domenica 25 settembre 2011

LA SCUOLA ED IO


Ci sono periodi, specie in primavera e autunno, almeno a me capita così, in cui soffro di una lieve depressione: è come se fossi chiusa in una bolla d' aria, sola e introiettata in me stessa.
Non sono periodi piacevoli, ma so che sono legati al cambio di stagione e mi limito ad aspettare che passino, così come all' improvviso vengono.
Stasera, per scacciare il senso di nulla, ho pensato alla scuola.
Dio mio quanto l' ho amata! Questo è il sesto anno da che sono in pensione e i ricordi cominciano a farsi meno netti, e allora, tiriamoli fuori!
L' odore di scuola, l' odore di classe: un misto di gesso, lavagna, libri, corpi sudati, scarpe da ginnastica...una nuova avventura ogni giorno.
Il giorno del compito in classe: tema o analisi logica : non so perchè era come il giorno del Cineforum, c' era un ' aria quasi di festa.
Come insegnante ero autorevole e nei momenti seri mettevo anche paura; quando interrogavo, ad esempio e tiravo fuori il sacchetto con i numeri corrispondenti ai nomi dei ragazzi sul registro: erano momenti seri quelli.
Il compito in classe era sì serio ma si svolgeva in un clima festaiolo: io preparavo con cura i temi su argomenti studiati nell' ultimo mese e consegnavo loro le fotocopie con i titoli.
Lasciavo, se si trattava di temi di letteratura, che usassero i testi; se un tema lo si sa fare il testo lo si sa usare, se non capisci niente puoi avere davanti qualunque cosa ed è inutile, come se non ci fosse.
Generalmente potevano anche fare merenda se ne avevano voglia; per quante classi abbia avuto ricordo sempre quest' atmosfera di eccitazione trattenuta, di aspettativa; a volte ci ritrovavamo a chiacchierare e a me prendevano i sensi di colpa pensando che potessero distrarsi; non è mai successo: i bravi facevano bei temi e quelli che non avevano studiato lavori meno belli.
A casa o anche nell' ora di pausa, avevo fretta di leggerli era come un lavoro a lungo preparato insieme e avevo voglia di vederne i risultati.
A volte i titoli riguardavano la loro sfera personale, il loro mondo di adolescenti; spesso mi hanno chiesto se potevano, dopo corretti, non portarli a casa, ma segnare solo il voto o il giudizio.
Ho sempre rispettato questo desiderio; spesso scrivevano per me pensieri, riflessioni che non avrebbero espresso se i genitori li avessero letti.
Non è mai capitato che ci fosse qualcosa che i genitori fossero tenuti a sapere, è solo che a un' insegnante che ti tratta da adulto doni una parte di te che ai genitori hai ancora pudore di mostrare; spesso figli di separati esprimevano il loro disagio e lo facevano con serenità sapendo che solo io avrei letto i loro lavori.
Il compito di analisi logica era un' impresa; generalmente davo dieci frasi, sempre più facili rispetto a quelle assegnate per casa; i compagni di banco avevano compiti diversi, quindi c' erano due compiti per classe divisi per file di difficoltà simili.
Sempre capitava che un" genio" sbagliasse un complemento: tam tam per tutta la classe e lo stesso errore, immancabilmente, ripetuto da tutti.
Alla fine del compito si scambiavano gli elaborati; io correggevo ad alta voce e ognuno sottolineava gli errori di un compagno: succedeva di tutto, diventavano severissimi e, contemporaneamente tenevano d' occhio il compagno o la compagna che correggeva il " loro" compito.
Alla fine stabilivamo uno schema: da 0 a 2 errori : ottimo; da 2 a 4 errori: distinto e così via.
Io riguardavo tutti i lavori e poi, in base allo schema mettevamo i voti e li trascrivevamo sul registro: era un lavoro massacrante ma dava loro il senso della correzione e della giustizia; cogestivamo insieme il tutto e nessuno si è mai lamentato per un voto in meno perchè aveva constatato di persona di averlo meritato.
Ci sono stati anni in cui, con la mia ottimizzazione del tempo tra interrogazioni, spiegazioni e correzioni, siamo riusciti a festeggiare tutti i compleanni che cadevano durante l' anno scolastico.
Avevamo un calendario, nell' armadio una provvista di piatti e bicchieri di carta, l'ora preposta era quella dopo l' intervallo; il festeggiato/a portava torta, patatine, coca e aranciata, io e le ragazze che si prestavano eravamo adibite alla divisione in porzioni e distribuzione del tutto.
In dieci minuti, un quarto d' ora la festa era finita ed eravamo pronti per passare alla storia o alla spiegazione di italiano.
E quanti libri letti e film visti e discussi insieme!!!
Il giorno del cineforum, ne ho parlato altrove, era giorno di gran festa; loro non sapevano quanto lavoro c' era dietro quell' apparente svago.
E quante poesie imparate a memoria! Il mio grande vantaggio era che io le conoscevo tutte: questo li stimolava a impararle perchè, dicevo loro che le poesie imparate a quell' età non si dimenticano o se rilette, tornano a mente subito.
Mi dicono che ora è tutto cambiato; le ore di lettere per classe sono diminuite e ogni insegnante ha tre classi invece di due o anche di più.
Con meno ore settimanali mi dicono i colleghi che non si può nè vedere un film, nè leggere insieme un libro: velocemente si riesce appena a svolgere il programma, le classi sono numerosissime e ci sono sempre meno insegnanti, cosa che il nostro governo aveva previsto da anni; meglio rifugiarsi nel ricordo del passato!

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