lunedì 30 aprile 2012

UN' ALTRA MAGIA DI MAGO MARIO


Mario Bozzi è un mago!
Su questo non ci sono dubbi.
Se per magìa si intende un animo d' artista con tutta la delicatezza e capacità di introspezione che questo comporta, allora ne siamo ancora più sicuri.
Qua ha ritratto un' amica comune; in primo piano come la conosciamo tutti e sullo sfondo trasgressiva e splendente quasi come Trilly la fatina di Peter Pan.
Ebbene il nostro mago non poteva descrivere meglio la  nostra amica: la sua semplicità, apparente fragilità e insieme forza di fondo, allegria, ottimismo, e una nascosta vena di trasgressione.
E' una donna coraggiosa, vera, cordiale come solo i milanesi doc ( di cui si è perso lo stampo ) lo sono.
Sempre pronta a guardare avanti, a dire una parola allegra, a rincuorare se stessa e gli altri, mai a piangersi addosso; non  vive con i " se " e con i " ma".
Forte e cara, capace di grande affetto e di sincera espansività, cordiale  buona e discreta.
Io le voglio molto bene e credo che gliene vogliano anche più e meglio di me gli amici di questa piccola comunità virtuale che la conoscono da più tempo; io sono l' ultima venuta tra loro ma a" naso " ne ho intuito tutta le tenerezza, forza e sensibilità!
E perciò Mario Bozzi è un vero mago!!! Conosce l' animo umano e, vi assicuro, non è cosa facile!

domenica 29 aprile 2012

GIOIAFAMILY


Ma che succede!
Poco fa eravamo in sala seduti tutti sul divano a scambiarci i doni di Natale e poco tempo dopo al compleanno della piccola Virginia; ad un tratto, ecco la magìa; tra " botti " di Capodanno ( e si capisce, siamo napoletani ) e un gran fumo improvviso siamo stati scomposti e ricomposti in ordine sparso dal mago Mario Bozzi.
In realtà mi conosce meglio di quanto io credessi ( forse veramente è un mago)!
Questa foto rispecchia me, la mia " capa fresca" e il mio modo di essere: in fondo resterò sempre una ( vecchia ) ragazza, non crescerò mai del tutto!!!
Ed eccoci qua in un tripudio di colori, di volti ben delineati e visti in trasparenza: una famiglia come tante, con me che resto, come diceva mia madre, con la testa di quando avevo 15 anni!!!
Ci sono anche come in un firmamento con i colori della mia sciarpa  i fuochi di artiicio; forse il mago proprio perchè è tale sa che io sono un' appassionata degli spari a Capodanno.
A Milano non posso, " sembra brutto" ma quando a Capodanno siamo a Napoli o a Vico compro bengala e fuochi di nascosto dell' ing e a mezzanotte mi diverto a sparare!!!
Ci siamo tutti, sparpagliati,  come  ora nella realtà, uniti dal telefono e dai pranzi insieme ma con una vita intera alle spalle.
L' ing c'è sempre e guai se mancasse!!!
Lui è quello che quando io e i figli facevamo chiasso diceva : " State buoni ragazzi!"
Ci siamo nel disordine " apparente " e allegro che ha sempre caratterizzato la mia vita.
Si cantava tanto, si scherzava e molto; sono stata rispettata ( credo ) e il mio ruolo, in qualche modo è stato salvo ma sono sempre stata trattata come una sorella minore, con affettuosa condiscendenza; di questo io spesso ne ho approfittato: come si gestisce bene l' autorità in modo occulto!
Le nuore mi hanno subito chiamato per nome e dato de tu; e vi assicuro che, nonostante la mia " pazzaria", sono una non interferente e discreta.
E' che si mi scappa da ridere lo faccio dovunque siamo e anche se mi  viene da cantare.
Così questa allegria, non solo mia, ha connotato la vita della famiglia.
Non credo che ci siano ricordi di botte o puniizioni; la nostra generazione era diversa e da genitori siamo stati fermi ma delicati e anche compagni.
Grazie mago Mario: ci hai descritti come siamo: non più insieme ma divisi in coppie e famiglie ma pronti, quando siamo uniti a  divertirci e tu ci hai fatto " fare scintille"!!!

venerdì 27 aprile 2012

LA CASA DELLE FAVOLE

La  casa era là e tutti, per anni l' avevano sotto gli occhi.
Prima non c'era e lo sguardo poteva spaziare lontano; poi avevano cominciato a costruirla e dopo ancora era rimasta là, mezza finita e mezza in costruzione, brutta e ingombrante.
Un giorno fu vista una coppia con un bambino traslocare con un furgone con pochi, poveri mobili.
Anche dal loro abbigliamento si vedeva che non erano ricchi; erano allegri e cantavano spesso, questo sì.
Come fossero entrati in possesso della casa non fu dato saperlo; i vicini si sbizzarrirono in congetture perchè la gente, si sa, si occupa spesso di quello che accade intorno.
L' avevano ereditata, occupata abusivamente, l' avevano comprata con un mutuo: ognuna di queste ipotesi  fu valutata e sviscerata.
Purtroppo i tre, pur essendo chiaramente una famiglia allegra e felice, erano gentili con i vicini ma poco loquaci e queste curiosità non furono mai soddisfatte.
Quello che migliorò molto ( e di questo si accorsero tutti ) fu l' aspetto della casa e dello spazio che la circondava.
E questo diede molto da parlare ai vicini.
Un bel giardino ben presto la circondò, un grazioso muretto e un piccolo laghetto la resero ben presto simile a una casa da favola.
Quello che i vicini non sapevano era che i tre, venendo da un paese lontano, non conoscevano la nostra lingua e non potevano vedere i telegiornali o leggere sui giornali le tremende notizie sulla crisi che ci tormentano ogni. giorno.
Quindi passavano il loro tempo, oltre che a lavorare sodo, a sperare e puntare sul futuro.
Erano arrivati in quel luogo perchè il bambino era stato molto malato e solo da poco era guarito.
La loro gioia era tale che nemmeno la povertà li spaventava: erano giovani, avevano braccia robuste e lavoro, anche umile, se ne trovava.
Bastava guardare avanti.
Se i vicini avessero osservato con maggiore attenzione si sarebbero accorti che gli alberi erano delle pianticelle che i due avevano acquistato per pochi soldi al mercato e che avevano attecchito abbastanza, anche se agli occhi degli altri apparivano MOLTO più alte e folte di quanto fossero.
Il muretto era stato costruito con pietre raccolte qua e là, unite con calce e costruito poco a poco di sera, dopo il lavoro.
In quanto al laghetto, era un fosso che i due avevano scavato e recintato che raccoglieva l' acqua piovana e quella di una roggia che passava là vicino e di cui nessuno si era mai accorto.
In realtà, a parte la cura, la gioia e la speranza di quelli che l' abitavano, se i vicini avessero guardato con attenzione si sarebbero accorti che erano più loro a vedere i cambiamenti: tranne poche riparazioni la casa, grosso modo, era sempre la stessa.
Questione di punti di vista!

Grazie ad Alina Bartolini e Mario Bozzi per le loro foto " prima e dopo ".

martedì 24 aprile 2012

" C' ERAVAMO TANTO AMATI " E IL CINEFORUM A SCUOLA

Io ho insegnato lettere per 38 anni; è stato il grande amore e divertimento della mia vita; per 18 anni a Napoli e per 20 a Milano.
Sempre, per vocazione, alle medie.
Penso che tra elementari e medie un ragazzo, se fa gli incontri giusti potrà amare la cultura o meglio " la curiosità del sapere".
A Napoli, oltre a studiare facevamo teatro, a Milano ho elaborato un" Progetto Cineforum " e, dopo anni di esperienze, l' ho " codificato" e per anni ne sono stata responsabile anche come insegnante di riferimento nella mia scuola.
Del Cineforum, del clima festoso che settimanalmente si respirava in classe quando vedevamo il film, ho parlato in un altro capitolo.
Era una cosa seria e lavoravamo anche dopo con lavori scritti e orali  ma fortunatamente i ragazzi erano colpiti dall' aspetto ludico della cosa.
Insomma erano delle belle mattinate!
Su fb, quando mi sono iscritta, cosa bellissima per me, mi hanno chiesto l' amicizia circa 200 ex alunni da quelli dell' ultima classe a quelli che oggi hanno quasi 50 anni e a cui ho insegnato quando ero poco più grande di loro.
Ho scoperto che una classe aveva addirittura creato un sito che ricordava quelle giornate di " apparente svacco".
A fine anno compilavamo una " top ten " dei film visti.
In un' atmosfera di " totale casino" ognuno dava un voto da uno a dieci  ai film visti e poi qualcuno di loro si preoccupava di calcolare il tutto a computer e usciva la classifica.
Perchè mi viene in mente questo ?
Oggi, per celebrare il 25 aprile ho postato sul mio profilo e su quello di un amico una scena di un bellissimo film: " C' eravamo tanto amati " di Ettore Scola
Quando uscì, credo nel 1975, fu l' anno del " sorpasso " del PCI alle amministrative; i nostri genitori avevano fatto la guerra e ce la raccontavano.
Era, come " Il grande freddo", un film che raccontava la storia di una generazione.
Noi lo amammo molto.
Quando in classe facevamo la " top ten", su tanti film il mio parere coincideva con quello dei ragazzi: quelli sull' amicizia come " Stand by me" o quelli su affetti privati e ideali politici come " Music box " di Costa Gravas.
Non parliamo poi dei film dell' orrore: quelli erano una goduria per tutti; e poi " Il Miglio Verde", che batteva sempre gli altri!
Ma il mio caro:" C'eravamo tanto amati " era sempre all' ultimo posto!
I ragazzi vedevano un' Italia che non conoscevano, fatti che sui libri si storia si studiano frettolosamente alla fine dell' ultimo anno, storie che non avevano mai sentito raccontare da genitori giovani anche loro.
Io ho sempre perseverato nell' alternare film divertenti e istruttivi ad altri che, comunque, tramandassero delle memorie.
Sono stata ripagata perchè quando fb come una lampada di Aladino mi ha restituito i miei ex alunni e cosa sono e fanno oggi, mi sono resa conto che tanti miei suggerimenti dati anche fra le risate, una patatina e un pop-corn hanno prodotto risultati e oggi che sono adulti ricordano e, bontà loro, MI ricordano con affetto e spesso con riconoscenza.
Allora spero che anche film come questo che ci restituisce la generazione dei nostri genitori, quelli che hanno visto e sofferto la guerra e di noi che da piccoli ricordiamo gli anni del dopoguerra e quelli del boom, le illusioni, le speranze, le sconfitte che oggi regaliamo e tramandiamo ai nostri figli, rimangano in qualche angolo nascosto della loro mente e se per caso capiti loro di rivederlo da adulti, ricordino e la memoria di un' epoca non vada persa.
Io ci credo!

lunedì 23 aprile 2012



domenica 22 aprile 2012



IL COMPLEANNO DI VIRGINIA



Ieri abbiamo festeggiato il compleanno di  Virginia; veramente sarebbe stato giovedì ma ieri eravamo tutti liberi.
Io ho preparato tante " pizzelle " fritte con la ricotta a forma di piccoli calzoni, Gloria ha comprato i salatini e la torta.
C' erano anche Paolo e Valentina; la bimba era contenta di aprire tutti i regali! 
Quando poi si è trattato di spegnere la candelina Stefano l' ha aiutata e lei, beata, si è tuffata con voluttà sulla torta di fragole e panna prendendola con le mani e ridendo e mangiando di gusto.
E' stato un bel pomeriggio, intimo, gioioso e sereno.
Mi piacciono i compleanni festeggiati così fra noi, senza estranei.
Anche con i ragazzi si pranzava o si cenava tutti insieme e poi si spegnevano le candeline!
La tradizione si rinnova è come una catena dolce che continua e si perpetua.
AUGURI VIRGINIA!

LA FAMIGLIA

Nel dizionario, alla parola famiglia, si trova " Nucleo elementare della società umana, formato in senso stretto e tradizionale da genitori e figli, con l'eventuale presenza di altri parenti".
Noi siamo una famiglia.
Ormai i figli sono cresciuti, andati via e, guardando indietro sembra che tutto sia avvenuto in poco tempo e invece sono passati tanti anni.
Ci è andata bene; i figli sono dei bravi e cari ragazzi, laureati nei tempi giusti, lavorano, sono abbastanza legati a noi e in modo spontaneo; io e l' ing dopo 42 anni siamo ancora insieme e, cosa incredibile, ci vogliamo bene, forse più e meglio ora che in tanti momenti di questi anni trascorsi, tanti eppure così vicini da sentirne ancora il profumo e le sensazioni.
Spesso penso: ci è andata bene per fortuna, perchè ce l' abbiamo messa tutta e nel modo giusto o per entrambi i motivi?
A volte ho sensi di colpa: ho insegnato per tanti anni e ho visto centinaia di famiglie disgregarsi; tra gli amici e i conoscenti tante coppie non sono più insieme e i figli, spesso, diventano strumento dei rancori tra coniugi.
Non saprei dare una ricetta ma, al tempo stesso non me la sento di attribuire tutto il merito alla fortuna! 
Credo che la fonte di tutto risieda nell' educazione che sia io che Vittorio abbiamo ricevuto in famiglia, che abbiamo interiorizzato e fatto nostra: il senso di rispetto per la libertà nostra e quella degli altri, coniuge e figli compresi.
Nessuno ci appartiene, su nessuno possiamo avanzare pretese di possesso e ricatti affettivi del genere:" Quanto ho fatto per te! e tu così mi ripaghi?"
Sciocchezze; qualunque cosa si faccia è perchè la si vuole fare: per amore ( meglio ) o per senso del dovere, comunque non richiede ricompensa, quello che ti viene restituito, se viene, è pura gratuità e devi esserne felice e grato.
Quando Stefano aveva un anno e mezzo lo lasciai per un giorno e una notte a Vico con mia mamma e io andai a Napoli a passare qualche ora con Vittorio che partiva per l' America per un mese di lavoro là.
Al ritorno mio figlio non mi guardò nè mi parlò per due giorni.
Io che ero stata libera da sempre mi ripromisi di non lasciarlo mai nè lui nè altri dopo di lui.
Tanti mi hanno chiesto negli anni perchè non seguissi mio marito nei suoi viaggi in ogni parte del mondo; prima di tutto quello era il " suo " mondo come la scuola eta il mio; ognuno ha diritto a una parte della vita che condivide con l' altro solo se lo vuole.
E poi c' era da seguire la casa e c' erano loro i figli che crescevano e bisognava seguirli senza parere, con discrezione.
All' ing devo molto: anche se ha due anni meno di me è sempre stato la roccia su cui tutti noi abbiamo contato.
Anche io so che con la mia allegria e la " leggerezza " con cui affrontavo la vita gli ho dato sicurezza e forza in tante circostanze.
Lui mi ha insegnato a gestire con delicatezza come faceva lui dei figli maschi e non è cosa facile, io per natura sono più impulsiva e ho imparato a essere cauta ad ascoltare, a intuire, a intervenire senza che si capisse che stavo intervenendo.
Insieme, quando lui ha avuto la grande occasione, ci siamo lasciati tutto alle spalle e siamo venuti a Milano; di questo non sarò mai grata abbastanza a lui per la sua bravura e a tutti e due per la nostra incoscienza!
Libertà: ne abbiamo data tanta ai figli perchè noi eravamo stati educati alla libertà: il rispetto dei ruoli, pur nell' uguaglianza apparente, c'è sempre stata.
Quando a settembre si tornava da Vico, pur avendo sempre avuto la domestica ogni giorno, ci si sedeva intorno alla tavola e tutti insieme si faceva la divisione dei compiti per l' inverno che poi veniva scritta e attaccata alla parete della cucina.
Mamma, abituata ad essere servita, mi chiedeva sottovoce perchè dovesse fare anche lei i turni per apparecchiare e sparecchiare; io le dicevo di non preoccuparsi, che ci avrei pensato io ma " dovevamo" tutti avere un compito.
A chi toccava il sabato o la domenica aveva diritto a un turno in meno settimanale: si potevano effettuare scambi se c' era la disponibilità di qualcuno.
Ognuno, tranne l' ing, ogni mattina rifaceva il suo letto.
Paolo era quello che le inventava tutte per risparmiare fatica; grazie a lui ancora oggi è in uso un sistema per cuocere la pasta senza doverla rimestare ogni tanto!
Tutto era sempre fatto con grande allegria e naturalezza; le regole erano poche: essere promossi, tornare la sera all' orario da loro stabilito, per il resto si parlava tra noi e tanto e se c'è sincerità tra tutti, se si toglie il gusto del proibito, se ci si conosce bene, nel profondo, credo che anche un inizio di disagio si dovrebbe avvertire se ci fosse.
In questo sono stata fortunata: hanno sempre amato divertimenti e compagnie sane: possiamo aver dato saldi principi, cultura forte, retroterra giusto ma qua c'è anche tanta fortuna.
Ho visto ragazzi cresciuti in modo giusto perdersi senza un perchè, solo per aver fatto le amicizie sbagliate o per fragilità
Non vorrei che sembrassimo la famiglia del " Mulino bianco ".
Anche nella coppia ci sono tanti momenti in cui non riconosci l' altro, in cui anche io sono stata presa dalla mia voglia di amici, di scuola, di avere sempre tanta gente intorno e sono stata poco attenta.
Quando credevo di essere, a volte, trascurata o vedevo nell' altro impazienza e quasi fastidio mi sono fatta i miei bravi esami di coscienza.
Non ho mai, in  quei momenti, chiesto o preteso. 
Ho, semplicemente, aspettato; la natura mi ha fornito di un carattere capace di godere delle gioie della vita pur avendo una pena nel cuore.
Poi come spesso capita, come l' onda che si ritira a poco a poco, questi momenti passano e l' altro ritorna come lo hai sempre conosciuto e ricordato, forse con qualcosa in più: amicizia, complicità, conoscenza profonda.
Anche in questo sono stata fortunata perchè il progetto di vita comune è rimasto sempre ben saldo ma a volte mi sono sentita orgogliosa nel non pretendere spiegazioni e altre volte colpevole per non aver dato all' altro quello che si aspettava da me.
E' bello, in giornate come ieri, trovarsi tutti a festeggiare la nipotina e vedere con quanto affetto ci mettano a parte dei loro progetti, ci mostrino la piantina della casa nuova che stanno per comprare.
E' bello anche quando l' ing mi chiede se penso che sia ora di andare e tornare a casa chiacchierando di loro e della bella giornata e cenare insieme e sparecchiare insieme per poi vedere la televisione addormentandoci a turno mentre quello sveglio chiama l' altro e fingere di litigare su chi è più ordinato o disordinato e altre sciocchezze del genere.
E' un po' come tornare ragazzi con tanto cammino percorso insieme e tanta conoscenza in più senza le difese e l' orgoglio della gioventù.

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martedì 17 aprile 2012

UNA FIABA...MA NON TROPPO


Come si trovasse là in quel giardino ancora in costume di scena quasi non lo ricordava.
Era giovanissima; venuta in città per inseguire sogni di gloria e di spettacolo, si era ritrovata a fare il burlesque; per quanto ora lo chiamassero così il lavoro era sempre lo stesso: ballava un po' di lap- dance sul palo, poi si spogliava con mosse maliziose, e dopo ai tavoli di vecchi bavosi che la guardavano con desiderio a cui lei, a percentuale, faceva bere quanto più champagne potesse.
C' era anche, come extra, qualche incontro " particolare " nel privèe del locale su richiesta dei clienti.
Non era quello che aveva sperato, non era una gran vita.
A casa, quando tornava, raccontava della città, di serate brillanti ed eleganti; sapeva che madre e fratelli facevano finta di crederle ma vedere quello sguardo smarrito e addolorato nei loro occhi le faceva male e le sue visite erano sempre più rare.
Ma da qualche sera la sua vita era cambiata; entrava nel locale quel ragazzo alto, bello, dall' espressione seria e un po' distaccata.
Si sedeva in prima fila e la guardava e lei si sentiva sciogliere dentro sotto quegli occhi che non la giudicavano ma la guardavano con ammirazione e, forse, anche con un po' di pena.
Poi le chiedeva di raggiungerlo al tavolo ma non beveva molto anche se ordinava tanto champagne.
L' ascoltava, piuttosto e lei si era ritrovata a raccontargli dei suoi sogni infranti, delle speranze deluse, della vita che scorreva così, della paura che gli anni della gioventù passassero e lei si ritrovasse una vecchia dipinta che nessuno più guardava.
Nemmeno lei sapeva di avere dentro tanti rimpianti; forse avrebbe fatto meglio ad ascoltare le parole dei suoi quando le consigliavano di restare in paese e di sposare un bravo ragazzo del posto.
Lui, il ragazzo bello e fiero aveva parlato poco; le aveva detto che lei era ancora giovane e bella, non si era ancora buttata via, quella vita non l' aveva ancora rovinata, che era sempre in tempo a ripensarci o, se voleva continuare nel mondo dello spettacolo a iscriversi a un' accademia, pensare a qualcosa di più stabile, di più dignitoso.
Ogni notte, a una certa ora, lui guardava l' orologio con aria impaziente come avesse urgenza di andare, gli prendeva una strana fretta, pagava il conto, la salutava e andava.
Le rimaneva quella strana sensazione di perdita e, nel contempo la gioia di essere stata trattata come una signora non come una qualunque da usare, pagare e gettare via.
Ma stanotte, anzi, stamattina, era quasi l' alba, non aveva resistito e l' aveva seguito senza nemmeno togliersi il costume, così com' era per paura che le sfuggisse.
L' aveva visto entrare in quel parco, varcare il cancello e poi, niente, era scomparso.
Lei si era ritrovata là, e alla sua sinistra su quel muro, un leone quasi dipinto in trasparenza e sopra un volto severo, di pietra a cui le piante di glicine facevano quasi da cappello.
Gli occhi di entrambi la colpivano, femi, severi, erano quasi uno a guardia dell' altro.
Le vennero in mente strane storie, favole e leggende di quando era bambina, di principi bellissimi condannati da un incantesimo a divenire di pietra.
E quegli occhi così fermi eppure buoni che parevano fissarla.
Non seppe quanto tempo rimase là a guardare stupita e a fantasticare; poi si scosse.
Era tempo di tornare indietro prima che la strada si riempisse e la vedessero vestita o meglio " svestita " in quel modo.
Chissà se la sera dopo sarebbe tornato; chissà se valeva la pena continuare quella sua vita senza senso che non la portava da nessuna parte.
Forse era il caso di mettere le sue quattro cose nella valigia e ritornare a casa, come le aveva detto il giovane bello e fiero venuto dal nulla e scomparso nel nulla e riannodare le fila della sua vita quando era ancora in tempo a farlo.
Guardò un' ultima volta l' idolo e il leone che sembravano uno a guardia dell' altro, pensò che, forse uno di essi era " lui" e lanciò loro uno sguardo di gratitudine.
Chiunque fosse, dovunque fosse, il bel principe dei suoi sogni le aveva aperto gli occhi.
Si sentiva di nuovo libera e padrona della sua vita!

GRAZIE A MARIO BOZZI E ALLE SUE MAGIE CHE METTONO IN MOTO LA MIA FANTASIA!

UNA NUOVA MAGIA


Ho spesso ripetuto di sentirmi asslutamente " normodotata " oltre che " diversamente giovane ".
Ma mi sento anche tanto ricca ad avere amici come quelli che mi taggano su fb nelle loro meraviglie: fotografie, ricette, racconti, elaborazioni grafiche.
Oggi il mago Mario Bozzi ha tirato fuori dal suo cappello a cilondro una nuova meraviglia: è così bella che basta solo descriverla!
La tenerezza della ragazza sulla sinistra che unisce in sè malizia, innocenza e stupore; la figura di pietra e fiori in alto, la testa di leone in basso, tutta quella natura, quel verde che elaborano le già belle fotografie di Daniela Alessi e ci restituiscono un nuovo sogno.
Per compiere queste imprese ci vuole abilità e tecnica: ma ci vuole anche passione, fantasia e cuore!
Grazie Mario! E grazie a tutti gli amici che arricchiscono la mia bacheca e la mia vita con le loro foto, frasi, composizioni, elaborazioni; mi regalate tanto!!!

STORIA DI UNA DOLCE SIGNORA, DI UN MAGO BUONO, DI UN DRAGO, DI UN PC E COSE VARIE


Oggi la signora ci ha mostrato una scultura tailandese in legno dipinto che rappresentava un drago; c' era anche una finestra con una tenda da cui entrava il sole ( per chi ricorda cos'è).
Il mago buono che oggi non era nemmeno vanitoso essendo appagato dallo splendore di sè sulla coperta, ha fatto, aiutato dalla signora, vere meraviglie.
Il drago, da comune scultura su un letto, è entrato nello schermo del pc; assorbita la luce del sole l' ha trasformata in un grande splendore che sembrava scaturire dalle sue fauci; infine è diventato quieto e mite come un agnellino, disteso nello schermo del pc.
Anche oggi è stato un bel vedere grazie al magnifico lavoro di equipe della signora e del mago!

STORIA DI UNA DOLCE SIGNORA, DI UN MAGO BUONO ( ANCHE SE UN PO' VANITOSO ) E DI UNA COPERTA


Nella nostra comunità virtuale è entrata da qualche tempo un' amabile signora che è veramente brava nello scrivere, fotografare, cucinare; e presenta i suoi " manufatti " con tanta semplicità da entrare subito nei nostri cuori.
Ieri ci ha mostrato, nelle varie fasi di lavorazione una splendida coperta fatta a maglia da tanti ritagli multicolori che poi vanno uniti insieme. Era veramente bella da vedersi!
Il mago buono che prepara spesso le sue splendide elaborazioni fotografiche, questa volta ha ceduto alla tentazione di " mettersi in tiro " e ha preparato un prodotto veramente spettacolare dove lui appare disteso sulla coperta, vestito in modo del tutto intonato ad essa!
E' stato proprio un bel vedere per tutti noi!

domenica 15 aprile 2012

LA PIOGGIA E' ANCHE BELLA


Oggi la mia amica Alina ha pubblicato una serie di foto scattate sotto la pioggia; erano bellissime e accompagnate da una poesia altrettanto bella.
Poi Vecchio Bosco ha postato una foto con la poesia di Alina.
Nei miei primi anni di Milano, quando pioveva, vedevo che le persone incontrandosi per strada commentavano che era ora, che ci voleva un po' di pioggia.
Io da napoletana mi stupivo; negli anni ho capito che in posti come la Pianura Padana, la pioggia ogni tanto pulisce l' aria ed elimina un po' di smog.
Ma come Polly Anna del libro omonimo che noi, bambine ora " diversamente giovani " leggevamo con passione, vorrei pensare agli aspetti piacevoli della pioggia.
E' bello quando piove e si è in auto: case, palazzi e strade le vediamo come attraverso un velo che le abbellisce e le ridisegna.
E' bello il momento prima della pioggia quando il cielo è nero e l' aria satura di elettricità; poi si scatena il temporale ed è come se una dea lassù partorisse e riversasse tutto qua da noi.
E' bello, d' inverno, quando piove e si sta in casa al caldo e si beve un the bollente.
E' bella la pioggia in primavera perchè gli alberi sono ormai verdi e i fiori sono sbocciati; si sa che dura poco e che il sole splenderà. A Napoli gli acquazzoni di maggio li chiamano " tropea d' 'e cerase".
E' bella la pioggia in autunno quando le foglie vanno dal giallo al rosso acceso ma sono ancora sui rami, e si spera di godersele ancora un poco.
E' bello il temporale a mare quando il cielo diventa nerissimo e al primo scroscio ci si tuffa e con le braccia aperte prendi tutta l' acqua che viene giù
E' bello in città quando piove e gli ombrelli delle folla indaffarata si urtano tra di loro e ci si bagna peggio che non averli.
E' bello baciarsi sotto la pioggia; sono ricordi d' annata ma indimenticabili.
E' bello quando, al mare, ci sono i primi temporali d' autunno e gli stabilimenti balneari vanno smontandosi e la gente del posto ti guarda con aria soddisfatta come a dire: " Ora ve ne andate e ritorniamo padroni noi!"
E' bello quando il temporale si spegne come il pianto di un bambino; lo dice il Pascoli:"Di tutto quel cupo tumulto, / di tutta quell'aspra bufera,/ non resta che un dolce singulto / nell'umida sera."
E' bello quando, dopo la pioggia, tutto sembra lavato di fresco e c'è l' odore inconfondibile di pulito e rinnovato.
E' bello, per me, non usare l' ombrello e bagnarmi, mi piace tanto!
E' bello vedere, tra le foto di Alina, come la pioggia sembri un signore arcigno con un gran naso!

lunedì 9 aprile 2012

BUONA PASQUA


Buona Pasqua a tutti gli amici di fb: a quelli, pochi, che ormai per me sono amici VERI anche nella vita; a quelli con cui scambio idee, pensieri, link, riflessioni, e sono cari compagni di strada; a quelli della prima ora con cui ci scriviamo poco ma anche un " mi piace " è sufficiente per riconoscersi; a quelli che mi taggano sempre e che ringrazio; a quelli che mi taggavano una volta e ora non più, ma si sa si hanno tanti " amici" e i tag sono casuali e periodici; agli ex alunni e sono tantissimi che sono sempre nel mio cuore; agli amici d' infanzia e compagni di scuola che ho ritrovato su fb e anche a quelli che quando è il loro compleanno uno scrive " Tanti auguri!!!" e pensa :" Ma chi sarà mai questo?".
BUONA PASQUA A TUTTI!!!
I tag per le note sono limitati, gli auguri sono per tutti!!!
Uso un' immagine che Lucia Tranchina, grande fotografa e amica su fb e nella vita ha voluto regalarmi! ( Giuro che questa volta non l' ho rubata!) GRAZIE LUCIA!!!

martedì 3 aprile 2012

PASQUA: CASATIELLO E PASTIERA


Pasqua è alle porte e stasera è serata di ricordi.
L' anno scorso scrissi una nota che ricopio nella prima parte per poi continuarla con ricordi e curiosità varie.
La Pasqua, per noi napoletani, dal punto di vista strettamente culinario è caratterizzata da pastiera e casatiello; quest' ultimo è una brioche salata imbottita di qualunque cosa : salame, formaggio, cicoli; sopra, a mo' di corona, troneggiano uova sode; è una bomba, ma è importante che ci sia.
Appena arrivata a Milano andavo in Piazza Cordusio dove c' è Mandara, un negozio di specialità napoletane, si trova tutto o quasi, paghi come se comprassi gioielli, ma senti sapore di casa!
Dopo qualche anno scoprii che nel mio quartiere in una certa via un certo giorno della settimana ad una certa ora, sempre quella, si formava una fila di persone eleganti che aspettavano: arrivava una macchina, ne scendeva un simpatico donnone robusto che restava là per un' oretta e vendeva prodotti freschi che venivano direttamente da Napoli; ogni tanto scompariva in seguito a denunce dei negozianti della zona, poi tornava.
Sono passati tanti anni e la signora non fa più la " tentata vendita", come la chiamava lei; ha una schiera affezionata di clienti " napolidi" e per noi, prepara, su commissione a casa sua, pastiera e casatiello; miracolosamente fa arrivare da Napoli mozzarella di bufala, provola e ricotta salata, anche loro indispensabili per il pranzo pasquale di ogni napoletano.
Del casatiello ho detto.
La pastiera, dolce a base di grano, ricotta, pasta frolla, acqua di fior d' arancio, cedro candito, scorzette d' arancia candita, cocozzata, cannella in polvere, proprio perchè composta di tanti ingredienti ( c'è anche una versione con crema pasticciera e una senza ), è diversissima a seconda della mano di chi la prepara.
A Napoli, in questo periodo i negozi di articoli casalinghi vendono pile e pile di " ruoti" ( così si chiamano a Napoli le teglie ) di alluminio per casatielli e pastiere di ogni grandezza.
Nessuno prepara una sola pastiera: non vale la pena di mettere in ballo tanti ingredienti per un solo dolce; c'è chi le fa e le regala e chi ne riceve.
Io non sono stata mai una specialista della pastiera; l' ho preparata a volte ma ne ricevevamo tante, sempre dalle stesse persone che mi limitai a mangiarle.
E' certo che a Napoli in questo periodo si faceva, e forse si fa ancora, un gran parlare di pastiera.
Ogni famiglia ha la sua personale ricetta nella quale variano le dosi dei diversi ingredienti.
Alcuni si rammaricano perchè quella dell' anno precedente era riuscita meglio; altri sono orgogliosi perchè quella di quest' anno è perfetta.
Poichè la pastiera si conserva almeno per una settimana, i giorni successivi a Pasqua sono punteggiati, a casa propria o in quella delll' amica, di piccoli assaggi, accompagnati da una tazzina di caffè, commenti e paragoni tra questa e quella pastiera fino a che " il ruoto" non rimanga completamente vuoto.
E l' anno dopo si ricomincia.

Una parte di questa nota si ispira alla " gustosa " narrazione tratta dal libro:" La cucina napoletana" di Jeanne Carola Francesconi, " IL LIBRO " per eccellenza che ogni cuoca napoletana conserva e consulta.