venerdì 5 ottobre 2012

DI NUOVO SULLA FELICITA'

Ieri ho parlato della felicità ma anche grazie ai molti interventi mi sono resa conto che, forse, stavo parlando di serenità.
Ecco perchè riposto una parte di una pagina del mio blog che io avevo chiamato " Momenti 
".
E' vero la felicità, quella vera, è fatta di momenti.
Ne " Il Gattopardo ", il principe Fabrizio parla di " pagliuzze d' oro dei momenti felici".
Io penso che si tratti di attimi da tesaurizzare che, o richiami alla memoria o, a tradimento, ti colpiscono quando meno te lo aspetti; basta un niente, una musica, un profumo e sono là, pronti a esseri rivissuti, riassaporati; anche se lontani nel tempo ti sembra che siano accaduti ora, basta allungare una mano e li tocchi, ma non era solo ieri?
Quali sono i " miei momenti"? A volte, se li vuoi richiamare alla mente non vengono come quando ti chiedono quali sono i dieci film o libri più importanti della tua vita, ti si fa il vuoto in testa, poi dopo arrivano a frotte.
E' importante per me farne tesoro mentre li sto vivendo; così, forse, quando capita di doverli richiamare alla mente viene più facile.
Quali sono i miei momenti?
La notte insonne che passai subito dopo la nascita di Stefano, il primo figlio: l' adrenalina era tanta, avevo desiderato il maschio ed era nato e quella notte sembrava contenere tutte le promesse della vita.
Il giorno dopo la nascita di Paolo: ero in clinica, sola, nelle prime ore del pomeriggio mi portarono in camera il bambino e me lo poggiarono sulla pancia; ero tra veglia e sonno e pensavo che fino a poche ore prima era dentro di me e ora eravamo due esseri distinti, ma ancora così vicini: fu un momento di amore assoluto.
Quando Paolo era piccolo gli raccontavo spesso di quel giorno e a volte me lo chiedeva lui stesso, quasi come una favola.
Poi ci sono i momenti banali, di gioiosa quotidianità; se hai intùito lo capisci che devi farne memoria perchè saranno ricordi preziosi: le sere d' estate a Vico negli anni tra il '94 e il' 98, quando i ragazzi erano grandi ma passavano gran parte dell' estate ancora con noi e c' erano mio suocero e mia mamma e mia zia, tre anziani splendidi e la sera venivano amici dei ragazzi e amici di mamma, quelli di antica data e si restava sul terrazzo fino a tardi a ridere e scherzare; a conclusione dell' estate c' era la sera della festa del paese con i fuochi a mare e tutti venivano a vederli da noi ed era un gran discutere se i fuochi di quell' anno erano stati o no più belli di quelli dell' anno prima.
I venerdì sera, quando papà era ancora vivo e dopo, per anni, quando gli amici mantennero l' abitudine di riunirsi dopo cena a casa nostra; si parlava di politica, si discuteva perchè c' era sempre qualcuno di destra e molti di sinistra, ma si rideva soprattutto e molto.
Il sabato sera, d' inverno a Milano, quando i ragazzi erano abbastanza grandi da uscire la sera, ma poi ritornavano; io preparavo la pizza margherita e cenavamo tutti insieme e poi dopo loro uscivano e noi rimanevamo a casa e a me di non uscire non importava niente sia perchè lo avevo fatto per tanti anni sia perchè sapevo che quelle cene del sabato sera prima o poi sarebbero state un bel ricordo.
Quando i ragazzi vivevano ancora in casa e la sera non sempre uscivano o a volte tornavano e noi eravamo ancora svegli; io sono una che si addormenta sul divano, ma poi vado a letto tardi; era bello chiudere a chiave la porta di casa e pensare che c' eravamo tutti.
I sabati e le domeniche, ora che i ragazzi non ci sono più e io e Vittorio siamo soli ma felici e le ore passano pigramente; lui fa lavoretti, mette a posto documenti, suona, legge io sto al computer o cucino e poi pranziamo e chiacchieriamo dei fatti del giorno e ci vogliamo bene e siamo felici di questo pigro far niente e delle ore che si inanellano aspettando di vedere in tv la partita o " Che tempo che fa".
Quando, durante la settimana Vittorio torna dal lavoro e, mentre ceniamo, gli racconto quello che è successo durante il giorno e decidiamo cosa vedere in tv, tanto poi ci si addormenta.
Quando uno dei ragazzi telefona e dice che verranno a cena o a pranzo da noi e cosa preferiscono che io prepari; specie se è il loro compleanno.
Le sere d' estate a Vico, quando ci riuniamo a cena o dopo cena con gli amici che sono sia i miei che quelli di Vittorio avendo passato là le ultime 50 e passa estati della nostra vita e hai la consapevolezza calma di stare con le persone che ti sono care da sempre; sono momenti felici e senza sforzo, tanto ci conosciamo bene tra noi, si ricordano episodi andati, e per quanto si vada indietro nel tempo eravamo sempre insieme.
Un pomeriggio passato con un' intera classe il giorno prima degli esami di licenza media, nel 1986: furono ore di perfezione assoluta.
Momenti che solo chi ha vissuto per anni a scuola può capire: un quarto d' ora di chiacchiere smemorate, anche nel chiasso, prima che suoni il campanello di fine lezione, l' odore di gesso, lavagna, carta, corpi sudati, scarpe da ginnastica e senso di avventura che ogni giorno di scuola portava con sè, il senso di trasgressione nell' andare con la classe a fare un giro al mercatino sotto scuola e poi in panetteria, comprare focaccia per tutti, tornare in classe, dividerla e mangiarla.
Le mattinate di Cineforum quando si portava il televisore in classe e ognuno si sedeva dove e come gli piaceva e sbucavano fuori sacchetti di pop corn e patatine e facevamo qualcosa di utile ma ci sembrava vacanza.
Alcuni di questi momenti li vivo ancora, quelli passati li ho goduti, mi piacerebbe a volte riviverli anche solo per un attimo, ma sono così intensi che basta chiudere gli occhi e allungare una mano, ma non era solo ieri?
La foto si intitola:" L' insostenibile leggerezza" e la felicità, anche a ricordarla altro non è che leggerezza.
Grazie sempre a Gennaro Esposito, sia per le sue bellissime foto che per le sue poche ma sagge parole di amico che, spesso, mi aiutano a fare chiarezza.

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