martedì 24 settembre 2013

PEDALARE

Abbiamo vissuto anni non belli, anzi decisamente tristi.
A parte la crisi e tutto ciò che ad essa si accompagna, siamo stati educati da un " sistema " ben orchestrato a un abbassamento costante di valori.
Trasmissioni urlate, veline, tronisti, conseguimento del benessere non importa come, politici corrotti, una stampa spesso poco obiettiva.
Ci sono stati periodi in cui, per chi era nella scuola, appariva ben duro proporre modelli " virtuosi".
Non vorrei sbagliarmi, ma da qualche tempo, forse qualche mese, comincia a spirare un' aria diversa.
Sarà che c'è un papa ( e parlo da laica, anche se credente ) che parla con il cuore oltre che con l' intelligenza senza paura di dire parole d' amore, tolleranza, condivisione che sembrano rivoluzionarie.
Sarà che c'è un Presidente della Repubblica che a 88 anni continua, per senso del dovere, a portare avanti il suo mandato e, non a caso, ieri nel discorso in occasione dell' inizio dell' anno scolastico ha citato le frasi del papa per ben tre volte.
Forse mi sbaglio, ma sento negli ultimi tempi di nuovo parole come: miglioramento, lavoro, dedizione, solidarietà, condivisione.
Io sono una che vede il bicchiere mezzo pieno, ma che bello stamattina leggere sul Corriere la storia del grande Bartali che, senza che nessuno lo sapesse, pedalava per salvare ebrei dai campi di sterminio ed è stato nominato " Giusto tra le Nazioni".
Impariamo di nuovo il gusto del bello, del buono del giusto e, forse pedaleremo tutti verso un futuro migliore.

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La foto è di Gennaro Esposito

domenica 22 settembre 2013

QUANDO UNA FOTOGRAFIA DIVENTA QUADRO

Amo molto le fotografie di Ferdinando Kaiser .
Ieri ho rivisto questo album sulla raccolta delle mele " annurche".
Si chiama così " ' e mele annurche".
Mi sono messa a guardarlo e avevo condiviso una delle foto.
Gennaro Esposito, altro amico e grande fotografo, mi ha suggerito questa che, nella fretta, mi era sfuggita.
Ma si sa lui è esperto e consiglia bene!
Mi sono incantata, come spesso mi capita guardando le opere di chi sa fotografare.
Capita come quando si guarda un bel quadro o scultura o, comunque, un' opera d' arte: ci si commuove quasi.
Credo che non sia capitato solo a me visto che molti hanno condiviso questa foto quando l' ho postata.
Il tappeto di mele a terra da sistemare e rigirare perchè maturino più in fretta ( non lo sapevo), la postura della figura che esprime vitalità e insieme pazienza, sforzo e, forse noia per un lavoro manuale occasionale eppure estenuante.
Se i paesaggi di Ferdinando sono belli, la figura umana è ritratta in tutta la sua verità, in modo quasi imbarazzante.
E' come se lui " tirasse fuori " dalle persone la loro essenza ed è come se noi, con pudore estremo, dovessimo accostarci a un' anima in tutta la sua interezza.
Questo è l' effetto che fa questa foto ( e non solo questa ) a me!

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10201216916837447&set=a.1187266714285.2028829.1006810740&type=1&theater
La foto è di Ferdinando Kaiser

sabato 14 settembre 2013

TAMMURRIATA NERA

" "Tammurriata nera" è una fedele pagine di cronaca della Napoli del primo dopoguerra.
L'ispirazione venne ad Edoardo Nicolardi, dirigente amministrativo del Loreto Mare, e autore di canzoni (Voce 'è notte), constatando in ospedale una serie di nascite di bambini di colore.
Erano chiamati i "figli della guerra", quei bambini nati dalla relazione di alcune ragazze napoletane con soldati afro americani. 

E' la Napoli di Curzio Malaparte, è la Napoli dei sciuscià e dei soldati dalla faccia nera, quelli con le tasche sempre piene di tavolette di cioccolata, scatolette di carne e biscotti, che, chissà perché, la prima parola che imparano era "mammà".
E' la voglia di ripresa della città più bombardata, dissanguata di gioventù, con la più alta mortalità infantile di Europa, punto di sfogo delle libera uscita di migliaia di soldati che, come scriverà Erri De Luca, "la usano come il più grande bordello del Mediterraneo". "
Questo si legge sul web se vai a cercare notizie sul fenomeno.
Io li ricordo da bambina questi ragazzi e ragazze di qualche anno più grandi di me, decenni prima che ci fossero in Italia problemi di razzismo e integrazione.
E poi Napoli, si sa, sia perchè porto di mare sia perchè città frequentemente occupata, da sempre ha convissuto con saraceni, spagnoli, francesi e popoli di ogni parte del mondo.
E' una città e una popolazione abituata a tutto: palazzi signorili e " bassi " di povera gente sono affiancati, il " femmeniello " è da sempre stato oggetto di affetto e portatore di fortuna.
Questi ragazzi dalla faccia più scura e dall' accento napoletano c' erano; li ricordo in quelle vie che dal Corso Vittorio Emanuele portano a Piazzetta Mondragone dove si trovava la scuola in cui mamma insegnava e io frequentavo le elementari.
Non esistevano problemi di differenza o accettazione: erano napoletani e basta.
Con gli anni ne vidi meno: mamma diceva che una parte di loro aveva raggiunto i padri in America; una parte si confuse nelle popolazione sempre crescente.
Ricordo un ragazzo, Giorgio si chiamava, figlio di una domestica del nonno di Vittorio.
Aveva il cognome della madre e a volte veniva a casa dove lei lavorava.
Mia suocera, pioniera nel sostenere l' importanza dello studio dell' inglese quando a quei tempi noi ragazzi " bene" venivamo iscritti nelle sezioni di francese, e che aveva indotto Vittorio a studiarlo mentre frequentava ingegneria, in modo assolutamente innocente e ignara delle occhiatacce che le inviavano i figli, continuava a dire: " Giorgio, mi raccomando, studia l' inglese che è importante!".
Un altro, il più grande di tutti, lo incontravo sempre quando, da Melito dove insegnavo ritornavo a Napoli passando per Miano dove abitava.
Andava a fare tranquillo la spesa e anche dopo ne ho sempre ammirato l' arte: James ( Gaetano) Senese, forse uno dei più grandi sassofonisti del mondo, figlio di Napoli e cittadino del mondo.
"...E' nato nu criaturo niro, niro...
e 'a mamma 'o chiamma Giro,
sissignore, 'o chiamma Giro... "

LA " MIA " STAZIONE

E' come un segno.
Ogni tanto Ferdinando Kaiser, come un genio benevolo, posta una delle sue splendide fotografie e spesso capita che siano legate in qualche modo alla mia vita.
E allora vado a " riacchiappare " ricordi.
Prendetevela anche con lui!
Nel 1955 io ero proprio piccola.

Eravamo tutti abbastanza poveri nel dopoguerra e anche in una famiglia come la mia, con due stipendi, non c' era da scialare.
A me non disturbava: non avevo conosciuto un' epoca diversa, essendo nata in quegli anni.
I miei, forse, venendo da una vita agiata, ci soffrivano, ma erano persone intelligenti, amavano ricevere gli amici e lo facevano in una casa modesta come l' avrebbero fatto in una reggia.
Non eravamo mai stati in villeggiatura; mamma e papà ricordavano quelle di prima della guerra.
Io ero abituata a prendere con loro la Cumana e andare a passare d'estate la giornata a Torregaveta o a Coroglio.
Mamma insegnava, papà lavorava alla Circumvesuviana: era un impiego modesto che lui faceva con l' allegria e la signorilità che ebbe sempre, ma che lasciò dopo qualche anno, insofferente come era alla vita sedentaria, per dedicarsi per tutta la vita al lavoro di assicuratore anche per migliorare la sua posizione e la nostra.
Quell' estate quindi prendemmo il treno della Circumvesuviana ( avevamo i biglietti gratis) e scendemmo a questa stazione.
Una famiglia di amici era là in vacanza e ci avevano chiesto di andare a trovarli.
Fu il mio primo approccio con Vico.
Ci mettemmo in cammina per la salita che porta a quella chiesa che si vede in fondo, S. Maria del Toro, ma poi non riuscimmo a trovare la casa dei nostri amici e si risolse tutto in una scampagnata.
Ma durante l' inverno, forse le nostre condizioni economiche erano migliorate, affittammo casa proprio vicino a loro, in cima a quella salita che l' anno prima avevamo percorso.
Ricordo ancora la prima mattina in cui ci svegliammo e mamma e io ci affacciammo dove allora era campagna e ora è pieno di palazzi.
Ci sembrava un sogno!
Più di due mesi al mare!
Credo che da allora l' amore per Vico e il senso di stupore, di riconoscenza e gioia siano andati di pari passo.
Poi, nella vita, questa stazione è diventata per me un luogo familiare.
Quando arrivavo con il treno era il primo posto da cui vedevo il luogo a me caro; ho abitato per anni e anni in una casa in alto a picco sulla stazione dalla quale si vedeva un panorama da favola.
Ci sono stata prima da bambina, poi da ragazza scatenata e pronta a divertirsi, da fidanzata perchè Vittorio veniva anche lui da anni in vacanza là, da giovane sposa, da mamma, poi con mia mamma, mio suocero e mia zia ormai anziani, poi di nuovo a luglio, da sola, lasciando i ragazzi, ormai grandi, e Vittorio a Milano.
Mi sedevo la sera, con un libro da leggere sul balcone da cui si guardava il mare e sotto di me c' era la stazione e intorno quel panorama da sogno che per me evocava stagioni belle e persone care.
Da qualche anno vado in albergo, arriviamo in macchina.
Quando oltrepassiamo lo Scrajo e stiamo per avvicinarci alla stazione, Vittorio rallenta e dice che si faccia anche la coda dietro di noi, tanto non gliene importa: dobbiamo salutare Vico che rivediamo ancora una volta.
E ci sembra sempre quasi un miracolo.

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10201155275456451&set=gm.10151646392731966&type=1&theater
La foto è di Ferdinando Kaiser

mercoledì 11 settembre 2013

AGLI AMICI DI FACEBOOK COMUNICATO IMPORTANTE

Da qualche giorno è scomparsa dalle note la voce " Non seguire più il post" o, almeno, in alcune compare e in altre, sempre più spesso, manca.
Oggi io taggherò in questa nota i soliti amici che sono circa 40.
Di essi, alcuni mi commentano sempre, altri in maniera alterna, altri mai.
Credo che possa essere noioso e, per molti fastidioso dover ricevere una gran quantità di notifiche.
Mi spiego meglio: se qualcuno tagga in una nota 40 persone e queste non possono avvalersi delle dicitura " Non seguire più il post" ricevono altrettante notifiche quanti sono i commenti alla nota.
Io sono in pensione, non ho molto da fare, durante il giorno vengo più volte al computer e smaltisco, poco alla volta, le notifiche.
Ci sono però amici/ e che lavorano, che hanno meno tempo di me.
A questi le notifiche si ammucchiano e si trovano spesso a doverne smaltire un numero enorme.
Da oggi penso, nel vostro interesse, che taggherò qualche amico, un numero ridotto e casomai a rotazione, per evitare che ciascuno di voi incorra in questo inconveniente delle numerose notifiche " obbligatorie".
Fatemi sapere il vostro parere, scrivetemi se volete essere ancora taggati o preferite di no.
Non mi dispiace perchè lo faccio per voi e per motivi pratici.
Consideratevi comunque sempre taggati.
Se scegliete di non esserlo potete sempre, se vi piace, venire sul mio profilo a leggere le note oppure fatemi sapere se preferite che le condivida con voi.
In questo caso le avrete sul vostro album, ma senza l' inconveniente delle notifiche.
Sarà un piccolo lavoro in più da parte mia che non potrò fare per 40 persone, ma per dieci certamente sì.
Del resto qualunque nota da me pubblicata su fb la trascrivo o è già scritta nel mio blog di cui ripeto l' indirizzo
www.ricordidieva.blogspot.com

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Grazie a tutti, baci a tutti e, se volete spiegazioni o sono stata poco chiara, fatemelo sapere!!!
Eva
 — con Cira PernaLucio Aufiero,Enrico ParraviciniLoredana BonizzoniMarisa Panara,Claudia Angela Maria ShanLuisa BonizzoniIrene Virgili,Matteo Sheriff PassamanoPietro EspositoLina Lacchini,Velia LeporatiAntonio PalombaroGiancarla Carla MazzonSergio LodiAlberto LimoliLoredana Lupoli,Immacolata MorraTitti Vitale PonticelliRossana Proietti RaponiCristina Gemma CapraMassimo ArduinoCarmen ScarpinoSergio ManciniLorilò MarinoSandro Moscato,Ida PittelliLalla TosiMaria Assunta Scannerini,Giuseppina AlfanoGennaro EspositoGianna Cesarini,Mariarita CristianoAlina BartoliniTullia CorbellaMaria Scotto Di CarloSorrentino Vincenzo SeniorColomba IzzoMichele BonacciSandra QuagliolaMaria Carla VanoliSilvana FrappettaCinzia BorsaniAnna Cesarin,Clarissa ChiesaMaria Emanuela Massari e Manuela Aloisi