sabato 24 novembre 2012

IL GATTOPARDO


Il Gattopardo è un romanzo scritto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato postumo nel 1958.
L'autore trasse ispirazione da vicende della sua antica famiglia e in particolare dalla vita del suo bisnonno, il Principe Giulio
 Fabrizio Tomasi di Lampedusa, vissuto negli anni cruciali del Risorgimento e noto anche per le sue ricerche astronomiche e per l'osservatorio astronomico da lui realizzato. Per il tema trattato è spesso considerato un romanzo storico, benché non ne soddisfi tutti i canoni.
Scritto tra la fine del 1954 e il 1957, fu presentato all'inizio agli editori Arnoldo Mondadori Editore e Einaudi, che ne rifiutarono la pubblicazione (il testo fu letto da Elio Vittorini che successivamente sembra si fosse rammaricato dell'errore), avvenuta poi dopo la morte dell'autore da Feltrinelli con la prefazione di Giorgio Bassani, che aveva ricevuto il manoscritto da Elena Croce.
Nel 1959 ricevette il Premio Strega divenendo il primo best-seller italiano con oltre 100.000 copie vendute.
Nel 1963 fu ridotto nel film omonimo da Luchino Visconti.
Nel 1967 venne anche tratta un'opera musicale di Angelo Musco, con libretto di Luigi Squarzina.
Il titolo del romanzo ha l'origine nello stemma di famiglia dei Tomasi ed è così commentato nel romanzo stesso: «Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra.»
Molta critica concorda nel ritenerlo l' ultimo grande romanzo decadente.
Quasi tutti noi facciamo difficoltà a decidere se sia più bello il romanzo o il film e quanto quest' ultimo, la sua ricostruzione accurata quasi maniacale di ambienti e personaggi, la potenza
interpretativa degli attori primo tra tutti un meraviglioso Burt Lancaster ( anche se doppiato da un bravissimo Corrado Gaipa) abbiano contribuito a " mantenerlo vivo " per tanti anni.
A me piace il film ma sono affascinata dalla prosa " opulenta" del romanzo.
A mio avviso Visconti, operando la scelta di tagliare gli ultimi due capitoli ( ed è anche giusto e comprensibile), lascia intatta la figura del Principe, anticipandone quasi l' anelito alla morte nella scena finale ma sacrifica la figura di Concetta la figlia che è più simile a lui e anche il possibile diverso esito del suo amore per il cugino Tancredi: elementi che vengono fuori nell' ultimo capitolo " La fine di tutto " che si svolge 50 anni dopo.
 

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