mercoledì 13 febbraio 2013

I PICCOLI MARTIRI DI GORLA

Chiedo scusa ai miei amici se sembra che oggi parli solo di fatti tristi; perdonatemi!
Appena arrivata a Milano, nel 1987, durante un documentario televisivo fu intervistata la mamma di uno dei " piccoli martiri di Gorla", una donna già anziana, fissata per sempre come una figura pirandelliana in quell' attimo di dolore che aveva distrutto la sua vita.
Chiesi a Vittorio di portarmi a vedere il luogo e il monumento che si vede qua e rimasi sconvolta e commossa.
Da allora sono passati 25 anni; i genitori sono tutti, credo, morti.
I milanesi sanno cosa a cosa sia legato il nome di Gorla ma per tanta gente non è altro che una fermata della metropolitana.
Quante sono le piccole grandi tragedie in quella immane della guerra e quante memorie scompaiono col tempo!

" La strage di Gorla "o "piccoli martiri di Gorla" sono le denominazioni con cui vengono chiamate le conseguenze di un bombardamento aereo degli Alleati che colpì la scuola elementare "Francesco Crispi" di Milano nel quartiere di Gorla, il 20 ottobre 1944, durante la seconda guerra mondiale provocando la morte di 184 bambini.
A Gorla la scuola elementare Francesco Crispi accoglieva tutti i bambini del quartiere, figli di operai, di artigiani, di impiegati; molti di questi alunni erano stati fatti rientrare dallo sfollamento perchè i genitori erano convinti che ormai "la guerra era finita"; dato l'alto numero di piccoli che frequentavano la scuola si era resa necessaria l'istituzione del doppio turno.
Quella mattina i 200 bambini presenti erano i figli di chi poteva condurre una vita con qualche problema in meno (almeno dal lato economico) rispetto a chi, abitante nelle case della Fondazione Crespi Morbio, era considerato più bisognoso e prima di seguire le lezioni del turno pomeridiano usufruiva della refezione scolastica a carico del Comune.
Pochi altri erano assenti per motivi di salute o perchè, vista la bella giornata di sole, avevano deciso di marinare la scuola.
Quelli del turno pomeridiano erano a casa.

Alle 11,14, quando suonò il piccolo allarme, le maestre cominciarono a preparare gli alunni per scendere nel rifugio, altre cercarono prima di informarsi in direzione se si trattasse del grande allarme e magari, il piccolo non l'avevano sentito.
Quando alle 11,24 suonò veramente il grande allarme, la testa del corteo formato dai bambini era già arrivata nel rifugio, altri si trovavano ancora sulle scale; in quegli attimi i bombardieri erano ormai visibili a tutti: nel cielo azzurro tanti piccoli punti argentei dai quali si staccavano altri punti ancora più piccoli.
Le bombe avevano iniziato a cadere sul quartiere.
A questo punto alcuni bambini scapparono da scuola cercando di raggiungere la propria casa, con il rischio di essere colpiti per strada (come in alcuni casi avvenne).
Trovandosi al piano terreno, la quinta del maestro Modena non dovette percorrere le scale, fu quindi l'unica classe che ebbe la possibilità di salvarsi al completo.
Per tutti gli altri il destino fu più tragico: una delle 170 bombe lanciate su Gorla si infilò nella tromba delle scale ed esplodendo causò il crollo dell'ala dello stabile e delle scale stesse sulla soletta in muratura che sovrastava il rifugio, trascinando con sè tutti i bambini ed i loro insegnanti nel cumulo di macerie.
Anche numerosi genitori che al suono del piccolo allarme erano corsi a scuola per riprendere i propri figli, morirono nel crollo.

Appena finita la sequenza di esplosioni e depositatosi il polverone grigio e soffocante causato dagli scoppi e dai crolli, i cittadini che si trovavano nelle vicinanze della scuola si resero subito conto di quanto era successo, diedero l'allarme ed iniziarono a scavare con badili, picconi o semplicemente con le mani; nonostante i danni interessassero tutta la zona, i soccorsi si concentrarono principalmente sulla scuola dove accorrevano i genitori per cercare di sapere cosa fosse successo ai loro figli.

Subito fu chiara la dimensione della tragedia, dalle macerie venivano estratti solo corpi senza vita; particolarmente attivo in quelle ore fu un giovane sacerdote, Don Ferdinando Frattino, che con la sua opera contribuì al salvataggio di un buon numero di bambini, ma purtroppo sempre pochi: gli alunni morti quella mattina furono 184, più tutte le maestre, la direttrice ed il personale ausiliario. Quello che accadde negli ultimi minuti della scuola è affidato ai ricordi di chi, in vario modo, riuscì a sopravvivere.

I funerali si svolsero nella vicina parrocchia di Santa Teresa del Bambino Gesù alla presenza di milanesi venuti da tutta la città a testimoniare il loro dolore; i piccoli vennero tumulati nel cimitero di Greco dal quale vennero poi trasferiti una volta pronto il monumento ossario.


" E VI AVEVO DETTO DI AMARVI COME FRATELLI..."

Così recita l'iscrizione sull'Altare all' interno della cripta dove riposano i resti dei Piccoli Martiri della scuola di Gorla.

Per quelli che fossero interessati esiste un sito, molto esauriente, con foto della zona, della scuola, la storia completa e tante testimonianze di bambini di allora e di genitori.

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