sabato 24 novembre 2012

TE PIACE 'O PRESEBBIO?

E' la frase che Eduardo De Filippo, nei panni di Luca Cupiello, ripete in modo ossessivo al figlio il quale non vuole dargli soddisfazione
 e ripete che no, non gli piace.
Il presepe a Napoli è una tradizione, come l' insalata di rinforzo con i peperoni " papaccelle", la pizza di scarola, anzi una volta le scarole " imbottonate ", il baccalà fritto e via dicendo.
Noi napoletani o " napolidi " come sono io adesso amiamo il presepe, ma quello napoletano, quello nato negli anni del Barocco e da allora rimasto ricco, opulento, una mescolanza di sacro e profano.
C'è la grotta col " bambeniello", ma c'è anche l' osteria dove gli avventori giocano a carte, il macellaio con i pezzi di carne appesi ai ganci fuori alla bottega; il fruttivendolo con i cesti di frutta e il pescivendolo con le " spaselle " di cozze e vongole.
Il presepe napoletano è Napoli con tutte le sue contraddizioni, con il bene e il male, gli eccessi, i colori, la povertà, il chiasso: c'è il pastore Benino, quello che dorme e non si accorge della nascita di Gesù, ci sono i Re Magi, all' inizio lontani e poi sempre più vicini fino ad arrivare alla Befana davanti alla grotta.
Ogni chiesa a Napoli ha il suo presepe sontuoso e ricco di figure e scene; anche in costiera sorrentina ci sono bei presepi; a Sorrento una confraternita allestisce ogni anno un presepe bellissimo che rappresenta Sorrento antica: la marina, il paese, le finestre e balconi attraverso cui si intravedono scene di vita.
Quando insegnavo a Melito portavo i miei alunni a S. Gregorio Armeno, la via dei pastori; non c' erano mai stati e si perdevano nella visione delle ceste di frutta e " spaselle " di ogni grandezza da quelle piccolissime a quelle enormi per i presepi delle chiese.
I " presepisti " di S Gregorio Armeno mantengono viva la tradizione dei pastori di terracotta e dei personaggi famosi: vediamo quindi tra i pastori, Di Pietro, Berlusconi, Maradona.
Luciano De Crescenzo nel suo: " Così parlò Bellavista " divide i popoli in meridionali e settentrionali; quelli meridionali sono popoli d' amore e amano il presepe e il bagno nella vasca, quelli settentrionali come i milanesi sono popoli di libertà e amano l' albero di Natale e la doccia.
Mio padre non sapeva fare il presepe, chiamava un tizio, lo pagava e quello ce lo faceva.
A casa mia, da sposata, nella divisione di compiti e ruoli, Stefano, il primo figlio ha sempre preparato l' albero e Paolo, il secondo, il presepe.
Ora loro non sono più in casa e mentre l' albero lo preparo io ( in modo travagliato) così come le decorazioni per la casa, il presepe lo fa Paolo a casa sua: gli ho dato il " bambeniello", il sughero e qualche pastore perchè non hanno molto spazio, ma è giusto che lo faccia lui, gli spetta.
Del resto quello che più conta è che la Vigilia la passiamo tutti insieme, io e l' ing, i figli le nuore, i nipotini, i consuoceri: la cena è mista come lo sono le mie origini e il mio punto di arrivo, non manca mai però la pizza di scarola, quella è un classico: per il resto come sempre c'è un po' di Napoli e un po' di Milano, l' importante come dice Dickens nel suo " Canto di Natale": "è festeggiare degnamente il Natale, se mai creatura vivente può attribuirsi questo vanto.
Che altrettanto possa dirsi di noi, di tutti noi..."

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