domenica 22 aprile 2012

LA FAMIGLIA

Nel dizionario, alla parola famiglia, si trova " Nucleo elementare della società umana, formato in senso stretto e tradizionale da genitori e figli, con l'eventuale presenza di altri parenti".
Noi siamo una famiglia.
Ormai i figli sono cresciuti, andati via e, guardando indietro sembra che tutto sia avvenuto in poco tempo e invece sono passati tanti anni.
Ci è andata bene; i figli sono dei bravi e cari ragazzi, laureati nei tempi giusti, lavorano, sono abbastanza legati a noi e in modo spontaneo; io e l' ing dopo 42 anni siamo ancora insieme e, cosa incredibile, ci vogliamo bene, forse più e meglio ora che in tanti momenti di questi anni trascorsi, tanti eppure così vicini da sentirne ancora il profumo e le sensazioni.
Spesso penso: ci è andata bene per fortuna, perchè ce l' abbiamo messa tutta e nel modo giusto o per entrambi i motivi?
A volte ho sensi di colpa: ho insegnato per tanti anni e ho visto centinaia di famiglie disgregarsi; tra gli amici e i conoscenti tante coppie non sono più insieme e i figli, spesso, diventano strumento dei rancori tra coniugi.
Non saprei dare una ricetta ma, al tempo stesso non me la sento di attribuire tutto il merito alla fortuna! 
Credo che la fonte di tutto risieda nell' educazione che sia io che Vittorio abbiamo ricevuto in famiglia, che abbiamo interiorizzato e fatto nostra: il senso di rispetto per la libertà nostra e quella degli altri, coniuge e figli compresi.
Nessuno ci appartiene, su nessuno possiamo avanzare pretese di possesso e ricatti affettivi del genere:" Quanto ho fatto per te! e tu così mi ripaghi?"
Sciocchezze; qualunque cosa si faccia è perchè la si vuole fare: per amore ( meglio ) o per senso del dovere, comunque non richiede ricompensa, quello che ti viene restituito, se viene, è pura gratuità e devi esserne felice e grato.
Quando Stefano aveva un anno e mezzo lo lasciai per un giorno e una notte a Vico con mia mamma e io andai a Napoli a passare qualche ora con Vittorio che partiva per l' America per un mese di lavoro là.
Al ritorno mio figlio non mi guardò nè mi parlò per due giorni.
Io che ero stata libera da sempre mi ripromisi di non lasciarlo mai nè lui nè altri dopo di lui.
Tanti mi hanno chiesto negli anni perchè non seguissi mio marito nei suoi viaggi in ogni parte del mondo; prima di tutto quello era il " suo " mondo come la scuola eta il mio; ognuno ha diritto a una parte della vita che condivide con l' altro solo se lo vuole.
E poi c' era da seguire la casa e c' erano loro i figli che crescevano e bisognava seguirli senza parere, con discrezione.
All' ing devo molto: anche se ha due anni meno di me è sempre stato la roccia su cui tutti noi abbiamo contato.
Anche io so che con la mia allegria e la " leggerezza " con cui affrontavo la vita gli ho dato sicurezza e forza in tante circostanze.
Lui mi ha insegnato a gestire con delicatezza come faceva lui dei figli maschi e non è cosa facile, io per natura sono più impulsiva e ho imparato a essere cauta ad ascoltare, a intuire, a intervenire senza che si capisse che stavo intervenendo.
Insieme, quando lui ha avuto la grande occasione, ci siamo lasciati tutto alle spalle e siamo venuti a Milano; di questo non sarò mai grata abbastanza a lui per la sua bravura e a tutti e due per la nostra incoscienza!
Libertà: ne abbiamo data tanta ai figli perchè noi eravamo stati educati alla libertà: il rispetto dei ruoli, pur nell' uguaglianza apparente, c'è sempre stata.
Quando a settembre si tornava da Vico, pur avendo sempre avuto la domestica ogni giorno, ci si sedeva intorno alla tavola e tutti insieme si faceva la divisione dei compiti per l' inverno che poi veniva scritta e attaccata alla parete della cucina.
Mamma, abituata ad essere servita, mi chiedeva sottovoce perchè dovesse fare anche lei i turni per apparecchiare e sparecchiare; io le dicevo di non preoccuparsi, che ci avrei pensato io ma " dovevamo" tutti avere un compito.
A chi toccava il sabato o la domenica aveva diritto a un turno in meno settimanale: si potevano effettuare scambi se c' era la disponibilità di qualcuno.
Ognuno, tranne l' ing, ogni mattina rifaceva il suo letto.
Paolo era quello che le inventava tutte per risparmiare fatica; grazie a lui ancora oggi è in uso un sistema per cuocere la pasta senza doverla rimestare ogni tanto!
Tutto era sempre fatto con grande allegria e naturalezza; le regole erano poche: essere promossi, tornare la sera all' orario da loro stabilito, per il resto si parlava tra noi e tanto e se c'è sincerità tra tutti, se si toglie il gusto del proibito, se ci si conosce bene, nel profondo, credo che anche un inizio di disagio si dovrebbe avvertire se ci fosse.
In questo sono stata fortunata: hanno sempre amato divertimenti e compagnie sane: possiamo aver dato saldi principi, cultura forte, retroterra giusto ma qua c'è anche tanta fortuna.
Ho visto ragazzi cresciuti in modo giusto perdersi senza un perchè, solo per aver fatto le amicizie sbagliate o per fragilità
Non vorrei che sembrassimo la famiglia del " Mulino bianco ".
Anche nella coppia ci sono tanti momenti in cui non riconosci l' altro, in cui anche io sono stata presa dalla mia voglia di amici, di scuola, di avere sempre tanta gente intorno e sono stata poco attenta.
Quando credevo di essere, a volte, trascurata o vedevo nell' altro impazienza e quasi fastidio mi sono fatta i miei bravi esami di coscienza.
Non ho mai, in  quei momenti, chiesto o preteso. 
Ho, semplicemente, aspettato; la natura mi ha fornito di un carattere capace di godere delle gioie della vita pur avendo una pena nel cuore.
Poi come spesso capita, come l' onda che si ritira a poco a poco, questi momenti passano e l' altro ritorna come lo hai sempre conosciuto e ricordato, forse con qualcosa in più: amicizia, complicità, conoscenza profonda.
Anche in questo sono stata fortunata perchè il progetto di vita comune è rimasto sempre ben saldo ma a volte mi sono sentita orgogliosa nel non pretendere spiegazioni e altre volte colpevole per non aver dato all' altro quello che si aspettava da me.
E' bello, in giornate come ieri, trovarsi tutti a festeggiare la nipotina e vedere con quanto affetto ci mettano a parte dei loro progetti, ci mostrino la piantina della casa nuova che stanno per comprare.
E' bello anche quando l' ing mi chiede se penso che sia ora di andare e tornare a casa chiacchierando di loro e della bella giornata e cenare insieme e sparecchiare insieme per poi vedere la televisione addormentandoci a turno mentre quello sveglio chiama l' altro e fingere di litigare su chi è più ordinato o disordinato e altre sciocchezze del genere.
E' un po' come tornare ragazzi con tanto cammino percorso insieme e tanta conoscenza in più senza le difese e l' orgoglio della gioventù.

Forse anche con meno passione ma con tanta più dolcezza!

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