PASQUA: CASATIELLO E PASTIERA
Pasqua è alle porte e stasera è serata di ricordi.
L' anno scorso scrissi una nota che ricopio nella prima parte per poi continuarla con ricordi e curiosità varie.
La Pasqua, per noi napoletani, dal punto di vista strettamente culinario è caratterizzata da pastiera e casatiello; quest' ultimo è una brioche salata imbottita di qualunque cosa : salame, formaggio, cicoli; sopra, a mo' di corona, troneggiano uova sode; è una bomba, ma è importante che ci sia.
Appena arrivata a Milano andavo in Piazza Cordusio dove c' è Mandara, un negozio di specialità napoletane, si trova tutto o quasi, paghi come se comprassi gioielli, ma senti sapore di casa!
Dopo qualche anno scoprii che nel mio quartiere in una certa via un certo giorno della settimana ad una certa ora, sempre quella, si formava una fila di persone eleganti che aspettavano: arrivava una macchina, ne scendeva un simpatico donnone robusto che restava là per un' oretta e vendeva prodotti freschi che venivano direttamente da Napoli; ogni tanto scompariva in seguito a denunce dei negozianti della zona, poi tornava.
Sono passati tanti anni e la signora non fa più la " tentata vendita", come la chiamava lei; ha una schiera affezionata di clienti " napolidi" e per noi, prepara, su commissione a casa sua, pastiera e casatiello; miracolosamente fa arrivare da Napoli mozzarella di bufala, provola e ricotta salata, anche loro indispensabili per il pranzo pasquale di ogni napoletano.
Del casatiello ho detto.
La pastiera, dolce a base di grano, ricotta, pasta frolla, acqua di fior d' arancio, cedro candito, scorzette d' arancia candita, cocozzata, cannella in polvere, proprio perchè composta di tanti ingredienti ( c'è anche una versione con crema pasticciera e una senza ), è diversissima a seconda della mano di chi la prepara.
A Napoli, in questo periodo i negozi di articoli casalinghi vendono pile e pile di " ruoti" ( così si chiamano a Napoli le teglie ) di alluminio per casatielli e pastiere di ogni grandezza.
Nessuno prepara una sola pastiera: non vale la pena di mettere in ballo tanti ingredienti per un solo dolce; c'è chi le fa e le regala e chi ne riceve.
Io non sono stata mai una specialista della pastiera; l' ho preparata a volte ma ne ricevevamo tante, sempre dalle stesse persone che mi limitai a mangiarle.
E' certo che a Napoli in questo periodo si faceva, e forse si fa ancora, un gran parlare di pastiera.
Ogni famiglia ha la sua personale ricetta nella quale variano le dosi dei diversi ingredienti.
Alcuni si rammaricano perchè quella dell' anno precedente era riuscita meglio; altri sono orgogliosi perchè quella di quest' anno è perfetta.
Poichè la pastiera si conserva almeno per una settimana, i giorni successivi a Pasqua sono punteggiati, a casa propria o in quella delll' amica, di piccoli assaggi, accompagnati da una tazzina di caffè, commenti e paragoni tra questa e quella pastiera fino a che " il ruoto" non rimanga completamente vuoto.
E l' anno dopo si ricomincia.
Una parte di questa nota si ispira alla " gustosa " narrazione tratta dal libro:" La cucina napoletana" di Jeanne Carola Francesconi, " IL LIBRO " per eccellenza che ogni cuoca napoletana conserva e consulta.
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