domenica 13 maggio 2012

ERA UN GIARDINO


Era un giardino come tanti, in un parchetto di periferia con quattro altalene, erba che stentava a crescere nello smog della città e bambini che correvano, a piedi o in bicicletta, giocavano a mosca cieca o a pallone.
Lei si sedeva sempre e li guardava, per ore.
Pensava a quando, anni prima,  veniva con la sua bambina e a volte si irritava anche quando la piccola si attardava e lei sapeva che a casa l' aspettava la cena da preparare.
Avrebbe voluto che il tempo tornasse indietro, che tutti glii orologi del mondo cominciassero all' impazzata a correre a ritroso.
Se solo per un momento avesse potuto rivederla, parlarle, dirle il suo amore, lasciarla giocare là all' infinito per tutto il tempo che avesse voluto.
Se, se, se, quanti se riempiono le nostre vite.
Incomprnsioni, silenzi, frasi pensate ma non dette,  la figlia da tempo  era lontana non aveva dato più notizie di sè.
Guardò in fondo, nell' angolo che la sua bimba aveva tanto amato; le piacevano i fiori e aveva sognato un' aiuola sempre fresca.
Ogni giorno si dava da fare in quell' angolo di terra brulla inseguendo il suo sogno mentre lei, stanca per il lavoro in fabbrica, oppressa dalle preoccupazioni economiche e da quelle domestiche le concedeva quell' ora di svago e poi la riportava a casa quasi per forza.
Una casa tra tante dove non c' era posto per il verde e così la bambina aveva cercato di crearlo in quel parchetto stento.
Da giorni, veniva sempre, vedeva del movimento in quell' angolo: ruspe, camion che trasportavano terra, operai.
Si avvicinò; non l' aveva mai fatto prima e non seppe mai se vide prima la ragazza, donna ormai o la fontana a forma di statua carica di fiori e con zampilli d' acqua che li mantenevano sempre freschi.
La guardò e la riconobbe: lei volò tra le sue braccia; le chiese scusa se non si era fatta subito viva al suo ritorno ma voleva farle una sorpresa.
Si era specializzata in quella che era la sua passione da sempre: creare giardini  ed era venuta di proposito, d' accordo con le autorità comunali con l' intento di realizzare il suo antico sogno e portare lei, la mamma a vederlo una volta terminato.
-  Eri sempre così stanca - le mormorò con affetto - e trovavi ugualmente il tempo di portarmi qua e lasciare che mi dedicassi al mio sogno! E' solo grazie a te, alla tua pazienza e ai tuoi sacrifici se tutto si è realizzato!-
Non seppe che dire; guardò la statua dall' espressione enigmatica e impenetrabile, i fiori lussureggianti e quell' angolo di giardino le sembrò il Paradiso.
E forse lo era.

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page