappellini, alle torri di controllo, alle armi, agli strumenti di tortura.

Fotografie ai sopravvissuti così vicini alla morte da poterci interloquire e restituirla a chiunque li fissasse senza dover nemmeno aprire bocca. Senza parlare, senza parole.

Eisenhower pretese che fossero condotti presso i campi di concentramento tutti gli abitanti tedeschi delle vicine città per vedere la realtà dei fatti e che, suddetti civili, fossero costretti a sotterrare i corpi dei morti.

E poi spiegò: “Che si abbia il massimo della documentazione possibile – che siano registrazioni filmate, fotografie, testimonianze – perché arriverà un giorno in cui qualche idiota si alzerà e dirà che tutto questo non è mai successo”

Perché un giorno arriverà qualche idiota che si alzerà e dirà che tutto questo non è mai successo: da ripetere, incorniciare e santificare questa frase. Racchiude il senso della storia.
 

27 GENNAIO GIORNATA DELLA MEMORIA

" ...lui grida vangate più a fondo e voi cantate e suonate...brillano le stelle e fischia ai suoi mastini...salirete come fumo nell' aria e avrete una tomba nelle nubi, non si giace stretti lassù " - Paul Celan - Fuga dalla morte ( fuga intesa in senso musicale )

martedì 22 gennaio 2013

PALAZZO SERRA DI CASSANO

PALAZZO SERRA DI CASSANO


Il Palazzo Serra di Cassano è un palazzo storico di Napoli situato sulla collina di Pizzofalcone, nel quartiere San Ferdinando. Il palazzo prende il nome dalla nobile famiglia napoletana, di origini genovesi, che volle la sua edificazione.

Gennaro era figlio del duca Luigi Serra di Cassano e della moglie Giulia Carafa.
Studiò, insieme al fratello Giuseppe, nel collegio di Sorèze in Francia durante gli avvenimenti rivoluzionari, ai quali i due fratelli aderirono: infatti Giuseppe venne arrestato nel 1795, perché sospettato di aver fatto parte della Società patriottica, e fu liberato solo il 25 luglio del 1798 insieme a Mario Pagano, Ignazio Ciaja ed altri.
Luigi Serra, padre di Gennaro, venne chiamato a far parte della Municipalità, ma rinunciò a favore del figlio maggiore Giuseppe, mentre Gennaro fu nominato capitano nella Guardia Nazionale ed il 25 febbraio 1799 ne divenne Comandante in seconda. Gennaro si interessava di letteratura ed ebbe frequenti rapporti con Eleonora Pimentel.
Gennaro Serra fu tra gli estremi difensori della repubblica partenopea guidando, insieme a Flaminio Scala, gli ultimi patrioti alla resistenza contro l'armata sanfedista dal presidio di Capodimonte.
Il 20 agosto fu decapitato in piazza del Mercato.
Il padre fece chiudere in segno di lutto l'ingresso principale del palazzo di famiglia, che si affacciava sulla via Egiziaca a Pizzofalcone a Napoli; l'ingresso del palazzo, poi sede dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, è quello secondario di via Monte di Dio.
Nell' anno 1999 nel corso di una solenne cerimonia, alla quale presero parte: il Sindaco di Napoli, il Prefetto e numerose altre alte autorità civili e militari, a 200 anni di distanza fu riaperto il portone del Palazzo Serra di Cassano in via Egiziaca a Pizzofalcone in Napoli.

lunedì 21 gennaio 2013

ARACNE

Aracne è una figura mitologica narrata da Ovidio nelle "Metamorfosi", ma che pare sia d'origine greca.

Aracne viveva a Colofone, nella Lidia. La fanciulla, figlia del tintore Idmone e sorella di Falance, era abilissima nel tessere, tanto girava voce che avesse imparato l'arte direttamente da Atena, mentre lei affermava che fosse la dea ad aver imparato da lei. Ne era tanto sicura, che sfidò la dea a duello.
Di lì a poco un'anziana signora si presentò ad Aracne, consigliandole di ritirare la sfida per non causare l'ira della dea.
Quando lei replicò con sgarbo, la vecchia uscì dalle proprie spoglie rivelandosi come la dea Atena, e la gara iniziò.
Aracne scelse come tema della sua tessitura gli amori degli dei; il suo lavoro era così perfetto ed ironico verso le astuzie usate dagli dei per raggiungere i propri fini che Atena si adirò, distrusse la tela e colpì Aracne con la sua spola.
Aracne, disperata, si impiccò, ma la dea la trasformò in un ragno costringendola a filare e tessere per tutta la vita dalla bocca, punita per l'arroganza dimostrata (hýbris), nell'aver osato sfidare la dea.


Aracne è citata da Virgilio nelle Georgiche, da Ovidio nelle Metamorfosi, da Dante nel Purgatorio (Canto XII), da Boccaccio nel De mulieribus claris e da Giambattista Marino nella poesia Donna che cuce.
Da qui si capisce il motivo per il quale alcune persone dicono di non uccidere i ragni visto che Aracne ha subito in vita un'ingiustizia e la sua bravura venne sminuita da Atena, paradossalmente proprio divinità della Giustizia.

I GIORNI DELLA MERLA

I giorni della merla ( secondo alcuni 29-30-31 gennaio, secondo altri 30-31 gennaio e 1 febbraio ) sono considerati i giorni più freddi dell' anno.
L'origine della locuzione "i giorni della merla (o Merla)" non è ben chiara. Sebastiano Pauli espone due ipotesi:
« "I giorni della Merla" in significazione di giorni freddissimi. L'origine del quel dettato dicon esser questo: dovendosi far passare oltre Po un Cannone di prima portata, denominato la Merla, s'aspettò l'occasione di questi giorni: ne' quali, essendo il Fiume tutto gelato, poté quella macchina esser tratta sopra di quello, che sostenendola diè il comodo di farla giugnere all'altra riva.
Altri altrimenti contano: esservi stato, cioè un tempo fa, una Nobile Signora di Caravaggio, nominata de Merli, la quale dovendo traghettare il Po per andare a Marito, non lo poté fare se non in questi giorni, ne' quali passò sovra il fiume gelato.»

Secondo altre fonti la locuzione deriverebbe da una leggenda secondo la quale, per ripararsi dal gran freddo, una merla e i suoi pulcini, in origine bianchi, si rifugiarono dentro un comignolo, dal quale emersero il 1º febbraio, tutti neri a causa della fuliggine. Da quel giorno tutti i merli furono neri.
Si noti che se alcune leggende parlano di una merla, nella realtà questi uccelli presentano un forte dimorfismo sessuale nella livrea, che è bruna (becco incluso) nelle femmine, mentre è nera brillante (con becco giallo-arancione) nel maschio.

Secondo una versione più elaborata della leggenda una merla, con uno splendido candido piumaggio, era regolarmente strapazzata da Gennaio, mese freddo e ombroso, che si divertiva ad aspettare che la merla uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca delle continue persecuzioni la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse nella sua tana, al riparo, per tutto il mese di gennaio, che allora aveva solo 28 giorni. L'ultimo giorno del mese, la merla pensando di aver ingannato il cattivo gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo. Gennaio si risentì talmente tanto che chiese in prestito tre giorni a Febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo, pioggia. La merla si rifugiò alla chetichella in un camino e lì restò al riparo per tre giorni. Quando la merla uscì, era sì salva, ma il suo bel piumaggio si era annerito a causa del fumo e così rimase per sempre con le piume nere.
Come in tutte le leggende si nasconde un fondo di verità, anche in questa versione possiamo trovarne un po', infatti nel calendario romano il mese di gennaio aveva solo 29 giorni, che probabilmente con il passare degli anni e del tramandarsi oralmente si tramutarono in 31. Sempre secondo la leggenda, se i giorni della Merla sono freddi, la primavera sarà bella, se sono caldi la primavera arriverà in ritardo.

venerdì 18 gennaio 2013

UN RICORDO LONTANO...


Oggi, al Tg hanno annunciato che, a marzo, ci sarà la quarta visita ufficiale della Regina Elisabetta II in Italia.
Nel 1961 avvenne la prima visita.
Dal passato riemerge un ricordo: ero in quarta ginnasio ( con un anno di anticipo).
La nostra scuola, un istituto di suore francesi era a Napoli tra Via Crispi e Via Pontano.
La prof di lettere che noi consideravamo un' anziana zitella ( aveva 25 anni) ci fece salire sulla terrazza che sovrastava l' edificio e da là vedemmo il passaggio dell' auto regale che transitava lungo il Corso Vittorio Emanuele.
La nostra prof era la più entusiasta; sosteneva che la regina aveva rivolto lo sguardo verso di noi e ci aveva viste, tutte in divisa bianca e blu, schierate a salutare.
Eravamo ragazzine e per noi significò solo perdere mezz' ora di lezione.
Sembra ieri: vedo ancora quella mattina di sole, noi adolescenti sofisticate e disincantate, quel momento in cui l' auto passò e noi agitammo la mano in segno di saluto e la gioia della nostra insegnante...sembra ieri !!!

giovedì 17 gennaio 2013

IL CIPPO

OGGI S. ANTONIO ABATE, A MILANO S.ANTONIO DEI " PORCELLI ". 
OGGI ENTRA IL CARNEVALE.
A NAPOLI, SI FESTEGGIAVA, MA ANCHE QUA C'E' QUESTA USANZA, CON IL FALO'.
A NAPOLI VENIVA CHIAMATO " CIPPO" , VI SI SI BRUCIAVANO LE COSE VECCHIE E SI DAVA IL BENVENUTO AL CARNEVALE.

IL CIPPO

La tradizione del “Cippo” prende corpo nel 1500, quando per esorcizzare la diffusione della peste, i cittadini del borgo di S. Antonio Abate, nella città di Napoli, decisero di ungere di “sugna”(grasso di maiale ) tutti gli appestati, per contenere così quel male che come una bestia feroce divorava le viscere dei malcapitati: dei poveri come dei ricchi, delle donne come degli uomini, dei vecchi come dei bambini. Si assisteva inermi alla dissoluzione di ogni struttura sociale.
Compiuta l’unzione, si decise di accendere un grande fuoco, per bruciare tutto ciò che portava il seme del morbo bubbonico, ma la fiamma come spiritata non ardeva e si spegneva ad ogni tentativo di combustione.
Si chiese allora aiuto a S. Antonio Abate e proprio l’icona del santo,un quadro che lo raffigurava, fu trasportato a spalla accompagnato dalle “paranze”, che danzarono al ritmo della tammorra fin al luogo del fuoco, ristabilendo così attraverso l’integrazione di simbologie archetipe, l’ordine cosmologico. Le ombre iniziarono a danzare attorno alle fiamme, che ardendo come non mai, inghiottirono le forme disgregate di quel malessere corporeo.
Dopo qualche giorno la peste andò via da dove era venuta.
E in quel posto non fece più ritorno. Da allora ogni anno l’atto liminale si ripete e l’ardente caos si ritrasforma in armonico bene. E’ importante sottolineare di questo rituale la componente mitologica che appare chiara nel rapporto tra il rigore religioso, al quale l’immagine del santo è legata, e l’ordine cosmologico, presente negli elementi musicali, che compare sotto forma di ritmo.
Recuperare tale tradizione significa valorizzarne le forme di rappresentazione,sia per quanto riguarda la spiritualità come forza d’attrazione, nel rapporto devoto-santo, sia per le componenti fisiologiche nella purificazione delle energie di tensione negativa. Nel nostro paese quest’anno si cercherà di recuperare una tradizione centenaria attraverso la riproduzione degli elementi simbolico-rituali propri della devozione per il Santo Patrono.
Verrà prelevata l’icona, dalla chiesa parrocchiale per essere trasportata, accompagnata dalle “paranze” musicali, fino al luogo del “CIPPO”, dove si assisterà alla cacciata del male attraverso la combustione degli elementi che ne portano il seme.
 

venerdì 11 gennaio 2013

SOGNO


"Se avessi il drappo ricamato del cielo,
intessuto dell'oro e dell'argento e della luce,
i drappi dai colori chiari e scuri del giorno e della notte
dai mezzi colori dell'alba e del tramonto,
stenderei quei drappi sotto i tuoi piedi:
invece, essendo povero, ho soltanto i sogni;
e i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi;
cammina leggera, perché cammini sui miei sogni."

William Butler Yeats, da "Il vento tra le canne", 1899

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La foto è di Gennaro Esposito
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mercoledì 9 gennaio 2013

SIAMO UNA BELLA COMITIVA !


Prima avevo amici sparsi qua e là: vecchi alunni, qualche nuova conoscenza di fb, antichi compagni di scuola ritrovati.
Poi, all' improvviso, ho visto che i miei amici facevano amicizia tra loro e, poco a poco, siamo diventati tanti, tutti collegati tra noi o per qualche amico in comune o perchè, conoscendoci sulle rispettive bacheche, abbiamo chiesto l' amicizia l' uno dell' altro.
Mi sembra che l' atmosfera sia quella giusta; ci scambiamo notizie, foto, ogni tanto un link va per le lunghe perchè ognuno vi aggiunge qualcosa di suo.
E' come farsi compagnia davanti a una tazza di the o perchè no come fare un bel viaggio insieme...nella vita.
Tanto, per la maggior parte siamo tutti, tranne qualcuno, " diversamente giovani" e di tempo disponibile, ne abbiamo!!!
E' bello e mi piace, vi voglio bene !!! ♥
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lunedì 7 gennaio 2013

ADDOBBI NATALIZI

Nel soppalco corridoio:
1) Scatola Terasaki: presepe ( parte dei pastori e Bambino li ha Paolo)

2) busta bianca e blu PISOTTI:
A- decorazioni casa ( non le abbiamo usate tutte )
B- ghirlanda porta

3) Busta grigia:
A) fili d' oro
B) lampadine- 2 serie
C) palle d' oro ( in busta aggiunta)
D) filo con interruttore per spegnere luce - la doppia spina è nel cassetto del bagno piccolo
E) base albero già montata

4) scatola albero lunga (la base già montata è nelle busta grigia )

5) busta giallo-arancione fantasia contiene presepe avvolto in giornali
    Madonna ( avvolta giornali)
    S Giuseppe ( avvolto giornali)
    Bambino - nella sua scatolina
   

domenica 6 gennaio 2013

OGGI E' UNA DI QUELLE GIORNATE...


Molti se la prenderanno con me!
Cinque anni di elementari, tre di medie, cinque di liceo, quattro di Università, poi 38 di insegnamento e nel frattempo: figli, casa, spesa, impegni vari.
Oggi è la Befana ed è una di quelle giornate in cui, almeno io, "diversamente giovane" non bado nè all' età, nè ai dolori, nè alla gioventù lontana.
E' uno di quei giorni in cui penso:" Che bello, domani gli altri tornano al lavoro e io no".
Lo so che ora è sempre più difficile andare in pensione e che bello essere nate nel '47 e avere fatto tutto per tempo!
Questa è una giornata, anzi una serata di gioia!
E ora, amici, fate di me quello che volete!!!
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mercoledì 2 gennaio 2013

PRIMO GENNAIO, A VOLTE " NON GIORNO "

Non so perchè ma per quasi tutta la mia vita il primo gennaio l' ho percepito come un " non giorno " una sorta di passaggio sonnolento tra la notte di Capodanno e il due gennaio.
Da ragazzi uscire dopo la mezzanotte fu una conquista; si andava nei locali o a feste private, si metteva l' abito lungo e i ragazzi lo smoking.
La notte di Capodanno tra il '69 e il '70 durante una delle feste che " attraversammo " nel corso della notte incontrai Vittorio che già conoscevo!
Quando si dice, poi abbiamo passato insieme tutti i Capodanni seguenti.
A Napoli si usava ( e non so se si usi ancora ) andare all' alba a vedere il sorgere del sole negli chalet a via Petrarca.
Tutti ci si incontrava là si faceva la prima colazione con cappuccino e brioche e poi si tornava a casa distrutti a dormire.
Mamma ci svegliava " di forza " per il pranzo e il resto della giornata si svolgeva in una sorta di torpore dal quale ci risvegliavamo la sera per andare a cinema o per incontrarci ancora assonnati.
Il rito della Mezzanotte in compagnia è continuato per anni fino a poco tempo fa quando lo passavamo a Vico Equense con amici o qua a Milano ma sempre insieme ad altri.
Poi abbiamo deciso che il 31 è una serata normale.
Io mi metto in pigiama, ceniamo, vediamo un bel film, a mezzanotte beviamo lo champagne e mangiamo una fetta di panettone ma tanto tutte le sere, qua, prima delle due, non si va a letto.
Ho visto che quest' anno i miei figli hanno fatto lo stesso: hanno passato la notte di S. Silvestro ognuno a casa sua con la sua " amata " e uno anche con la figlia e con l' altro bimbo che non si vede ancora ma che tra qualche mese arriverà.
Poi ieri tutti qua riuniti, tonici, svegli e noi ( loro no perchè un piccolo cenone l' avevano fatto) anche affamati.
Ieri abbiamo mangiato e bevuto a tutto spiano e chiacchierato e riso e tutti insieme come ai vecchi tempi sparecchiato la tavola e sistemato piatti e bicchieri nella lavastoviglie ( servizio nel quale gli uomini di casa mia sono particolarmente abili).
Io avevo apparecchiato la tavola natalizia, visto che a Natale ero stata da loro con la tovaglia rossa e i piatti bianco e oro.
E' stata proprio una bella giornata!
Pioveva ma chi se ne fregava e piove anche oggi.
Ieri il primo gennaio NON è stato un " non giorno " ma una giornata calda e ricca!