martedì 18 marzo 2014

MIA NONNA GIUSEPPINA


Era milanese, nata nel 1885 a via Scaldasole in Porta Ticinese.
Nel 1900 con la famiglia si trasferì a Napoli dove conobbe il nonno, lucano, che la sposò con grande passione, le diede due figlie e morì, tenente medico degli alpini a 28 anni il 13 luglio del 1916.
La lasciò benestante e tutrice delle figlie " a patto che non contraesse nuovo matrimonio".
Lei, che lo amava molto, non ci pensò nemmeno, rispolverò il suo diploma di maestra e insegnò per tutta la vita.
Io ho il ricordo di lei già anziana ( almeno a me sembrava tale), bellissima, alta e magra, dal carattere formidabile.
Era di quelle persone che, per farsi rispettare, non hanno nemmeno bisogno di alzare la voce.
Quando io ebbi 13 anni, noi lasciammo la casa di Fuorigrotta e, con lei andammo ad abitare di nuovo al Corso Vittorio Emanuele dove lei era sempre rimasta.
Raccontava poco del passato, viveva intensamente la vita scolastica e quella familiare, ma rimase milanese fino al profondo, per sempre.
Non riceveva volentieri, era molto legata a mio padre con cui abitò sempre in grande armonia, ma accettava malvolentieri l' andirivieni di amici che c' era a casa nostra.
Lei era vissuta con le due figlie e poi con una domestica tra libri, chiesa e poche, pochissime frequentazioni.
Per amore di mio padre, suo genero, veniva in salotto, ma non sempre quando avevamo visite.
Più spesso rimaneva in camera sua, sulla sedia a dondolo.
Io le facevo spesso compagnia e, durante un mese in cui vide poco perchè doveva operarsi di cataratta, lessi per lei.
Leggeva romanzi di Liala, i " Gialli Mondadori ", ma cancellava con la penna rossa le parolacce.
I suoi giornali preferiti erano " Novella", " Annabella", " Confidenze".
Grazie a lei conobbi Brunella Gasperini grande scrittrice poco apprezzata rispetto al suo valore.
Sulle riviste dell' epoca apparivano i primi articoli sul sesso; incurante del fatto che i nostri genitori ci crescevano con grande libertà, incollava le pagine " scabrose" perchè non le leggessimo.
In camera sua c' era sempre un leggero odore di colonia.
Anche da anziana era alta e dritta: si pettinava con i capelli lunghi rialzati e usava i " postiches" per dare armonia alla capigliatura che così era leggermente rigonfia sulla fronte e ai lati.
Era elegante in modo naturale, dispotica anche senza parere.
Sempre bevve un bicchiere di vino a pranzo e una birra a cena.
Mangiava rane ( cosa a Napoli insolita) e andava a via Roma dove anni e anni fa c' era l' unico negozio a Napoli che avesse patè o tartine con gelatina, roba milanese insomma.
Andava in vacanza ad Agerola, in pensione e passeggiava per i boschi.
Quando durante l' estate andavamo a trovarla io in pullman vomitavo sempre.
Non so se l' odio per la montagna mi derivi da questo.
Ci scriveva cartoline postali con la grafia ferma, leggermente inclinata ed elegante come usava una volta.
Mia mamma e mia zia, sue figlie, fino a sessant' anni e oltre nascondevano la sigaretta in sua presenza.
Avevamo in quei tempi una domestica tale Rosa Cammarota che non andava a Messa.
La domenica, mentre cucinava, la nonna le declamava ad alta voce il Vangelo del giorno e lei, sottovoce diceva a mamma:" Signò che pacienza ce vò".
Quando fu troppo anziana per andare in vacanza da sola pretese di rimanere sola a Napoli e dormiva con un ombrello vicino al letto ( per eventuali ladri).
Poi papà la convinse a venire a Vico con noi.
Il pomeriggio io andavo a riposare in camera sua e tra il profumo di lavanda e il dondolio della poltrona, mi assopivo.
Era madrina di mia sorella a cui fu dato il suo nome.
Quando la nipote superava brillantemente un esame all' Università la chiamava in camera sua; mia sorella sperava in un regalo, ma riceveva un' immaginetta di S. Gaspare del Bufalo che, pare, fosse protettore degli studenti.
Eppure aveva degli improvvisi guizzi di umorismo.
Di mattina usciva dalla sua camera in vestaglia, con le gambe ancora belle e sottili che uscivano fuori e i capelli sciolti.
Sembrava una ragazzina e rideva quando mio padre scherzosamente glielo faceva notare.
Non concepiva il matrimonio ( credo per i 60 e passa anni di vedovanza che gliene avevano fatto dimenticare qualunque logica).
Quando le figlie decisero di sposarsi ribattè a ciascuna che non capiva cosa venisse loro in mente.
Quando conobbe Vittorio disse che, con quella barba, sembrava un brigante, ma gli volle bene tanto da venire in salotto quando i miei suoceri erano in visita.
Al matrimonio di mia sorella non venne perchè non sposava il suo fidanzato " storico" cosa che non le perdonò mai.
Quindici giorni prima del mio matrimonio che era tre mesi dopo quello di mia sorella, si spense tranquillamente di notte nel sonno, a Vico.
Aveva 91 anni, lucida fino alla fine.
Ci sono sue fotografie appena vedova vestita di nero con le bambine tutte in bianco con fusciacche nere in vita e la tata.
Altre fotografie da anziana sono sempre a S. Giuseppe quando tutti insieme andavamo a Pompei: Messa e poi pranzo al ristorante.
Fu una donna granitica; rimosse Milano da ogni ricordo almeno esplicito, pur rimanendo milanese.
Quando Vittorio e io venimmo qua da fidanzati per un viaggio non aveva piacere che andassimo a " riacchiappare" memorie di luoghi in cui era stata.
Il ricordo più vivido che ho di lei oltre al profumo è la velocità con cui saliva fino a cinque piani anche molto anziana e a come si arrabbiò quando, a 70 anni, per legge, dovette lasciare la scuola.
Commentò:" Ci spediscono a casa ancora giovani !"
Erano altri tempi.

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