venerdì 27 dicembre 2013

NATALE E ALTRI MOMENTI


Abbiamo passato una bella Vigilia; i nostri figli sono dei cari ragazzi, affettuosi e allegri, dopo aver mangiato Virginia ha fatto da Babbo Natale distribuendo i regali ammucchiati e aspettando che li aprissimo, poi abbiamo mangiato i dolci e bevuto lo champagne, infine ci siamo salutati.
Ieri ci siamo rivisti a casa di Stefano dove io mi sono molto divertita a cambiare i vestiti alla bambola.
Ora ci sono i vestiti adesivi che ai miei tempi non c' erano e poi ho avuto figli maschi e a casa nostra " volavano" palloni per lo più, c' erano le figurine dei calciatori, ma giocattoli da " bambine" non ne vedevo da anni ed è stato bello.

Gloria aveva preparato uno strudel stupendo, abbiamo bevuto Brachetto, chiacchierato e poi ci siamo salutati e Vittorio e io siamo tornati alla macchina.
Pioveva a dirotto e c' era un vento alla " Mary Poppins"; pareva di stare per volare.
Ci sono durante l' anno diverse serate come questa e, a volte, anche d' estate, quando i ragazzi vengono per qualche giorno a Vico: momenti di allegria, di compagnia felice.
Sono figli affettuosi e premurosi, si fanno sentire e non potrei desiderare di meglio.
Nella quotidianità non avverto tristezza per il fatto che, da anni, non vivano più qua.
Anzi sono felice, ho la mia giornata, le mie abitudini, ho notizie da loro per telefono, aspetto con piacere il ritorno di Vittorio dall' ufficio e il sabato e la domenica passiamo belle giornate insieme.
Non sono stata una mamma " mammona" anzi ho cercato di crescerli indipendenti e autonomi come sono, pronti ad andare via appena fossero in grado di farlo.
Eppure ieri sera ( e capita, a volte quando li saluto prima di lasciarli), mi assale un po' di malinconia.
Non dura molto, ma c'è: è la percezione che ci vogliono bene, ma non siamo ormai, come è naturale che sia, le persone più importanti per loro.
Siamo due genitori amati, ma il fulcro della loro vita. la " loro " famiglia è quella che hanno formato fuori di qua.
In quei momenti penso a quando chiudevo la porta la sera tardi e pensavo che bello che fossimo tutti a casa.
E pensandolo sapevo che un giorno lo avrei ricordato perchè non era per sempre.

domenica 15 dicembre 2013

A CHRISTMAS CAROL O CANTICO DI NATALE di Charles Dickens parte finale

Scrooge fu anche più largo della sua parola.
 Fece quanto aveva detto, e infinitamente di più; e in quanto a Tiny Tim, che non morì niente affatto, gli fu come un secondo padre.
 Divenne così buon amico, così buon padrone, così buon uomo, come se ne davano un tempo nella buona vecchia città, o in qualunque altra vecchia città, o paesello, o borgata nel buon mondo di una volta.
 Risero alcuni di quel mutamento, ma egli li lasciava ridere e non vi badava; perché sapeva bene che molte cose buone, su questo mondo, cominciano sempre col muovere il riso in certa gente.
 Poiché ciechi aveano da essere, meglio valeva che stringessero gli occhi in una smorfia di ilarità, anzi che essere attaccati da qualche male meno attraente. Anch'egli, in fondo al cuore, rideva: e gli bastava questo, e non chiedeva altro.
Con gli Spiriti non ebbe più da fare; ma se ne rifece con gli uomini.
 E di lui fu sempre detto che non c'era uomo al mondo che sapesse così bene festeggiare il Natale.
 Così lo stesso si dica di noi, di tutti noi e di ciascuno! E così, come Tiny Tim diceva: "Dio ci protegga tutti e ci benedica".

giovedì 5 dicembre 2013

UN GRANDE SCRITTORE E UN CANE

Oggi, alla trasmissione " Pane quotidiano" era ospite Raffaele La Capria, uno degli ultimi amici che, dal nome del liceo napoletano, vennero chiamati:" Ragazzi dell' Umberto".
Scelsero di andare via da Napoli dopo la guerra; oltre lui, tra gli altri c' erano Francesco Rosi, Maurizio Barendson, Giuseppe Patroni Griffi, Antonio Ghirelli.
E' celebre per i suoi libri, dal primo e più famoso dei quali :" Ferito a morte" fu tratto il bel film con Vittorio Caprioli: " Leoni al sole " tutto girato a Positano.
E' uno splendido novantunenne che parla del mare con l' amore di chi ci è nato sopra, essendo casa sua Palazzo Donn' Anna.
Ha ricordato i suoi libri, la collaborazione con Rosi ne " Le mani sulla città" famoso film di denuncia degli anni '60.
Gli è stato ricordato che il nomignolo con il quale è stato sempre ricordato è " Dudù" e gli è stato chiesto se gli sembrava il caso di usarlo ancora, visto che è anche il nome del cane di Berlusconi che ora ha anche un suo account personale su Facebook.
Ha risposto, da par suo, che lui viene prima, che, combinazione, abita nei pressi di Palazzo Grazioli, che non teme concorrenza.
Il primo, vero Dudù, ha detto, è lui.

martedì 3 dicembre 2013

I " MIEI " ALBERI DI NATALE

Chiariamolo una volta per tutte: la mia creatività si è, forse, estrinsecata nell' insegnamento, ma per il resto non sono capace quasi di niente, tranne che cucinare!
Credo di aver preso da mio padre che pagava un tizio che veniva a casa nostra a farci il Presepe.
L' albero di Natale toccò farlo a me.
Mia sorella che è creativa, a differenza di me, fa delle cose bellissime a casa sua che a me non verrebbero mai in mente come ornare con nastri e foglie e rami il caminetto, fa presepi surreali e belli.
Io no, non sono capace.

Ho già detto nel mio " stato" che l' anno in cui sono sposata, arrivai a un punto di isteria tale nel preparare l' albero ( era lilla quell' anno), che Vittorio uscì di casa dicendo che sarebbe tornato quando tutto fosse finito.
E' vero che quel primo anno ( avevamo una casetta piccolissima) lui fece il presepe nel bagno, se così si poteva chiamare ( il bagno non il presepe).
C' era una parete di " roccia naturale " nella quale lui mise pastori, capanna e tutto.
Farlo visitare agli ospiti era divertente o imbarazzante a seconda dei pareri.
Negli anni era Stefano che faceva l' albero e Paolo il presepe.
Quando Stefano si è apprestato a andare a vivere per conto suo ( era gennaio) a dicembre mi ha dato una specie di " ripetizione privata" facendomi chiaramente capire che non avrei potuto più contare su di lui.
Quando è andato via Paolo che faceva presepi bellissimi gli ho regalato il Bambino che era una vera opera d' arte e si è portato il sughero e dei pastori che avevamo fin dai tempi di Napoli e di S. Gregorio Armeno.
Nel frattempo, avendo io comprato un albero finto e palle e fili d' oro ormai ogni anno l' albero è uguale a se stesso.
Mi aiuta Delia che si diverte molto avendo anche lei, come me, la mania della " simmetria".
Per il presepe ho comprato anni fa al super una capanna da poter mettere nell' "à jour" di un buffet: c'è un S. Giuseppe, una Madonna e un Bambinello tipo Botero ed è molto carino e poco ingombrante.
Vivo il giorno dell' albero con un' agitazione del genere " visita medica grave".
Quando tutto è compiuto, come oggi, sono felice, uso gli arredi per addobbare la casa ( mi riesce meglio) e cerco di NON guardare più l' albero per non notare che, casomai c'è un punto in cui mancano le lucine perchè sarei tentata di " rovinare".
E' tale la mia fissazione che una delle frasi del nostro " lessico familiare " ( di Vittorio a me ) è :" Non rompere il presepe ", che in questo caso sarebbe l' albero, ma la frase nacque quando facevamo il presepe insieme e io rovinavo tutto per toccare e "migliorare" .
Eccoci qua; ormai siamo troppo " diversamente giovani " e c'è troppa povertà intorno a noi per sprecare gli arredi che abbiamo e cambiare aspetto all' albero.
Penso che sarà una copia di se stesso fino alla fine.
Tanto quello che conta è che la sera della Vigilia siamo tutti qua : noi, figli, nuore e nipotini a godere della reciproca compagnia e, perchè no, della pizza di scarola!!!
P.S. Questo è quello dell' anno scorso; se volete chiedo a Vittorio di fotografare quello di quest' anno, ma tanto, poco cambia!!!
 — con Sandro Moscato e altre 41 persone.

lunedì 2 dicembre 2013

QUANDO SI DICE: " NON E' VERO, MA CI CREDO "

Ieri per dirla alla napoletana " Non era giornata".
Sono andata al super di mattina presto, ho fatto la mia grande spesa, sono tornata a casa e, parcheggiando come ogni giorno nel box, sono andata a urtare delle tavole di legno di un vecchio armadio smontato che sono sulla parte di fondo.

Vado per rialzarle e me ne cade una su un piede, vedo che da sola non ci riesco e chiamo il portinaio che, in cambio di mancia, ( siamo sotto Natale ) mi aiuta a sollevarle.
Torno a casa, telefono alla clinica dove il giorno prima ho fatto il prelievo per le analisi del sangue e mi dicono che sono pronte.
No, penso tra me, oggi non è giornata, vado con il taxi.
Per un verso ho fatto bene perchè non c' era da parcheggiare dove c'è sempre tanto posto, d' altro canto non chiamavano il mio numero per consegnarmi le analisi e il tassametro continuava a salire per cui ho speso una cifra.
Nel pomeriggio dovevo andare dal medico a far vedere le analisi ( tranne un po' di colesterolo e trigliceridi, se vi interessa, buone) e, memore della giornata "NO", prendo di nuovo il taxi, che chiamo nuovamente, finita la visita.
E qua succede l' imponderabile: la mia " sfiga" del giorno passa, per proprietà transitiva, sul tassista, che, con me in auto, fa un incidente.
Niente di serio, solo dieci minuti di ritardo; alla fine l' ho pagato anche di più perchè lui non aveva colpa, la giornata "No" apparteneva a me!

A PROPOSITO DI SORELLE, I DISPETTI DEI PRIMOGENITI

Stamattina ho pubblicato una filastrocca su dicembre e sono arrivati molti commenti sulle letterine e le poesie dedicate ai genitori a Natale e Pasqua.
Ora che anche mia sorella Pina Gambardella è su fb mi diverte raccontare episodi che solo lei e io ricordiamo.
Io ero la maggiore, lei mi faceva dispetti e io ricambiavo; tra questi, un anno ce ne fu uno che non dimenticheremo più.
A Pasqua lei doveva recitare a scuola e a casa una poesia non so di quale autore, forse Betti, che parlava della primavera.
C' era un verso della poesia che diceva :" I vecchi si fanno sulla soglia e guardano la terra che germoglia".
Ebbene io le dissi che lei a quel punto DOVEVA ridere.
La poverina arrivava fino a commuoversi e piangere, ma era tanto grande la forza della mia " predizione" che a quel punto della poesia rideva e piangeva insieme e comunque non riusciva ad andare avanti.
Era così che noi maggiori assaporavamo il dolce sapore della vendetta!!!