LA FELICITA' ( o quanto di più simile...)
La felicità è lo stato d'animo (emozione) positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri.
La definizione, a mio parere, è equivoca e si basa su una serie infinita di fattori.
Qualcuno si sente felice quando possiede beni materiali o affettivi che a un' altra persona possono non interessare minimamente.
Felicità potrebbe essere, nei limiti dell' accettabile, anche contentarsi del proprio stato vedendone gli aspetti positivi ( se ce ne sono).
Dipende anche da aspetti caratteriali, da educazione ricevuta, dallo stare bene con se stessi.
Dipende, per alcuni, dal vedere il bicchiere " mezzo pieno " anche quando dentro al suddetto bicchiere ci sia ben poco.
La libertà dal bisogno è comunque alla base di una condizione di accettabile felicità.
Per il resto si va verso infinite tipologie e modi di essere: un viaggio ad esempio per alcuni è fonte di felicità.
Se lo si propone a me entro in ansia perchè amo il mio " nido " e me ne muovo con grande difficoltà.
Per taluni una vita senza sesso è sinonimo di tristezza; per altri gli affetti spirituali contano a volte come e di più del piacere fisico.
Il tradimento può essere dolore: lo è se pensa di " possedere " l' altro.
Se si parte dall' idea che nessuno ci appartiene, che dobbiamo contentarci di quello che la persona amata può darci " qua e ora", giorno dopo giorno e ciò è scambievole perchè anche noi non ci sentiamo di appartenere a nessuno, allora il tradimento stesso può essere una pena relativa da accantonare godendo altre possibilità piacevoli che la vita contemporaneamente ci offre.
Io ho avuto un tipo di educazione che mi ha portato a mostrare sempre la parte " allegra " di me agli altri.
Per ciò stesso io per molti di quelli che mi avvicinavano ero e rimango una persona felice, senza problemi, anche in periodi di tristezza e di malessere.
Credo, ed è un' opinione personalissima, che gran parte del nostro stato d' animo dipenda dalla nostra disposizione verso eventi e persone.
Quando ero ragazza lessi un libro che mi piacque molto: si intitolava " Damerose" ed era di una scrittrice inglese: Elizabeth Goudge.
C' era un personaggio del romanzo, una vecchia signora che sosteneva che in momenti particolarmente difficili della vita occorre " costruire l' interno dall' esterno", comportarsi cioè come se tutto andasse bene.
Non sempre è valida questa formula, io, nel mio piccolo, ne ho fatto quasi una filosofia di vita.
Spesso i fatti mi hanno dato ragione.
Non è certo possibile in tutti i casi...aspetto repliche!
Dipende anche da aspetti caratteriali, da educazione ricevuta, dallo stare bene con se stessi.
Dipende, per alcuni, dal vedere il bicchiere " mezzo pieno " anche quando dentro al suddetto bicchiere ci sia ben poco.
La libertà dal bisogno è comunque alla base di una condizione di accettabile felicità.
Per il resto si va verso infinite tipologie e modi di essere: un viaggio ad esempio per alcuni è fonte di felicità.
Se lo si propone a me entro in ansia perchè amo il mio " nido " e me ne muovo con grande difficoltà.
Per taluni una vita senza sesso è sinonimo di tristezza; per altri gli affetti spirituali contano a volte come e di più del piacere fisico.
Il tradimento può essere dolore: lo è se pensa di " possedere " l' altro.
Se si parte dall' idea che nessuno ci appartiene, che dobbiamo contentarci di quello che la persona amata può darci " qua e ora", giorno dopo giorno e ciò è scambievole perchè anche noi non ci sentiamo di appartenere a nessuno, allora il tradimento stesso può essere una pena relativa da accantonare godendo altre possibilità piacevoli che la vita contemporaneamente ci offre.
Io ho avuto un tipo di educazione che mi ha portato a mostrare sempre la parte " allegra " di me agli altri.
Per ciò stesso io per molti di quelli che mi avvicinavano ero e rimango una persona felice, senza problemi, anche in periodi di tristezza e di malessere.
Credo, ed è un' opinione personalissima, che gran parte del nostro stato d' animo dipenda dalla nostra disposizione verso eventi e persone.
Quando ero ragazza lessi un libro che mi piacque molto: si intitolava " Damerose" ed era di una scrittrice inglese: Elizabeth Goudge.
C' era un personaggio del romanzo, una vecchia signora che sosteneva che in momenti particolarmente difficili della vita occorre " costruire l' interno dall' esterno", comportarsi cioè come se tutto andasse bene.
Non sempre è valida questa formula, io, nel mio piccolo, ne ho fatto quasi una filosofia di vita.
Spesso i fatti mi hanno dato ragione.
Non è certo possibile in tutti i casi...aspetto repliche!
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