martedì 17 aprile 2012

UNA FIABA...MA NON TROPPO


Come si trovasse là in quel giardino ancora in costume di scena quasi non lo ricordava.
Era giovanissima; venuta in città per inseguire sogni di gloria e di spettacolo, si era ritrovata a fare il burlesque; per quanto ora lo chiamassero così il lavoro era sempre lo stesso: ballava un po' di lap- dance sul palo, poi si spogliava con mosse maliziose, e dopo ai tavoli di vecchi bavosi che la guardavano con desiderio a cui lei, a percentuale, faceva bere quanto più champagne potesse.
C' era anche, come extra, qualche incontro " particolare " nel privèe del locale su richiesta dei clienti.
Non era quello che aveva sperato, non era una gran vita.
A casa, quando tornava, raccontava della città, di serate brillanti ed eleganti; sapeva che madre e fratelli facevano finta di crederle ma vedere quello sguardo smarrito e addolorato nei loro occhi le faceva male e le sue visite erano sempre più rare.
Ma da qualche sera la sua vita era cambiata; entrava nel locale quel ragazzo alto, bello, dall' espressione seria e un po' distaccata.
Si sedeva in prima fila e la guardava e lei si sentiva sciogliere dentro sotto quegli occhi che non la giudicavano ma la guardavano con ammirazione e, forse, anche con un po' di pena.
Poi le chiedeva di raggiungerlo al tavolo ma non beveva molto anche se ordinava tanto champagne.
L' ascoltava, piuttosto e lei si era ritrovata a raccontargli dei suoi sogni infranti, delle speranze deluse, della vita che scorreva così, della paura che gli anni della gioventù passassero e lei si ritrovasse una vecchia dipinta che nessuno più guardava.
Nemmeno lei sapeva di avere dentro tanti rimpianti; forse avrebbe fatto meglio ad ascoltare le parole dei suoi quando le consigliavano di restare in paese e di sposare un bravo ragazzo del posto.
Lui, il ragazzo bello e fiero aveva parlato poco; le aveva detto che lei era ancora giovane e bella, non si era ancora buttata via, quella vita non l' aveva ancora rovinata, che era sempre in tempo a ripensarci o, se voleva continuare nel mondo dello spettacolo a iscriversi a un' accademia, pensare a qualcosa di più stabile, di più dignitoso.
Ogni notte, a una certa ora, lui guardava l' orologio con aria impaziente come avesse urgenza di andare, gli prendeva una strana fretta, pagava il conto, la salutava e andava.
Le rimaneva quella strana sensazione di perdita e, nel contempo la gioia di essere stata trattata come una signora non come una qualunque da usare, pagare e gettare via.
Ma stanotte, anzi, stamattina, era quasi l' alba, non aveva resistito e l' aveva seguito senza nemmeno togliersi il costume, così com' era per paura che le sfuggisse.
L' aveva visto entrare in quel parco, varcare il cancello e poi, niente, era scomparso.
Lei si era ritrovata là, e alla sua sinistra su quel muro, un leone quasi dipinto in trasparenza e sopra un volto severo, di pietra a cui le piante di glicine facevano quasi da cappello.
Gli occhi di entrambi la colpivano, femi, severi, erano quasi uno a guardia dell' altro.
Le vennero in mente strane storie, favole e leggende di quando era bambina, di principi bellissimi condannati da un incantesimo a divenire di pietra.
E quegli occhi così fermi eppure buoni che parevano fissarla.
Non seppe quanto tempo rimase là a guardare stupita e a fantasticare; poi si scosse.
Era tempo di tornare indietro prima che la strada si riempisse e la vedessero vestita o meglio " svestita " in quel modo.
Chissà se la sera dopo sarebbe tornato; chissà se valeva la pena continuare quella sua vita senza senso che non la portava da nessuna parte.
Forse era il caso di mettere le sue quattro cose nella valigia e ritornare a casa, come le aveva detto il giovane bello e fiero venuto dal nulla e scomparso nel nulla e riannodare le fila della sua vita quando era ancora in tempo a farlo.
Guardò un' ultima volta l' idolo e il leone che sembravano uno a guardia dell' altro, pensò che, forse uno di essi era " lui" e lanciò loro uno sguardo di gratitudine.
Chiunque fosse, dovunque fosse, il bel principe dei suoi sogni le aveva aperto gli occhi.
Si sentiva di nuovo libera e padrona della sua vita!

GRAZIE A MARIO BOZZI E ALLE SUE MAGIE CHE METTONO IN MOTO LA MIA FANTASIA!

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