L' 8 MARZO E LA FESTA DELLA DONNA
Il 25 marzo del 1911 ci fu un incendio alla «Triangle Shirtwaist Company» di New York (a Washington Square, nella zona industriale Est di Manhattan), che produceva le camicette alla moda di allora: ma erroneamente si è diffusa la credenza secondo cui la tragedia sarebbe avvenuta l’8 marzo. Nel rogo morirono 146 operai di cui 129 donne, quasi tutte camiciaie immigrate italiane ed ebree dell’Europa dell’Est. Erano rinchiuse a chiave nello stabilimento durante il lavoro per il timore di furti o di pause troppo lunghe: 62 di loro nel disperato tentativo di scampare alle fiamme si lanciarono dalle finestre dell’edificio, alto 10 piani. Alcune avevano 12 o 13 anni e facevano turni di 14 ore al giorno: la settimana lavorativa andava dalle 60 alle 72 ore con un salario dai 6 ai 7 dollari la settimana. Gli unici superstiti furono i proprietari della fabbrica, Max Blanck e Isaac Harris, che si misero in salvo senza preoccuparsi di liberarle. Il processo che seguì li assolse e l’assicurazione pagò loro 445 dollari per ogni operaia morta: il risarcimento alle famiglie fu di 75 dollari. In migliaia parteciparono ai funerali.
Se noi l' 8 marzo celebriamo la commemorazione di quell' evento, sono d' accordo! Per principio sono contraria a una " festa della donna" in genere, alle mimose e a tutto il resto.Trovo discriminante che ci sia una festa della donna e non una festa dell' uomo, dei bambini, dei negri, degli omosessuali, dei magri, dei grassi, dei " così e così "! Siamo tutti esseri umani e tutti degni, per ciò stesso, di uguale rispetto! Ogni giorno è la festa di tutti noi!
Se possibile, quel giorno, non vorrei ricevere auguri particolari, mi sento una persona e basta...
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