mercoledì 13 aprile 2011

PRIVATISTI


Chi di voi insegna o lo ha fatto per molti anni, sa che agli esami si presenta anche una fauna umana particolare: i privatisti.
Io ho sempre insegnato alle medie e negli ultimi anni di scuola erano quasi scomparsi; vuoi per le 150 ore, dove io fui prof negli anni '75-76, quando gli alunni erano veramente operai adulti che vedevano come una conquista il poter prendere la licenza media, vuoi che ormai le medie le finiscono tutti o quasi, è insolito vederne...capita più spesso alle superiori che si presentino ragazzi che, privatamente hanno studiato per recuperare un anno, e vanno alla statale per sostenere esami di idoneità.
Quando insegnavo a Melito, ragazzi che anni quelli!
C' era di tutto: dall' autista di autobus che aveva bisogno della licenza media per continuare il suo lavoro, al commerciante che non poteva avere la licenza per aprire un' attività senza avere prima quella media, sembra quel capitolo del libro " Cuore" quando si vedono adulti e anziani che ritornano sui banchi delle elementari.
Quando, dopo, sono venuta a Milano, ho visto professori giudicare con severità, a volte eccessiva, adulti o giovani che si presentavano con una preparazione scadente; ho visto ragazzi di scuole privatissime ed esclusive ( anche il figlio di Mike Bongiorno ) che venivano nella più vicina scuola pubblica ( allora insegnavo vicino allo stadio Meazza, conosciuto come San Siro ).perchè dovevano per forza appoggiarsi a una statale per gli esami.
Ma fu a Melito che capitavano gli episodi più  divertenti.
Cominciamo dal fatto che là era un paese, tutti si conoscevano e allora se aiutavi uno, lo facevi  anche con gli altri, poi veramente, in molti  casi toccavi con mano la necessità che avevano di conseguire la licenza media per il loro lavoro.
Era  anche paradossale chiedere a gente adulta poesie o fatti storici; si cercava di farli parlare del loro lavoro, delle loro esperienze: ho imparato tanto in quegli anni su botti e vivai  che erano le attività principali del posto.
 Il mio collega di matematica che NON era del posto, ma ci viveva, mi faceva capire che era meglio chiudere un occhio.
Io, che ero esperta in pubbliche relazioni, venivo usata per tenere lontani dai casi " a rischio bocciatura" i presidenti di commissione di turno, in quello ero insuperabile, lo ( o la ) riempivo di chiacchiere finchè  fosse passato il pericolo che andasse ad assistere a un esame orale.
Un anno si presentò come privatista un uomo, raccomandato dall' autista del pullman della scuola:  poverino, aveva problemi di linguaggio, riusciva a stento a esprimersi.
Il mio collega di matematica, però voleva che le materie fossero, almeno in apparenza, quelle curricolari; ricordo come fosse ora l' interrogazione di scienze. - Professore " Senta, conosce il cane lupo?"- Privatista :" Eh! " che significava sì. - Professore:" Mi dica, quante zampe ha il cane lupo?"- Privatista: " Uatt", accompagnato dal gesto della mano con quattro dita alzate.
Professore, guardando intorno a sè i colleghi ed esprimendo grande soddisfazione: " Bravo, bravo, conosce le scienze, ha studiato!".Una volta Baffone, il mio collega di educazione fisica, che solitamente era una pasta d' uomo, perse la pazienza; chiese a un tizio: " Che lingua parlano negli Stati Uniti ?", alla risposta: " Tetesco",  andò via sacramentando.
Un anno venne il padre di un alunno; gli serviva la licenza media per il lavoro: fu dolce vedere quanto il figlio si prodigò per aiutarlo e anche il pudore, la vergogna quasi dell' uomo adulto che ci teneva a fare bella figura davanti al figlio e ai suoi compagni.
Ora so che non c' è più, ma quello fu un esame orale che non dimenticherò mai; non ricordo cosa disse, ma si era preparato con scrupolo e la sua bella figura la fece.
Un anno avemmo un presidente di commissione di Napoli che minacciò querele, lettere di biasimo e qualunque cosa a chi avesse aiutato i privatisti, perchè si sapeva, disse che in paese era tutto un imbroglio, salvo poi raccomandarne uno lui che gli era stato segnalato da qualcuno molto in alto.
Il privatista andò veramente male e fu respinto; in sede di ratifica finale, fu sempre Baffone che, con grande dignità fece capire al presidente,  il quale  insisteva ancora perchè fosse messa ai voti la promozione dell' alunno da lui raccomandato, a ricordargli che noi non eravamo affatto come lui ci aveva dipinti all' inizio e che, purtroppo, per il malcapitato non c' era niente da fare.
Anni ormai lontani,  mondi forse più semplici, nostalgie.

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