martedì 18 ottobre 2011

CHI SIAMO NOI " NAPOLIDI " PER ME


Lo scrittore Erri De Luca chiama " napolidi " quelli che sono andati via da Napoli.
 Ora cercherò di spiegare per me che significa essere " napolide".
Un mio preside di Milano nato ad Avellino mi disse una volta che dal giorno in cui ci eravamo spostati non appartenevamo più, completamente, a nessun luogo, non eravamo nè di qua nè di là.
Io sono nata a Napoli da genitori napoletani con nonni di origini varie: uno napoletano, una francese, una milanese e uno lucano.
A casa mia non si parlava il dialetto: io l' ho imparato dalle domestiche, dalle canzoni e dagli alunni ( quelli di Napoli).
Da ragazza io ricordo una Napoli splendida, vivibile, dove, come aspetto negativo, esisteva una strana mescolanza di classi sociali e, al tempo stesso, una rigida struttura che non poteva essere sovvertita.
Il tramite che c' era, e ancora adesso esiste, tra questa apparente contraddizione, è una parola:  " voi".
A Napoli il " voi " avvicina e separa, crea confidenza e, al tempo stesso,  definisce e delimita confini; lo si usa ancora tra padrona e domestica, tra professori e genitori, tra bottegaio e cliente,  tra classi sociali diverse.
Crea una sorta di intimità e al tempo stesso sottolinea, a differenza del " tu " e del "lei " che io sto da una parte e tu stai dall' altra.
A Napoli ci sono palazzi nobili e aviti, posti fianco a fianco con abitazioni fatiscenti, con " bassi", in quartieri poveri : è un altro aspetto di questa strana e perenne contiguità.
Napoli ha una storia antica, ha cinque Palazzi Reali,  ha subìto  dominazioni da popoli diversi  ma assorbito cultura da ognuna di esse.
Napoli ha ricevuto il colpo di grazia dal terremoto del 1980: dopo nulla è stato più come prima e, soprattutto, c' era la sensazione che nulla potesse tornare come prima.
A Napoli, " il paese del sole", mare e sole si vedono solo nelle strade dei signori; il resto è un dedalo di vie e " scalinatelle"  che scendono giù a imbuto; se alzi gli occhi vedi, lassù, in alto, uno spicchio di azzurro.
Alcuni di noi sono andati via con la precisa intenzione di lasciare tutto e andare.
Alcuni hanno deciso di restare.
Generalmente noi " napolidi " che viviamo in città come Milano, non torneremmo mai indietro; io sicuramente no.
Sono felice degli anni vissuti qua, sono felice che i miei figli abbiano le loro radici qua, ma sono anche felice che continuino a sentirsi napoletani e a tifare disperatamente, anche nei periodi più bui, per il Napoli.
Al tempo stesso continuiamo a sentirci napoletani " dentro" anche se non ci identifichiamo più con la Napoli di oggi;
Non amiamo che dei "non" napoletani parlino male di Napoli; noi, del degrado della Napoli di oggi, parliamo male, ma sempre fra noi "napolidi".
Mai parlare male di Napoli con un napoletano che vive ancora là; sono veramente pochi quelli che vedono la realtà con occhi sinceri; ci si rifugia sempre nello stereotipo del clima, del " paese del sole", dell' inventiva, della risata facile.
C' è un mio amico che lavora qua a Milano da 17 anni e si sente napoletano e ha nostalgia di Napoli,;  però, quando ne parliamo, dice che lui  quando va a Napoli  la vede degradata.
Io gli dico che a noi " napolidi", quando viviamo lontano è come se cadesse un velo che, prima, ci impediva di vedere la realtà; chi è rimasto non la vede, la sopporta e la tollera; noi semplicemente, non ci riusciamo più, anche se il constatarlo ci comporta sofferenza.
Essere " napolide " non è facile; tempo fa sono stata contraddetta da un mio amico di fb perchè osannavo Reja, l' allenatore della Lazio che ha portato il Napoli dalla serie C alla serie A.
Lui mi ha risposto che gli allenatori sono dei mercenari, il che è vero, ma i napoletani Reja non lo dimenticano e lo applaudono.
Una cosa ci unisce tutti: almeno quelli che c' erano quel giorno.
La mattina dell' 11 maggio del 1987, dopo una notte di festeggiamenti per il primo scudetto conquistato, chi uscì di casa vide una città che, di notte, era stata tutta dipinta di azzurro: vie, marciapiedi, fontane, strade; era uno spettacolo.
Credo che molti  napoletani e " napolidi"  su un' altra cosa si trovino sempre d' accordo: " Maradona è meglio 'e Pelè".

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