mercoledì 29 febbraio 2012

IO E LA GEOGRAFIA


Stasera si scriveva di materie coon un amico: io ho amato e insegnato con competenza e passione itaiano e storia, ho sempre odiato geografia.
Questo avviene per due motivi: non ho assolutamente senso dell' orientamento e mia madre che era insegnante amava questa materia in modo " esagerato" e ce la fece odiare.
Riguardo al mio senso dell' orientamento posso dire che, se guido, non c'è male ma se vado quando guida qualcun altro, sono guai.
Il mio primo figlio è andato ad abitare per suo conto quasi quattro anni fa; sarà forse un anno che, con l' aiuto di " pizzini " esplicativi, riesco ad arrivare da sola a casa sua.
Dal secondo che è via da due anni non ci so proprio arrivare; quando dovevo prendere servizio in una scuola nuova, da ragazza come da adulta, mi acompagnava l' ing.
Mi devono dare punti di riferimento tipo, qua c'è un tabaccaio, all' angolo seguente vai a destra e così via. Al ritorno è come fosse tutto nuovo; poi imparo e mi so destreggiare.
E' ovvio che una carta geografica, per me, è sempre stata una pura opzione; i paesi del mondo possono stare ovunque.
Mio padre aveva come me uno scarso senso dell' orientamento; è rimasto celebre il fatto che mamma, quando rientravano a casa la sera dopo essere stati dagli amici, dicesse :" Corrado qua c'è casa nostra!".
Poi c'era la passione di mamma per tutto quello che era mondo naturale e geografia; se facevamo una gita in campagna ci esortava a respirare l' odore di stallatico, ci illustrava le varie piante e la differenza delle foglie ( come odiavo tutto questo!)
Di solito non ci aiutava nei compiti ma la geografia me la provava; a quei tempi si studiava proprio tutto, fiumi, capitali, bandiere. Il ripasso con mamma aveva il sapore di un incubo.
Quando mi iscrissi a lettere sostenni per primo l' esame di geografia; se ce la facevo potevo andare avanti. C' erano due professori severi e temutissimi. Uno di loro, mosso a compassione, mi mise diciotto e mi esortò a scappare prima che si pentisse.
Che tragedia a casa! Mamma riversa sul divano che proclamava la vergogna che si cominciasse con un voto simile; io ero felicissima e lo fui per sempre. Riusciii anche a laurearmi con 110.
Nei primi anni di insegnamento mamma mi raccomandava di non mostrare la mia ignoranza; diceva:" Se non ricordi qualcosa, chiedi al primo della classe". Io confessai sempre il mio odio per la geografia agli alunni.
Fortunatamente l' insegnamento della materia cambiò; si cominciarono a studiare cose belle come la rotazione triennale, gli openfield, la rivoluzione agricola, i problemi del sottosviluppo.
Quello che ho sempre amato e saputo è la geografia astronomica; spegavo benissimo le stagioni, il moto di rotazione, rivoluzione, il piano dell' eclittica.
Qua a Milano avevo una collega polacca di matematica e scienze; eravamo molto amiche. Quando avevo io la terza la geografia astronomica la spiegavo io invece di lei.
Ma quella fisica, che incubo ancora oggi!

DICO LA MIA


Stamattina un mio amico ha pubblicato una breve, accesa nota sui " falsi amici " di fb.
Era molto arrabbiato ed è persona così lieve e amabile che vi assicuro che non è facile riuscirci.
E' vero, verissimo; come nella vita reale così su fb capita che persone da cui non ce lo aspetteremmo mai, facciano battutine, insinuazioni, siano irritanti.
Cose del genere feriscono più di un vero e proprio litigio che spesso ci lascia più amici di prima!
Perchè capita? Perchè fb è come la vita: ci sono invidie, piccoli rancori, gelosie, permalosità, tutto quello che c' è nella vita reale.
E' anche vero che, come diceva la mia mamma:" Un bel tacer non fu mai scritto." Se si parlasse meno, se si conoscessero meglio le sfumature della lingua dei nostri padri, se si accendesse il cervello prima del computer, forse andrebbe tutto meglio.
Io, sia su fb che nella vita reale, quando vedo che un chiarimento non ha esito o che non vale la pena di averlo, scompaio semplicemente.
Non cancello: cancellare è atto estremo e dà anche troppa importanza a persone ed eventi.
Mi limito a continuare in parallelo, ognuno per suo conto; spesso non vale la pena sprecare parole.
Quanti miei amici nella vita reale non lo sono più e non lo sanno; forse capiranno, se non capiscono non erano veri amici!
Perciò, mio caro, pensa a quanti di noi ti vogliono bene, ti apprezzano e ti stimano per la tua leggerezza, la tua arte, la tua signorilità, la tua generosità; degli altri non ti curare, non ti meritano!

giovedì 16 febbraio 2012

GLI ANNI IN CUI CREDEVAMO E LE COSE IN CUI CREDEMMO


Ieri un' amica ha postato alcuni versi di una delle poesie che Alexos Panagulis scrisse dal carcere. E' stata come un' ondata che mi ha riportato indietro nel tempo!
Che periodo fu quello! Non solo perchè eravamo giovani ( anche per quello) ma perchè sono stati anni importanti, ricchi di persone e di avvenimenti irripetibili.
Noi amammo e credemmo in John Kennedy e la storia ci ha dato in parte torto ma quel giorno di novembre del 1963 lo sento ancora nella carne come uno dei grandi dolori della mia vita, la fine di un sogno.
Credemmo e con ragione in Papa Giovanni XXIII e, ancora adesso, se dobbiamo ricercare un momento in cui la Chiesa si è sforzata di adeguare il suo pensiero a quello della gente dobbiamo tornare a lui e alla poderosa opera del Concilio a cui lui diede inizio...e il discorso delle Luna? Chi di noi, che appartiene a quegli anni lo ha dimenticato?
Credevamo intensamente, avevamo ideali politici e culturali che ci portavano a discutere e appassionarci.
Io vissi molto intensamente l' epoca dei Cineforum " impegnati", quei film che oggi ci sembrano noiosi ma su cui dibattevamo per ore, finchè, come ho detto altrove, scoprimmo con Woody Allen che si poteva vedere del cinema d' autore e ridere anche!
Ho visto tutte le commedie di Eduardo recitate da lui; era proprietario del S. Ferdinando , un piccolo teatro in Via Foria e noi andavamo di mattina alle sei a fare la fila perchè davano due biglietti a persona.
Nessuna cassetta o DVD può rendere la pura gioia di averlo visto recitare.
Un critico, tempo fa, ha scritto che era l' unico attore in grado di catalizzare l' attenzione dell' intera platea restando in silenzio e di spalle; era proprio così!
Ho visto tutto Pirandello recitato dalla " Compagnia dei giovani": De Lullo, Falk a cui si aggiunsero, in un secondo tempo, Rina Morelli e Paolo Stoppa; ho visto questi due tenere viva l' attenzione di centinaia di persone recitando " Caro bugiardo", una piecè di G. B. Show nella quale leggevano un carteggio tra il commediografo e un' attrice sua amante: loro due, due leggii e la loro arte.
Ho visto Luigi Vannucchi e Sergio Fantoni e Valentina Fortunato recitare insieme un anno una memorabile edizione di " Strano interludio " di E. O' Neill.
Ho visto tanto Brecht negli anni in cui lo rappresentavano.
Ho visto, a Napoli, in un teatrino minuscolo, poco più che una stanza, nascere la NCCP. Il teatro si chiamava " In" che stava per " Instabile". Loro cantavano tra noi e durante l' intervallo rimanevano là e noi non sapevamo che stavamo vedendo nascere una leggenda; c'erano Barra, Angeloni, Trampetti, Vetere, Mauriello, Eugenio Bennato e lui, Roberto De Simone che suonava con loro tammorra e putipù.
L' anno dopo rappresentarono: " La cantata dei pastori" e tre anni dopo esplosero a Spoleto con " La Gatta Cenerentola".
La sera in cui la rappresentarono al S. Ferdinando, io mi accorsi che, vicino al muro, accanto alle nostre poltrone c'era un omino che rideva come un bambini: era De Simone, che, da vero genio, si godeva alla grande lo spettacolo!
Abbiamo fatto le lotte per il referendum sul divorzio: nel 1974 con dei tacchi alti che mi facevano un male cane andai a Piazza Plebiscito per il comizio finale.
Là vidi Panagulis, era come vedere la Storia, l' eroismo greco delle Termopili. C' era anche Mario Soares, da poco tornatoo dall' esilio dopo la caduta della dittatura in Portogallo.
Fu un pomeriggio indimenticabile!
Nel ' 75 ci fu il sorpsso del P.C.I. di Berlinguer alle amministrative e gioimmo ancora; si discuteva per ore, ci accanivamo, inseguivamo idegli ideali.
Nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio 1976 Panagulis, compagno di vita di Oriana Fallaci rimase vittima di un misterioso incidente automobilistico a Glyfada, sua città natale. Fu anche quello un giorno di grande dolore.
Queste e altre cose mi hanno ricordato i versi che ieri la mia amica ha postato; che i giovani abbiano ideali questa la mia speranza!

Un fiammifero come penna
sangue colato sul pavimento come inchiostro
l’involucro dimenticato di una benda come pagina bianca
... Ma cosa scrivo?
Forse ho solo tempo per il mio indirizzo
Strano, l’inchiostro si è rappreso
Vi scrivo da in carcere
in Grecia
Alexos Panagulis

venerdì 10 febbraio 2012

UNA FOTO, TANTI RICORDI


Tra le tante foto del mio matrimonio ho postato questa: riguardare l' album di un matrimonio 37 anni dopo è impressionante, generalmente è un' ecatombe! La foto, a parte due persone che allora erano già adulte e, anche se care non ci sono più, mostra noi due sposi e tutti i giovani del Circolo del Tennis, i ragazzi di una volta che ora sono persone adulte, professionisti affermati, medici, madri di figli grandi ma che in questa foto vengono fissati per sempre nella loro età più bella, quella tra l' adolescenza e la giovinezza.
Decidemmo di sposarci a giugno; a luglio Vittorio si sarebbe laureato, io facevo supplenze, i parenti ci avrebbero regalato soldi pensavamo di farcela ( e ce la facemmo).
Mia suocera era molto spaventata dalla nostra incoscienza, oggi che sono madre di figli grandi, la capisco, allora mi sembrava che la nostra fosse la prima, unica, più giusta esperienza al mondo.
Organizzammo tutto in poco tempo; io scelsi e mi feci confezionare il vestito, decidemmo, è logico di sposarci a Vico che aveva visto nascere la nostra storia e alla fine dell' estate; papà era malato ( morì pochi giorni dopo il matrimonio) e mai decisione si rivelò più saggia.
Chiedemmo ai soci del Circolo di poter usufruire del giardino: tutti acconsentirono. Come parrocchia scegliemmo quella di Seiano; non so se perchè erano altri tempi o se perchè come chiesa, anche se bella era poco richiesta, ma non fu come adesso che bisogna prenotarla un anno prima.
Non c' erano corsi particolari da seguire, come invece è adesso; quando " davi parola" come si dice a Napoli o" il consenso" come si dice a Milano, ti facevano un breve interrogatorio. Io sono credente, Vittorio che è agnostico, con la massima serietà affermò che credeva nell' indossolubilità del matrimonio religioso, poi fu bravissimo a organizzare tutto.
Lista di nozze, prove dell' abito, partecipazioni, scelta delle bomboniere, alla fine avanzarono anche cinque giorni liberi per prendere il sole e fare bagni, liberi da ogni impegno.
Ed eccoci al giorno stabilito: fu tutto come in famiglia anche se, tra parenti e amici, eravamo più di 250 persone; alcuni dei ragazzi che sono in questa foto suonarono l' organo in chiesa, altri organizzarono scherzi come barattoli legati dietro alla macchiana, un bambino, che oggi ha più di 40 anni spinse in piscina una bambina vestita a festa, una ragazza si aggrappò alla nostra auto mentre partivamo; nel complesso fu una festa gioiosa e familiare nonostante la tristezza che ci tenevamo chiusa dentro per la malattia di papà.
Ogni tanto qualche vecchio amico, la tira fuori e la commenta, fu proprio una bella giornata spontanea ricca di calore, di affetto e di risate; questa foto ci fissa tutti così, Vittorio e io più " lmpostati" nei nostri vestiti da cerimonia, gli altri come erano allora, immortalati per sempre nella loro giovinezza.
Ancora adesso è un bel ricordo per tutti noi.

giovedì 9 febbraio 2012

VICO EQUENSE, IL LUOGO DELLE MEMORIE


Vico Equense è un comune della costiera sorrentina; è formato dall' insieme di tredici casali o frazioni. Il centro è piccolo ma, come comune, è molto grande; si estende dal mare fino al Monte Faito, che fa parte dei Monti Lattari ed è alto più di 1100 metri.
La frazione dove andiamo a fare i bagni si chiama Seiano, dal nome del ministro di Augusto e la spiaggia Marina di Aequa.
Era già popolosa e ricca nell' epoca romana. All' arrivo dei saraceni, la popolazione si rifugiò su colline e montagne; credo che il primo centro che sorse in collina fu un luogo che si chiama Massaquano, ma potrei sbagliarmi.
Ci sono chiese, c'è un museo mineralogico importante, in una chiesetta appartenente a una Congrega c'è un altare tutto intarsiato di coralli che Susanna Agnelli contribuì a far restaurare; c' è mare, collina, montagna, tutte le bellezze della penisola sorrentina.
In sè il paese non offre niente di particolare se non che un folto gruppo di noi ci va dall' infanzia in vacanza e lo ama, non per le sue bellezze ma per quello che, per ognuno di noi e i suoi ricordi, rappresenta.
Credo che tutti abbiano una località così nel cuore: è il luogo dove abbiamo ballato per la prima vlta, baciato e amato per la prima volta.
Un mio amico, Luca Fermariello parla di " saudade vicana"; è vero, è proprio così.
Ogni angolo e persona hanno ricordi: mia mamma e mio padre sembrano esserci ancora e noi tutti in tutte le età precedenti a questa.
Alcuni di noi sono stati fortunati come me e hanno sposato amici di infanzia malati come noi; allora non c' è dubbio, l' estate si passa là con gli amici di una vita e si sta insieme e si ricorda e siccome cresciamo e invecchiamo insieme, tra noi ci vediamo sempre ragazzi come allora.
Altri hanno sposato persone comprensive che non soffrono di " vicanite" ma accontentano il coniuge e, nel frattempo, si sono affezionati; altri ancora, purtroppo, hanno sposato estranei che non vogliono saperne di passare l' estate là e allora, nel tempo, se ne sono allontanati!
Poveri loro, non sanno cosa perdono!!!

venerdì 3 febbraio 2012

NOI E IL CALCIO


La famiglia Siravo ha una fede e una passione : il calcio e per calcio si intende IL NAPOLI.
Mio suocero non perse mai una partita del Napoli, o quasi.
Quando Vittorio, il suo primo figlio, ebbe tre anni cominciò a portarlo alla partita insieme a una seggiolina pieghevole perchè era troppo piccolo per sedere sulle gradinate.
Si racconta che una volta durante un post-partita infuocato, pur essendo solitamente un uomo compassato, diede Vittorio da tenere a un carabiniere per poter litigare liberamente con un vicino.
Quando il Napoli giocava in casa la domenica era tutta dedicata all' evento. Ricordo, da ragazza, quando eravamo fidanzati: si pranzava prestissimo poi il padre e i tre figli uscivano per andare allo stadio e mia suocera e io rimanevamo a chiacchierare aspettando il loro ritorno.
Un giorno mio suocero assisteva a una partita davanti alla tv; si ruppe una gamba della sedia e si assistè al tentato omicidio della stessa da parte del nonno Vincenzo che, brandendo la gamba rotta di legno, urlava alla sedia: " Ti ammazzo, ti ammazzo!"
I miei suoceri avevano l' abbonamento a teatro e spesso andavano di domenica pomeriggio.
Davano: " Aggiungi un posto a tavola "con Jonny Dorelli; mio suocero seguì ( si fa per dire ) tutta la rappresentazione con la radiolina attaccata all' orecchio e le occhiatacce che gli lanciava la moglie.
Aveva l' abitudine di collegare qualunque evento importante della famiglia ( nei limiti del possibile ) al calcio anche se non necessariamente al Napoli.
E' sempre stato convinto di aver concepito Vittorio in viaggio di nozze a Torino nella notte del disastro di Superga. In genere il giorno dell' anniversario io e i figli siamo soliti fare all' ing gli auguri di buon concepimento.
Vittorio è nato di domenica durante un Napoli- Alessandria; dei miei figli, Stefano è nato nella notte tra un giovedì e un venerdì, Paolo di domenica durante un Sampdoria-Napoli.
Mio suocero aspettò per tutta la vita lo scudetto del Napoli e non riuscì a goderlo perchè perse la moglie pochi giorni prima.
Quel giorno del maggio '87 non andò alla partita, diede il biglietto a Stefano che ci andò con Vittorio ( pochi giorni dopo saremmo partiti per Milano ) e rimase in casa a piangere tutto il pomeriggio.
Quando due anni dopo il Napoli lo vinse nuovamente, lo chiamammo :" lo scudetto del nonno" perchè mio suocero quella volta riuscì a goderlo.
Mio cognato, con amici fondò il "Te Diegum" quando Maradona lasciò Napoli.
L' altro cognato vive a Milano, è tifoso del Napoli ma ha i figli milanisti; ora che è nata Virginia, ha regalato a Stefano la sciarpa del Napoli. Il loro sogno è un Siravo nato a Milano tifoso del Napoli.
I miei figli avevano rispettivamente nove anni e quattro e mezzo quando siamo venuti qua ma la loro fede calcistica non ha mai subito scosse: sono stati sempre pieni di amici, amatissimi da loro ma orgogliosi e apertamente tifosi del Napoli.
Ricordo che passarono una notte di Pasqua in treno per assistere a un Sampdoria-Napoli; sono andati, negli anni della serie C e B sui campi dell' Albinoileffe e simili.
Seguono la squadra anche all' estero; ancora adesso, quando Paolo programma un viaggio con Valentina o Stefano lascia moglie e figlia, spesso c'è di mezzo una partita del Napoli.
Domenica è il compleanno di Vittorio: festeggiamo a casa e io cucinerò " la lasagna" ( quella napoletana è singolare) con le polpettine fritte, le salsicce, il ragù, la ricotta, la mozzarella, è una bomba calorica ma è il piatto che Vittorio vuole in questa occasione.
I ragazzi verranno qua e alle 15 ci sarà Milan-Napoli; riusciremo a godere appieno la lasagna? Spero di sì: essere tutti insieme a pranzo e vedere la partita è già un miracolo, con gli orari di lavoro di Paolo. Penso che, comunque vada, sarà una bella giornata!