martedì 27 marzo 2012

PIGMALIONE E GALATEA


Attraverso due elaborazioni di Sandro Scalera e due di Mario Bozzi, quest' ultima mi riporta alla mente il mito di Pigmalione e Galatea.
Ovidio ne " Le Metamorfosi " ce ne parla.
Pigmalione, re di Cipro, era anche uno scultore e aveva creato una statua in avorio che aveva chiamato Galatea dal greco " galaktos", latte per il suo colore.
Si era innamorato della sua opera tanto da dormire con essa sperando che, un giorno o l' altro, vivesse di vita propria.
Afrodite, la dea della bellezza e dell' amore, non restò insensibile alle sue preghiere ed egli vide la sua amata statua animarsi e vivere.
Si sposarono ed ebbero un figlio che chiamarono Pafo, nome che poi venne dato a una città dell' isola di Cipro.
Nei primi secoli del cristianesimo si tese a polemizzare con questo mito considerandolo come culto dell' idolatria.
Invece Ovidio volle solo celebrare l' immedesimazione e l' amore dell' autore con la sua opera.
Il mito di Pigmalione venne poi ripreso in una commedia di G. B. Shaw che ha lo stesso titolo del nome dello scultore.
Nella commedia Henry Higgins, professore di fonetica, scommette con il suo amico colonnello Pickering di poter trasformare una sporca, volgare e rozza popolana: Eliza Doolittle in una signora degna della migliore società inglese insegnandole l' accento delle classi più elevate.
Ma la ragazza, insieme alle maniere eleganti, acquisirà anche una sensibilità più elevata, si ribellerà a Higgins e gli preferirà Freddy, un corteggiatore povero e innamorato.
Ancora un cambiamento, come nelle elaborazioni ed ecco che il mito viene ripreso nel musical portato al successo a teatro da Julie Andrews e Rex Harrison: " My Fair Lady".
Dal musical venne tratto un film con la regia di George Cukor dove la parte della protagonista fu affidata a Audrey Hepburn, che, anche se doppiata nelle canzoni, fu ritenuta più famosa della Andrews ( che, qusi come vendetta quell' anno le soffiò l' Oscar interpretando " Mary Poppins" )
In " My Fair Lady", rispetto al " Pigmalione" di G. B. Shaw, cambia il finale.
Eliza acquista sensibilità e gentilezza da vera signora ma non se la sente di abbandonare il professore Higgins che, nonostante l' aspetto e i modi burberi, come il Pigmalione dell'antico mito, si innamora della creatura che ha contribuito a plasmare.
Così come da un' elaborazione all' altra dei nostri" maghi" della grafica cambiano immagini e suggestioni così anche un mito, nei secoli, cambia pur rimanendo uguale nell' essenza.

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