domenica 11 marzo 2012

LA PRINCIPESSA PRIGIONIERA



C' era una volta, come cominciano tutte le favole, una principessa.
Era, logicamente, figlia di un re; era bella e amava divertirsi e, come tutte le principesse di oggi, andava in discoteca, viaggiava, si recava alle sfilate di moda.
A suo padre il re, che era all' antica, non piaceva questa vita.
Avrebbe voluto che restasse al castello, filasse, dipingesse e un giorno o l' altro scegliesse un principe degno di lei che la sposasse e la portasse nel suo regno per fare di lei una regina.
Tra padre e figlia scoppiavano continue liti per questo motivo.
Un giorno al castello arrivò una vecchia che era una strega malvagia, invidiosa della bellezza della principessa.
Riuscì a entrare nelle grazie del re e lo convinse a far bere una pozione magica alla figlia; disse che sarebbe diventata tranquilla e docile.
Il re, ignaro, acconsentì; quando la principessa ebbe bevuto la pozione si trasformò in una statua di pietra ferma nel tempo, lei che era stata così vivace e piena di vita.
Solo il volto conservò qualche traccia dell' antica bellezza.
Al re, disperato, non restò che circondarla di fiori, tanti fiori, erbe e piante.
Ordinò a un mago suo amico che sulla testa della figlia il cielo fosse sempre azzurro e mise ai suoi piedi una guardia a lui fedele che le facesse compagnia.
Era disperato, aspettava giorno dopo giorno che la strega sciogliesse l' incantesimo o che giungesse un principe tanto innamorato della bella principessa da accettarla così com' era; solo in quel caso l' incantesimo sarebbe cessato e lei sarebbe tornata come prima.
Non sembravano esserci speranze per la povera principessa!
Accadde un giorno che un giovane principe arrivasse in quel luogo ed essendosi innamorato perdutamente di lei, provò in ogni modo ad annullare l' iincantesimo.
Erano ormai cambiati i tempi in cui bastava un bacio!
Allora egli, pur di non essere separato da lei, pregò il re di fargli bere la pozione magica così che potesse restare per sempre accanto alla sua amata.
Come nella storia de " Il principe Felice " di Oscar Wilde i due riuscivano a comunicare grazie alle rondini che, volando in primavera e in autunno, tornavano da loro, raccontavano storie di paesi lontani e riferivano all' uno i messaggi d' amore dell' altra e viceversa.
Sul pennone più alto del castello riprese a sventolare il vessillo giallo come le mimose che la principessa tanto amava: i cuori si erano un po' riaperti alla speranza; tutti erano certi che prima o poi i due innamorati avrebbero ripreso le loro sembianze umane.
Forse, come per il Principe Felice, se avessero compiuto qualcosa di veramente eccezionale, il loro destino sarebbe cambiato.
E un giorno qualcosa accadde: le rondini, tornando dai paesi lontani raccontarono storie di donne povere, abusate, vittime di violenze, che lavoravano giorno e notte perchè i loro figli potessero sfamarsi; di donne malate ma che non si davano per vinte e lottavano.
La principessa capì che per queste donne la giornata dedicata a loro poteva avere ancora un significato e, con il linguaggio che usava con le rondini, chiese loro di prendere tutti i fiori che la adornavano e di lasciarli cadere, come una pioggia profumata su qualunque donna che in quel giorno soffrisse.
Le rondini obbedirono; la principessa non aveva più i fiori ma sentì una grande gioia nel cuore e si commosse: due lacrime scesero dagli occhi e le bagnarono le guance.
Si accorse che poteva muovere un braccio, poi l' altro e corse verso il principe, lo baciò e anche per lui l' incantesimo ebbe fine.
L' unica cosa gialla che rimase al castello fu il vessillo che, trionfante continuò a sventolare per sempre sulla torre più alta.
Grazie a Mario Bozzi e alle sue splendide elaborazioni come questa che stimolano la mia fantasia

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