TE PIACE 'O PRESEBBIO?
E' la frase che Eduardo De Filippo, nei panni di Luca Cupiello, ripete in modo ossessivo al figlio il quale non vuole dargli soddisfazione
e ripete che no, non gli piace.
Il presepe a Napoli è una tradizione, come l' insalata di rinforzo con i peperoni " papaccelle", la pizza di scarola, anzi una volta le scarole " imbottonate ", il baccalà fritto e via dicendo.
Noi napoletani o " napolidi " come sono io adesso amiamo il presepe, ma quello napoletano, quello nato negli anni del Barocco e da allora rimasto ricco, opulento, una mescolanza di sacro e profano.
C'è la grotta col " bambeniello", ma c'è anche l' osteria dove gli avventori giocano a carte, il macellaio con i pezzi di carne appesi ai ganci fuori alla bottega; il fruttivendolo con i cesti di frutta e il pescivendolo con le " spaselle " di cozze e vongole.
Il presepe napoletano è Napoli con tutte le sue contraddizioni, con il bene e il male, gli eccessi, i colori, la povertà, il chiasso: c'è il pastore Benino, quello che dorme e non si accorge della nascita di Gesù, ci sono i Re Magi, all' inizio lontani e poi sempre più vicini fino ad arrivare alla Befana davanti alla grotta.
Ogni chiesa a Napoli ha il suo presepe sontuoso e ricco di figure e scene; anche in costiera sorrentina ci sono bei presepi; a Sorrento una confraternita allestisce ogni anno un presepe bellissimo che rappresenta Sorrento antica: la marina, il paese, le finestre e balconi attraverso cui si intravedono scene di vita.
Quando insegnavo a Melito portavo i miei alunni a S. Gregorio Armeno, la via dei pastori; non c' erano mai stati e si perdevano nella visione delle ceste di frutta e " spaselle " di ogni grandezza da quelle piccolissime a quelle enormi per i presepi delle chiese.
I " presepisti " di S Gregorio Armeno mantengono viva la tradizione dei pastori di terracotta e dei personaggi famosi: vediamo quindi tra i pastori, Di Pietro, Berlusconi, Maradona.
Luciano De Crescenzo nel suo: " Così parlò Bellavista " divide i popoli in meridionali e settentrionali; quelli meridionali sono popoli d' amore e amano il presepe e il bagno nella vasca, quelli settentrionali come i milanesi sono popoli di libertà e amano l' albero di Natale e la doccia.
Mio padre non sapeva fare il presepe, chiamava un tizio, lo pagava e quello ce lo faceva.
A casa mia, da sposata, nella divisione di compiti e ruoli, Stefano, il primo figlio ha sempre preparato l' albero e Paolo, il secondo, il presepe.
Ora loro non sono più in casa e mentre l' albero lo preparo io ( in modo travagliato) così come le decorazioni per la casa, il presepe lo fa Paolo a casa sua: gli ho dato il " bambeniello", il sughero e qualche pastore perchè non hanno molto spazio, ma è giusto che lo faccia lui, gli spetta.
Del resto quello che più conta è che la Vigilia la passiamo tutti insieme, io e l' ing, i figli le nuore, i nipotini, i consuoceri: la cena è mista come lo sono le mie origini e il mio punto di arrivo, non manca mai però la pizza di scarola, quella è un classico: per il resto come sempre c'è un po' di Napoli e un po' di Milano, l' importante come dice Dickens nel suo " Canto di Natale": "è festeggiare degnamente il Natale, se mai creatura vivente può attribuirsi questo vanto.
Che altrettanto possa dirsi di noi, di tutti noi..."
C'è la grotta col " bambeniello", ma c'è anche l' osteria dove gli avventori giocano a carte, il macellaio con i pezzi di carne appesi ai ganci fuori alla bottega; il fruttivendolo con i cesti di frutta e il pescivendolo con le " spaselle " di cozze e vongole.
Il presepe napoletano è Napoli con tutte le sue contraddizioni, con il bene e il male, gli eccessi, i colori, la povertà, il chiasso: c'è il pastore Benino, quello che dorme e non si accorge della nascita di Gesù, ci sono i Re Magi, all' inizio lontani e poi sempre più vicini fino ad arrivare alla Befana davanti alla grotta.
Ogni chiesa a Napoli ha il suo presepe sontuoso e ricco di figure e scene; anche in costiera sorrentina ci sono bei presepi; a Sorrento una confraternita allestisce ogni anno un presepe bellissimo che rappresenta Sorrento antica: la marina, il paese, le finestre e balconi attraverso cui si intravedono scene di vita.
Quando insegnavo a Melito portavo i miei alunni a S. Gregorio Armeno, la via dei pastori; non c' erano mai stati e si perdevano nella visione delle ceste di frutta e " spaselle " di ogni grandezza da quelle piccolissime a quelle enormi per i presepi delle chiese.
I " presepisti " di S Gregorio Armeno mantengono viva la tradizione dei pastori di terracotta e dei personaggi famosi: vediamo quindi tra i pastori, Di Pietro, Berlusconi, Maradona.
Luciano De Crescenzo nel suo: " Così parlò Bellavista " divide i popoli in meridionali e settentrionali; quelli meridionali sono popoli d' amore e amano il presepe e il bagno nella vasca, quelli settentrionali come i milanesi sono popoli di libertà e amano l' albero di Natale e la doccia.
Mio padre non sapeva fare il presepe, chiamava un tizio, lo pagava e quello ce lo faceva.
A casa mia, da sposata, nella divisione di compiti e ruoli, Stefano, il primo figlio ha sempre preparato l' albero e Paolo, il secondo, il presepe.
Ora loro non sono più in casa e mentre l' albero lo preparo io ( in modo travagliato) così come le decorazioni per la casa, il presepe lo fa Paolo a casa sua: gli ho dato il " bambeniello", il sughero e qualche pastore perchè non hanno molto spazio, ma è giusto che lo faccia lui, gli spetta.
Del resto quello che più conta è che la Vigilia la passiamo tutti insieme, io e l' ing, i figli le nuore, i nipotini, i consuoceri: la cena è mista come lo sono le mie origini e il mio punto di arrivo, non manca mai però la pizza di scarola, quella è un classico: per il resto come sempre c'è un po' di Napoli e un po' di Milano, l' importante come dice Dickens nel suo " Canto di Natale": "è festeggiare degnamente il Natale, se mai creatura vivente può attribuirsi questo vanto.
Che altrettanto possa dirsi di noi, di tutti noi..."
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