I FATTI DI BRONTE E "LIBERTA' " DI GIOVANNI VERGA
Accadde durante l' impresa dei Mille, in Sicilia a Bronte.
I contadini che lavoravano per una miseria terre non loro speravano, prima o poi nella spartizione di queste; già Garibaldi al suo passaggio aveva diviso dei latifondi e dato terre, ma non a Bronte.
I Borboni nel 1799, per ringraziare gli Inglesi e Nelson in particolare per averli aiutati a soffocare nel sangue la Repubblica Partenopea, avevano regalato quella che viene chiamata:" Ducea di Nelson" un latifondo dove prima, secondo antiche usanze, i contadinii si servivano delle cosidette " terre comuni " per il pascolo o del taglio della legna nei boschi.
Quel terreno non fu toccato anche perchè dietro l' impresa dei Mille c' erano finanziamenti inglesi.
I contadini, esasperati, nel sentire risuonare la parola " LIBERTA' " che per loro signigficava spartizione delle terre un giorno d' estate si rivoltarono e massacrarono i " galantuomini " cioè i signori. Del movimento facevano parte anche borghesi divisi in fazioni più estremiste e in altre moderate; ma di ciò non scrivo.
Questa storia di libertà, sangue, violenza, ignoranza e pietà viene raccontata da Giovanni Verga in una novella intitolata appunto:" Liberta' ".
Nella prima parte che è tutta un incalzare, si assiste al cieco e tremendo massacro da parte dei " villani" di signori, donne, bambini.
La rabbia momta in loro e li spinge a usare qualunque arma: zappe, picconi, mani piedi;i bambini calpestati, scricchiolio di ossa, persone che vengono spinte giù dai balconi.
La seconda parte della novella ci mostra come alla rabbia cieca segua un ottuso silenzio e una domenica di smarrimento.
I contadini non lavorano perchè non ci sono i signori a dare loro ordini, le campane della chiesa non suonano e non c'è funzione religiosa.
Solo ignoranza, quasi spavento per quello che la loro rabbia insensata li ha portati a fare.
Arriva Nino Bixio, il luogotenente di Garibaldi, fa arrestare i rivoltosi, cinque o sai vengono fucilati subito perchè siano di esempio, gli altri portati in città e chiusi in carcere per tre anni in attesa del processo.
Nei primi tempi le donne li seguono, qualcuna trova lavoro in città, qualcuna " si perde", poi lentamente la vita al paese riprende come prima: i signori a comandare, i contadini a obbedire.
La moglie di uno dei rivoltosi diventa la donna di uno dei signori e lui, l' uomo, ci prova gusto ad averla tolta a quell' altro.
Quando c'è il processo, il tribunale è affollato, i giuduci confabulano tra loro poi uno di essi si alza e pronuncia le parole che condannano i " villani " al carcere a vita.
Verga, nel suo stile impersonale secondo l' uso verista, rivela la pietà per la cieca ignoranza dei contadini sfruttati nella frase finale della novella:" Il carbonaio, mentre tornavano a mettergli le manette, balbettava: - Dove mi conducete?- In galera - O perchè? Non mi è toccato neppure un palmo di terra! Se avevano detto che c' era la libertà!...-
Mi è venuta in mente la novella vedendo il titolo e le belle elaborazioni di Sandro Scalera e Mario Bozzi: che tutti imparino il significato della parola: " LIBERTA'".
Spesso prima che lo si impari scorre sangue anche innocente e spesso forze occulte e più potenti manovrano persone inconsapevoli, spingendole anche a sbagliare.
Chiedo scusa a tutti gli amici siciliani: conoscono i fatti di Bronte meglio e più profondamente di me; io mi sono limitata a ricordare la novella del Verga.
Sui fatti di Bronte esisteva un bellissimo film di Florestano Vancini:" Bronte: cronaca di un massacro" che come tutti i bei film non compare nei palinsesti televisivi.
0 Commenti:
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page