L' ALUNNO CHE NON SAPEVA DI ESSERE STATO BOCCIATO
Insegnavo a Melito; l' anno dopo quello in cui nacque Stefano cioè nel 1979 avemmo la scuola nuova, bellissima,in periferia. Fino a quel momento avevamo insegnato in paese in un appartamento di civile abitazione adattato a scuola.
Quella nuova aveva grandissimi corridoi, tanti bagni, il teatro che era situato in una cavea naturale nell' atrio.
Era enorme e bellissima, progettata da un grande architetto.
Anni dopo, quando l' utenza è aumentata a dismisura, ma io ormai non c' ero più, ho saputo che hanno sacrificato tanti spazi per creare aule nuove; tra questi il teatro.
Poi, nel tempo, con l' arrivo di tanti ex terremotati e altra gente da Napoli, le scuole medie sono diventate tre, ma io non so dove siano perchè là non ci sono più tornata.
Quindi avemmo la scuola nuova, ma già non bastava per tutti; come assegnare classi e insegnanti al plesso vecchio e nuovo?
Mi sembra che il primo anno si fece a turno: metà anno una parte delle sezioni e metà anno le altre; l' anno seguente, a parte qualche insegnante del paese che scelse di restare nella vecchia scuola, si stabilì una graduatoria; i primi andammo nella scuola nuova e gli altri rimasero nella vecchia.
Fu così che io, tra polemiche varie cambiai corso: dal corso G dove c' erano ragazzi più poverelli, passai al corso E, il corso d' elite dove sono rimasta fino alla partenza per Milano.
Come ho già detto altrove c' erano dei genitori che non mi volevano perchè, oltre che la prima media, avrei avuto una terza tutta maschile e le famiglie preferivano che i figli continuassero con la stessa insegnante dei primi due anni; si cercò di fare l' imbroglio, un collega ( che poi sarebbe stato per anni il mio collega di matematica) mi avvertì, io feci valere i miei diritti.
Tutto, del resto, sarebbe stato inutile perchè la collega risultò addirittura perdente posto e dovette cambiare scuola.
Fu comunque un anno difficilissimo con quella terza.
Nella scuola esisteva una famiglia i cui appartenenti avevano tutti i capelli rossi e si caratterizzavano per uno scarso amore per lo studio e per l' italiano parlato e scritto in genere; dopo ho avuto un altro della famiglia e rimpiango ancora oggi di non aver conservato i suoi temi: erano assolutamente incomprensibili, ma per il resto andammo sempre d' accordo.
Nella classe che lasciai nella vecchia scuola, c' era un altro della famiglia dei rossi; era stato bocciato quindi non avrebbe potuto fare la terza con me anche se fossi rimasta nella vecchia scuola.
La madre, a cui era poco chiaro il tutto, ebbe una brillante idea: convinse il figlio a presentarsi nella scuola nuova, nella mia terza: " Tanto - disse - quella la Gambardella è buona, ti piglia".
Io mi trovai quindi, il primo giorno di scuola, in una terza tutta maschile, e non precisamente cordiale per aver dovuto cambiare insegnante, con il rosso che rifiutava di " schiodarsi " dalla sedia, perchè diceva che la madre gli aveva detto di " Andare dalla Gambardella".
Ci volle il bello e il buono per convincerlo che non era quella la scuola, non era quella la classe e soprattutto, che, essendo stato bocciato, non poteva stare in terza ma doveva andare in seconda.
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