domenica 30 giugno 2013

PRANZO FESTIVO


Oggi sono tornati Stefano, Gloria,Virginia e il piccolo che ė ancora nella pancia della mamma dalle vacanze.
Che bel pranzo è stato!
La giornata piena di sole era già uno splendido inizio.
La piccola Virginia con i suoi riccioli, la sua curiosità e allegria ci metteva tutti di buonumore.
E poi, che ci volete fare, quando si passano anni con figli e alunni, un po' di sano chiasso infantile, manca e tanto!
Proprio una bella domenica per festeggiare un' estate che, speriamo, stia per venire!

sabato 29 giugno 2013

IO, IN QUESTI GIORNI

Da sempre sono freddolosa; anzi credo si tratti di un fatto di circolazione.
Sono come le lucertole, il caldo che più caldo non si può, mi dà energia e vita, il freddo mi " rattrappisce", mi blocca dentro e fuori.

Il clima di Milano, quando era quello giusto, mi andava bene.
D' inverno il freddo non si avverte perchè i caloriferi vanno " a manetta" e nemmeno fuori è spiacevole perchè si esce ben coperti e riscaldati e si va in luoghi ugualmente caldi.
Di conseguenza a me Milano piace.
In estate veniva quel bel caldo da " pianura padana " e io pimpante ero in piena attività mentre gli altri boccheggiavano.
Anche da ragazza ero freddolosa: infatti io ho sempre collegato l' idea di freddo con Napoli e le case mal riscaldate piuttosto che con Milano.
Mia mamma, e l' ho già detto, durante il periodo in cui ero fidanzata con l'ing si accertò che lui fosse a conoscenza di come mi " vestissi " io per andare a letto la sera: pigiama di lana, calzettoni, guanti e berretto.
Si vede che " allora " gioventù e amore potevano tanto...e anche un po' di fantasia!
Ma quest' anno no!
Quest' anno, come quasi in tutta Italia, il freddo non vuole andarsene.
E mentre nel Sud è comunque un tempo sopportabile, qua si alternano giornate FREDDE ad altre CALDE in un alternanza che non fa bene alla salute e che mi paralizza corpo e mente.
Se ricevete miei commenti striminziti e scialbi non ve ne abbiate a male...arriverà prima o poi una bella " botta di caldo" e rifiorirò...almeno spero!!!

giovedì 27 giugno 2013

LA REALTA'

Nel romanzo di Pirandello " Il fu Mattia Pascal" il protagonista, sperando di vivere una vita del tutto nuova, diversa da quella precedente, cambia nome in Adriano Meis e cerca dio costruire un' esistenza diversa, staccata da quella precedente.

Ma la realtà con i suoi fili invisibili non glielo permette e il passato lo raggiunge anche là ricordandogli che siamo sempre " immersi " in un groviglio di passioni, sentimenti e ahimè, di dolori.
Io ho provato questa sensazione due volte nella vita: una prima volta quando a 39 anni sono venuta a Milano.
Il passato era alle spalle e qua avevo amicizie nuove, generalmente giovani.
Pensavo che la realtà e il dolore che ne consegue mi lasciassero indenne.
Poco a poco sono passati 26 anni, tante persone sono invecchiate, alcune diventate ormai care, sono scomparse e la vita mi ha " riafferrato" nella sua morsa.
D' altro canto la vita precedente, quelle napoletana, continuava il suo corso e non si possono cancellare persone e sentimenti.
Quindi la realtà mi ha seguito.
Ci si rifugiia in facebook: qua, almeno, le amicizie sono virtuali e ti auguri di non soffrire.
Non è così: capita che un amico, che poi tanto virtuale non è, non si faccia vivo per qualche tempo: la preoccupazione per la sua salute ti assale, ne senti la mancanza e questo " maledetto " organo chiamato cuore ti fa male ancora una volta!
E' proprio così: la realtà e i sentimenti ci raggiungono ovunque, e quello stupido cuore non vuol saperne di restare tranquillo e " insensibile"!
Per questa nota come per altre sono ricorsa alle foto di un amico prezioso e ho rappresentato la realtà come una finestra aperta sul mondo.

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La foto è di Gennaro Esposito

sabato 22 giugno 2013

LA VECCHIA di Rubèn Dario

Allora la vecchia mi disse:
“Guarda questa rosa secca
che un giorno fu incantata

dallo sfarzo della sua stagione;
il tempo che sbriciola anche altissime mura
non priverà questo libro della sua saggezza.
In questi petali secchi c’è più filosofia
di quella che può darti la tua saggia biblioteca;
essa sulle mie labbra pone la magica armonia
con cui sul fuso incarno i sogni della mia rocca.”
“Sei una fata”, le dissi. “Sono una fata”, mi disse,
“e celebro l’esultanza della primavera,
donando vita e volo a queste foglie di rosa.”
Si trasformò in una principessa profumata
e nell’aria sottile, dalle dita della fata
volò la rosa secca come una farfalla.

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La foto è di Gennaro Esposito


IL ROSETO a Sorbo Serpico
La rosa era utilizzata come sentinella per le vigne. Rivelava le malattie come lo oidio, la peronospora, la muffa grigia, che potevano colpire le viti con sei, sette giorni di anticipo. Si sacrificava così che il coltivatore potesse prendere provvedimenti adeguati in anticipo salvando il raccolto e la produzione di vino. Si sviluppava una giusta perizia nella coltivazione delle rose.
Il roseto è quello dell'Azienda Vitivinicola FEUDI DI SAN GREGORIO località Cerza Grossa a Sorbo Serpico Avellino.
Il Fiano prodotto da Feudi di San Gregorio, lo considero uno dei migliori bianchi d'Italia.
 

venerdì 21 giugno 2013

RIFLESSIONI DI UNA " DIVERSAMENTE..."

L' altro ieri, ho fatto il cambio di stagione visto che, a quanto pare, l' INVERNO era andato via per lasciar posto a qualcosa di irrespirabile di cui ho giurato di non lamentarmi.
Poi, " tanto per..." sono andata in una boutique abbastanza vicino casa mia di cui mi aveva parlato bene un' amica.

Ho tanta roba estiva, ma vuoi vedere che qualcosa di nuovo tira su l' umore e l' aspetto?
Non c' era niente che andasse bene a cominciare dalla proprietaria che, al mattino non ha aperto e di pomeriggio raccomandava a chiunque entrasse che non accettava bancomat nè carte di credito, ma solo assegni non intestati!
Ho provato qualcosa, ma sembrava che fosse tutto o troppo stretto o troppo largo.
Lei decantava dei vestiti larghi da spiaggia, ma dovevano essere ristretti e di tanto.
Alle mie esauste e accaldate obiezioni rispondeva che erano in saldo e bastava portarli dai cinesi per stringerli un po'.
Ho ritrovato un minimo di energia per risponderle che non ho nulla contro i cinesi, ma non ne ho tra le mie conoscenze.
Ho una sarta amica e un' altra che non conosco, ma che esegue riparazioni appoggiandosi alla tintoria presso la quale porto la roba a lavare.
Io perdevo progressivamente le poche energie che avevo e lei ne acquistava di nuove.
Quando ha visto che non c' era niente che mi piacesse o che mi andasse bene ha detto che ormai era tardi e che aveva finito tutto o quasi da un mese.
Ore mi domando e vi domando ( per quanto possa interessarvi): c'è la crisi, si cerca di spendere il meno possibile o perchè costretti o per un minimo di senso etico, ha fatto fino alla settimana scorsa un freddo boia, con pioggia continua e voglia di vestiti estivi zero.
Vorrei sapere e poter conoscere chi sono mai quei " co...oni" che sono andati in massa, con quel tempo, a svuotare il negozio della signora!!!
Capita di " ogni" come si dice qua!
Il mondo è bello perchè è vario!

mercoledì 19 giugno 2013

MATURITA'

Questo è il simbolo più costante ( usa ancora ?) della maturità: la cartucciera.
Si infilavano temi svolti in apposite tasche di una cintura che si apponeva sotto la gonna o i pantaloni, in previsione di eventuali " copiature " da eseguirsi nella toilette.

Credo sia stata negli anni più un supporto spirituale che un aiuto effettivo.
La nostra, di maturità, era quella " vecchio tipo".
La possono ricordare solo quelli che l' hanno sostenuta entro il' 68.
L' anno dopo ci furono i due scritti e il colloquio orale.
Noi, anno 1965, eravamo a Maria Ausiliatrice quella delle suore francesi di Via Crispi.
Per l' esame, essendo sezione unica, ci accorpavano con una o più sezioni del vicino Liceo Umberto ( l' ing ha studiato là).
Ci piaceva: molte di noi avevano i ragazzi che in quella scuola e coppie, ora sposate da quasi quaranta anni, sostennero l' esame teneramente vicini.
Avevamo quattro scritti: tema di italiano, traduzione italiano-latino, versione latino-italiano, versione di greco.
All' orale portavamo tutte le materie divise in due colloqui: il programma dellì'anno più i riferimenti degli anni precedenti.
Si studiava di notte, le famose " nottate" rito obbligatorio e quasi di iniziazione.
Io lo preparai con la mia compagna Maria Grazia Leonetti, ora Maria Grazia Leonetti Rodino'.
Mio padre ci comprava le Mercedes col filtro quelle nei pacchetti piatti da dieci.
Di notte facevamo anche scherzi telefonici.
Ricordo una tale: professoressa Dina L' Insalata; credo che avrà avuto telefonate da tutta Napoli e un' altra, povera che si chiamava Assunta Aspettapesce: immaginate voi.
Mia madre e mio padre andavano tranquillamente a Vico e io " ondivagavo" tra casa mia e quella della mia compagna dove avevamo i camerieri che ci servivano la prima colazione a letto e anche a tavola come nei ristoranti.
Mamma, alle mie lamentele per quanto dovevamo studiare rispondeva che quella non era una maturità seria perchè lei aveva portata, ai suoi tempi, tutto il programma delle superiori.
Passati gli scritti ( tema così così, latino passato io agli altri, greco passato da altri a me), l' orale era una scommessa: avevamo " buchi" nel programma, argomenti non studiati durante l' anno grandi quanto una casa.
All' esame di storia e filosofia avemmo una commissaria veneta di quelle che chiedono nomi e date; noi venivamo da un' insegnante splendida laureata alla Cattolica di Milano che spiegava la storia per concetti e non in modo nozionistico.
Quando fu il mio turno la commissaria a bruciapelo mi chiesa :" Chi comandò la presa di Sebastopoli ?".
Io risposi:" Maaa..." Lei mi interruppe subito:" Brava signorina, ha studiato: il generale Mac Mahon"
Chiamasi " mazzo" anche fuori di Napoli: fui una delle poche non solo promosse a giugno, ma con sette in storia e filosofia.
Quando si dice la fortuna!

martedì 18 giugno 2013

FUOCHI D' ARTIFICIO

Bisogna scrivere sotto la pelle.
Bisogna che parole d'amore si fondano con i nervi,
che frasi luminose ci illuminino l'encefalo come fuochi d'artificio.
-- Niccolò Ammaniti --



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la foto è di Gennaro Esposito 

lunedì 17 giugno 2013

L' APE E IL FIORE di Mark Tlo

L' APE E IL FIORE di Mark Tlo

In una piccola campagna
c'erano un'ape ed un fiore,
nutrendosi dell'acqua stagna
nacque tra loro un amore.


l'ape abbagliata
nutriva un sentimento profondo,
era completamente innamorata
di quel fiore che dipingeva il suo mondo.

Ma era anche incredibilmente astiosa,
quella povera creatura
era pesantemente gelosa
del corso della natura.

alle api che in passato
avevano avuto la fortuna
di impollinare il suo amato
non lasciava pietà alcuna,

il suo sentimento era tremendo,
e tale la sua voglia d'amore
che pian piano l'ape andò morendo
per i troppi colpi al cuore.

poco sarebbe bastato
per tenere in gioco la dolce vita,
dalla gelosia troppo martellata
e dalla ostinazione infinita.

il fiore impassibile restò
rendendo la faccenda ancor più dura,
non un secondo le parlò
del corso della natura.

e così all'ape stremata
smise di battere il petto,
per non esser stata amata
e per la carenza d'affetto.

poco gli sarebbe bastato
per salvare quel cuore malato,
poco ce ne sarebbe voluto
di quell'amore che non ha mai avuto.

e così all'ape stremata
smise di battere il petto,
per non esser stata amata
e per la carenza d'affetto.

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la foto è di Gennaro Esposito

GABBIANI di Vincenzo Cardarelli

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.

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La foto è di Sandro Moscato

ACCADDE OGGI

Anzi quasi domani perchè fu una notte magica e chi se la dimentica!
Abbiamo goduto poi per mondiali vinti, ma avevamo età diverse: io, nell' 82 sono andata a festeggiare in Piazza a Vico.

Avevo Stefano di quattro anni e aspettavo Paolo.
Nel 2006 abbiamo gioito con i figli grandi anche loro che forse sentono quello come il "loro " mondiale.
Ma quella semifinale in Messico, partita unica e indimenticabile di un mondiale non vinto, ma che è rimasta per sempre consegnata alla storia, è rimasta per sempre anche nei nostri ricordi.
La mia casa di Napoli affacciava sul panorama, dalla città saliva un boato ad ogni gol segnato.
C' erano amici miei e dei miei genitori, mio zio che continuava a bere latte perchè, diceva, finchè ne beveva, andava tutto bene per l' Italia.
Era la fine di un decennio e l' inizio di un altro: avevamo visto Papa Giovanni XXIII e il suo discorso famoso discorso la sera del Concilio, Kennedy splendido per noi come una meteora e la sua morte; c' era stato il '68 e molti se ne accorsero solo dopo.
L' anno prima l' uomo aveva messo piede sulla Luna, l' inverno prima la strage di Piazza Fontana aveva aperto la stagione buia delle stragi.
Ma noi non lo sapevamo: noi avevamo 20 anni, avevamo vissuto lo splendore degli anni ' 60 e credevamo che tutto sarebbe continuato così.
Nel decennio successivo diventammo adulti, cominciammo a lavorare, ci sposammo.
Avemmo responsabilità diverse in tempi ormai mutati; ma che fortuna amici miei, avere 20 anni e aver vissuto quella notte incredibile!
Ma non era solo ieri?

domenica 16 giugno 2013

LA GITA AD AMALFI

Tanti,ma tanti anni fa andai n gita ad Amalfi con una classe di Melito.
Prima di tutto capitò una di quelle giornate di pioggia che sembra non debbano mai esistere in quei posti.
Poi scoprimmo di avere un autista che era vissuto fino a pochi mesi prima in America del Sud e dei tornanti delle costiera amalfitana sapeva poco e niente.

Il mio collega di matematica evitò un disastro scendendo dall' autobus ad ogni curva e " guidando" da terra l' autista nelle manovre.
Arrivati a destinazione, sempre sotto la pioggia cominciò la corsa alle bancarelle che sempre capitava durante tali eventi.
Ovvero i ragazzi adocchiavano quello che più piaceva loro e lo rubavano.
Mi era già capitato con altre classi, ma questi erano ragazzi di buona famiglia, apparentemente bene educati.
Era una seconda media e, in previsione della gita lunga dell' anno dopo, li sgridai in modo energico e infatti il tempo mi diede ragione.
Avevamo con noi una collega che, dalla partenza al ritorno continuò a dire che lei si era svegliata con un brutto presentimento e chissà se saremmo mai tornati vivi.
Insomma Amalfi è bella, ma in quell' occasione fu una giornata da dimenticare.

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La foto è di Sandro Moscato

venerdì 14 giugno 2013

... E IL FRINIRE DI UNA CICALA

" Si conta, narra Socrate, che un tempo le cicale erano uomini, prima che fossero nate le Muse; nate le Muse, la prima volta risonando per l’aria il canto, quelli furon così dal piacer presi, che, messisi a cantare, non curarono di cibo e bevanda, e, non accorgendosi, si morivano.

E allora venne da essi la famiglia delle cicale, le quali ebbero dalle Muse questo premio, di non aver niente bisogno di mangiare e di bere, e, così vuote, di cantare non sì tosto che elle son nate infino a che non son morte, e dopo andare alle Muse a recar le novelle qual di quaggiù a quale di loro fa onore.
A Tersicore contan di quei che onorano lei ne’ cori, e fanno che le sian più cari; a Erato, di quei che onoran lei nelle cose d’amore, e così simigliantemente alle altre, a ciascuna secondo la speciale dignità sua; e all’antichissima Calliope, e ad Urania che le vien dopo, contan di quei che filosofando passano la vita onorando la lor musica… Per molte ragioni, dunque, s’ha a dire qualche cosa, e non si ha a dormire a mezzogiorno. "

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La foto è di Gennaro Esposito

mercoledì 12 giugno 2013

NATRIX NATRIX

"...I ragazzi conoscono quando è passata la biscia
dalla striscia sinuosa che resta per terra.
Ma nessuno conosce se passa la biscia
dentro l'erba. Ci sono le capre che vanno a fermarsi
sulla biscia, nell'erba, e che godono a farsi succhiare.
Le ragazze anche godono, a farsi toccare..." da " Il dio caprone " di Cesare Pavese

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La foto è di Gennaro Esposito



domenica 9 giugno 2013

LA PIAZZA DI VICO PER NOI RAGAZZI NEGLI ANNI '60

Questa è la Piazza Umberto I di Vico Equense in una foto degli anni '60.
Non è che una piazza di un paese.
Per noi, ragazzi di allora, era tutto.

Ci si vedeva alle 18,30 del pomeriggio; c' era il Bar del Sole o "Sunshine Bar" aperto nel '61; noi ci sedevamo, una folla di adolescenti e ordinavamo in venti un solo caffè freddo finchè Antonio, il barista ci cacciava esasperato; più tardi Pietro, gentile proprietario ci diede il permesso di sederci all' interno.
Dall' altra parte della piazza c' era il Bar Lauro e vicino il circolo dell' Unione che poi si trasferì altrove e divenne la " nostra " prima discoteca.
Nel '60 il Circolo era ancora in Piazza e tutto il paese vi si riunì per vedere in tv, alle Olimpiadi di Roma Fritz Dennerlein: era del posto, tutti a tifare per lui.
Quando eravamo cacciati dal bar cominciavamo le nostre ininterrotte passeggiate Piazza- Villetta e ritorno.
Poi crescemmo e la sera ci sedevamo fino a tardi o dopo il cinema a chiacchierare e consumare gelati e bibite.
Dopo mezzanotte arrivava mio padre con il maggiolone e strombazzava per raccogliere noi e i nostri amici.
Spesso al bar come al circolo i genitori con i loro amici sedevano a tavoli vicini, ma questo non ci dava fastidio: erano villeggiature lunghe, riposanti e innocenti.
C' era il juke-box e Peppino cantava " Voce' e notte " o " Malatia".
Poi da più grandi si andava la sera a ballare all' Africana e si tornava all' alba: faceva strano vedere il bar chiuso, ma ci sentivamo adulti e sofisticati e aspettavamo che Astarita, il fornaio, facesse il pane fresco, per poterlo mangiare caldo con il prosciutto o, magari la brioche con la panna!
Ancora adesso vado ogni anno: sarà anche cambiata, ma per me resta il luogo delle memorie care; fantasmi gentili sono ad aspettarci ad ogni angolo e il tempo sembra, almeno per noi, fermarsi.

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La foto è di Giuseppe Maffucci
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sabato 8 giugno 2013

SONO PIU' MITI LE MATTINE di Emily Dickinsoa

" Sono più miti le mattine
E più scure diventano le noci
E le bacche hanno un viso più rotondo,
La rosa non è più nella città.

L'acero indossa una sciarpa più gaia,
E la campagna una gonna scarlatta.
Ed anch'io, per non essere antiquata,
Mi metterò un gioiello."



" The morns are meeker than they were-
The nuts are getting brown -
The berry's cheek is plumper -
The Rose is out of town.

The Maple wears a gayer scarf -
The field a scarlet gown -
Lest I should be old fashioned
I'll put a trinket on." - Emily Dickinson -

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La foto è di Gennaro Esposito

MARE LUCCICANTE

"Se avessi il drappo ricamato del cielo,
intessuto dell'oro e dell'argento e della luce,
i drappi dai colori chiari e scuri del giorno e della notte
dai mezzi colori dell'alba e del tramonto,
stenderei quei drappi sotto i tuoi piedi:
invece, essendo povero, ho soltanto i sogni;
e i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi;
cammina leggera, perché cammini sui miei sogni."




William Butler Yeats, da "Il vento tra le canne", 1899

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La foto è di Gennaro Esposito

NON T' AMO COME SE FOSSI DI SALE di Pablo Neruda

NON T' AMO COME SE FOSSI ROSA DI SALE - P . NERUDA

Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l'ombra e l'anima.

T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.



T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti

che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.

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La foto è di Gennaro Esposito

SE AL CREPUSCOLO ALMENO...

" Se al crepuscolo, almeno,
ci fosse, dietro i vetri, il mare…

Amore…
Tremore
in trasparenza…
Se almeno
questo fosse il rumore
del mare…
Non
lo sopporto più il rumore
della storia…
Vento
afono…
Glissando…
Sparire
come il giorno che muore
dietro i vetri…
Il mare…
Il mare in luogo della storia…
Oh, amore. " - Giorgio Caproni -

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La foto è di Gennaro Esposito

venerdì 7 giugno 2013

FARFALLA

" La farfalla non conta gli anni ma gli istanti:
per questo il suo breve tempo le basta ."- Tagore -

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La foto è di Gennaro Esposito
 

SERENATA di Federico Garcia Lorca

-- SERENATA -- di Federico Garcia Lorca --

(Omaggio a Lope de Vega) 


Lungo le rive del fiume
la notte si sta bagnando
e sui seni di Lolita
muoiono d'amore i rami.

Muoiono d'amore i rami.

La notte nuda
canta sui ponti di marzo.
Lolita lava il suo corpo
con acqua salmastra e nardi.

Muoiono d'amore i rami.

Luccica in alto sui tetti
la notte d'argento e d'anice.
Argento di rivi e specchi.
Anice di cosce candide.

Muoiono d'amore i rami.

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La foto è di Gennaro Esposito

PER UNA FOTO PREZIOSA UNA POESIA PREZIOSA

" I wandered lonely as a cloud
That floats on high o'er vales and hills,
When all at once I saw a crowd,
A host, of golden daffodils;
Beside the lake, beneath the trees,
Fluttering and dancing in the breeze.


Continuous as the stars that shine
And twinkle on the Milky Way,
They stretched in never-ending line
Along the margin of a bay:
Ten thousand saw I at a glance,
Tossing their heads in sprightly dance.

The waves beside them danced; but they
Out-did the sparkling waves in glee:
A poet could not but be gay,
In such a jocund company:
I gazed—and gazed—but little thought
What wealth the show to me had brought:

For oft, when on my couch I lie
In vacant or in pensive mood,
They flash upon that inward eye
Which is the bliss of solitude;
And then my heart with pleasure fills,
And dances with the daffodils. "
- William Wordsworth -
Traduzione:
" Vagavo solo come una nuvola
che fluttua in alto su valli e colline
quando d'un tratto vidi una folla
un esercito di dorate giunchiglie;
presso il lago, sotto gli alberi
ondeggianti e danzanti nel vento.

Continue come stelle che splendono
e brillano nella Via Lattea
si stendevano in linea infinita
lungo il margine di una baia
Diecimila ne vidi in uno sguardo
scuotere il capo in vivace danza.

Le onde lì accanto danzavano; ma queste
superavano in gaiezza le onde splendenti:
Un poeta non può che gioire
in sì gioconda compagnia:
Guardavo - guardavo - ma non pensavo
alla ricchezza che tal vista mi aveva dato:

Poiché spesso, quando giaccio sul sofà
d'umore pensoso o indolente
esse brillano su quell'occhio interiore
che è la gioia della solitudine
ed ecco, il mio cuore di gioia si empie
e danza insieme alle giunchiglie."


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la foto è di Gennaro Esposito

VENERDI' SANTO

" Dall'ora sesta si fecero tenebre su tutto il paese, fino all'ora nona. E verso l'ora nona, Gesù gridò a gran voce: "Elì, Elì, lama sabactanì?" cioè "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?".

(Matteo 27:45-46)

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La foto è di Gennaro Esposito
 

FELICITA' di Trilussa

"C’è un’ape che se posa
su un bottone de rosa:
lo succhia e se ne va…
Tutto sommato, la felicità
è una piccola cosa."

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La foto è di Gennaro Esposito

A MIO PADRE di Alfonso Gatto

A MIO PADRE di Alfonso Gatto


" Se mi tornassi questa sera accanto
lungo la via dove scende l’ombra
azzurra già che sembra primavera,
per dirti quanto è buio il mondo e come
ai nostri sogni in libertà s’accenda
di speranze di poveri di cielo
io troverei un pianto da bambino
e gli occhi aperti di sorriso, neri
neri come le rondini del mare.

Mi basterebbe che tu fossi vivo,
un uomo vivo col tuo cuore è un sogno.
Ora alla terra è un’ombra la memoria
della tua voce che diceva ai figli:
- Com’è bella la notte e com’è buona
ad amarci così con l’aria in piena
fin dentro al sonno - Tu vedevi il mondo
nel plenilunio sporgere a quel cielo,
gli uomini incamminati verso l’alba."

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La foto è della serie " Alcune" di Gennaro Esposito

DA DOVE VIENE LA PAROLA " ZEPPOLA "

Ci sono varie ipotesi:

- zeppa: dal latino “cippus”, pezzetto di legno in grado di risolvere piccoli problemi di slivellamento. La zeppa è piccola, e per questo somiglia a quel “pizzico” di pasta lievitata che, messo a friggere nell’olio bollente, si gonfia, fino a dar vita alla classica “pastacrisciuta”. La zeppola si fa infatti come la pastacrisciuta, ma è dolce: e come lei, a Napoli ha un’origine “stradale”.


- serpula: dal latino serpe: la zeppola (quella antica,di San Giuseppe) ha la forma di una serpe acciambellata.

- cymbala, imbarcazione fluviale dal fondo piatto e l’estremità arrotondata, dunque a forma di ciambella. Col tempo, attraverso una serie di modificazioni linguistiche, cymbala è diventato “zippula”, da cui zeppola.

- Saeptula, da saepio, cingere. Questo termine designava gli oggetti di forma rotonda in genere.

- Zi’Paolo: il nome del friggitore napoletano,presunto inventore della zeppola.

Le zeppole di San Giuseppe sono un dolce tipico della cucina italiana e derivano da una tradizione antica risalente addirittura all’epoca romana.
Secondo la tradizione dell’epoca, dopo la fuga in Egitto con Maria e Gesù, San Giuseppe dovette vendere frittelle per poter mantenere la famiglia in terra straniera e, per questo motivo, i romani gli diedero il simpatico appellativo di “frittellaro”.

Proprio per questo motivo, in tutta Italia, le zeppole sono i dolci tipici della festa del papà, preparati per festeggiare e celebrare la figura di San Giuseppe.
Ogni città, provincia o regione ha ovviamente la sua variante delle zeppole ma l’elemento fondamentale che accomuna e contraddistingue questi dolci è che devono essere fritti in abbondante olio, proprio come tradizione vuole.
Negli ultimi anni, però, ha preso piede anche una variante al forno delle zeppole che risultano così essere un po’ più leggere e meno caloriche rispetto alle classiche frittelle.

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La foto è di Gennaro Esposito
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PERCHE' L' APE PUNGE E POI MUORE

Secondo una fiaba appartenente alla tradizione popolare siciliana il motivo del fatto che l’ape punge con il suo pungiglione e poi subito dopo muore trova una sua spiegazione che risale all’origine del mondo, quando Dio creò tutti gli animali.


Insieme alle ali l’ape ricevette da Dio un dolcissimo nettare o la possibilità di produrlo.
Dio però le raccomandò di produrre una sola goccia di miele al giorno, per evitare che gli uomini potessero farne indigestione.
Ma i fatti andarono diversamente.


Gli uomini, presi dalla dolcezza del miele, ne mangiarono a sazietà e l’ape li punse per ripicca.
A questo punto il Signore si arrabbiò e ammonì l’ape dicendole che Egli le aveva dato la possibilità di produrre il miele, ma non per questo essa doveva punzecchiare le persone.

Quindi per questo la punì: ogni volta che un’ape avrebbe punto qualcuno, sarebbe morta all’istante.
Nonostante sia stata ammonita, l’ape continua a pungere e a morire ogni volta.

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La foto è di Gennaro Esposito

SPECCHIO di Salvatore Quasimodo

" Ed ecco sul tronco
si rompono le gemme:
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa." - Salvatore Quasimodo -


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La foto è di Gennaro Esposito

CHIESA SUL FIUME

" Se avessi il drappo ricamato del cielo,
intessuto dell’oro e dell’argento e della luce,
i drappi dai colori chiari e scuri del giorno e della notte
dai mezzi colori dell’alba e del tramonto,
stenderei quei drappi sotto i tuoi piedi:
invece, essendo povero, ho soltanto i sogni;
e i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi;
cammina leggera, perché cammini sui miei sogni."
William Butler Yeats, da “Il vento tra le canne”, 1899

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La foto è di Gennaro Esposito

CAMPI FLEGREI

" Tizzoni ardenti e faville dalla montagna in fiamme volano dalle sue viscere e si congiungono in un arco di cielo. " ( Virgilio - Eneide )

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La foto è di Gennaro Esposito

ODE AL GATTO di Pablo Neruda

" ODE AL GATTO " di PABLO NERUDA

Gli animali furono
imperfetti lunghi
di coda, plumbei
di testa.
Piano piano si misero
In ordine
Divennero paesaggio,
acquistarono nèi, grazia, volo.
Il gatto,
soltanto il gatto
apparve completo
e orgoglioso:
nacque completamente rifinito,
cammina solo e sa quello che vuole.


L’uomo vuol essere pesce e uccello,
il serpente vorrebbe avere ali,
il cane è un leone spaesato,
l’ingegnere vuole essere poeta,
la mosca studia per rondine,
il poeta cerca d’imitare la mosca,
ma il gatto
vuole essere gatto
ed ogni gatto
dai baffi alla coda,
dal fiuto al topo vivo
dalla notte fino ai suoi occhi d’oro.

Non c’è unità
come la sua,
non hanno
la luna o il fiore
una tale coesione:
è una sola cosa
come il sole o il topazio,
e l’elastica linea del suo corpo,
salda e sottile, è come
la linea della prua di una nave.
I suoi occhi gialli
hanno lasciato una sola
fessura
per gettarvi le monete della notte.

Oh piccolo
imperatore senz’orbe,
conquistatore senza patria,
minima tigre da salotto, nuziale
sultano del cielo
delle tegole erotiche,
il vento dell’amore
all’aria aperta
reclami
quando passi
e posi
quattro piedi delicati
sul suolo,
fiutando,
diffidando
di ogni cosa terrestre,
perché tutto
è immondo
per l’immacolato piede del gatto.

Oh fiera indipendente
della casa, arrogante
vestigio della notte,
neghittoso, ginnastico
ed estraneo,
profondissimo gatto,
poliziotto segreto
delle stanze,
insegna
di un
irreperibile velluto,
probabilmente non c’è
enigma
nel tuo contegno,
forse non sei mistero,
tutti sanno di te ed appartieni
all’abitante meno misterioso,
forse tutti si credono
padroni,
proprietari, parenti
di gatti, compagni,
colleghi,
discepoli o amici
del proprio gatto.

Io no.
Io non sono d’accordo.
Io non conosco il gatto.
So tutto, la vita e il suo arcipelago,
il mare e la città incalcolabile,
la botanica,
il gineceo coi suoi peccati,
il per e il meno della matematica,
gli imbuti vulcanici del mondo,
il guscio irreale del coccodrillo,
la bontà ignorata del pompiere,
l’atavismo azzurro del sacerdote,
ma non riesco a decifrare un gatto.
Sul suo distacco la ragione slitta,
numeri d’oro stanno nei suoi occhi.

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La foto è di Gennaro Esposito

FOGLIE...

" Quella è gente che non sa resistere alla bufera. Non c'è fibra Al primo soffio di
vento se ne va, se ne va."
da " Come le foglie " di Giuseppe Giacosa


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La foto è di Gennaro Esposito
 

OCEANO MARE

" Sapete, è geniale questa cosa che i giorni finiscono. E’ un sistema geniale. I giorni e poi le notti. E di nuovo i giorni. Sembra scontato, ma c’è del genio. E là dove la natura decide di collocare i propri limiti, esplode lo spettacolo. I tramonti."
- Alessandro Baricco, Oceano Mare -

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La foto è di Gennaro Esposito
 

LA RANA E IL BUE

La rana e il bue - Fedro -

Una volta una rana vide un bue in un prato. Presa dall'invidia per quell'imponenza prese a gonfiare la sua pelle rugosa. Chiese poi ai suoi piccoli se era diventata più grande del bue. Essi risposero di no.
Subito riprese a gonfiarsi con maggiore sforzo e di nuovo chiese chi fosse più grande.
Quelli risposero: - Il bue -
Sdegnata, volendo gonfiarsi sempre più, scoppiò e mori.
Quando gli uomini piccoli vogliono imitare i grandi, finiscono male.

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La foto è di Gennaro Esposito

da" L' ATTIMO FUGGENTE "

" Solo nei sogni gli uomini sono davvero liberi:è da sempre così e così sarà per sempre. Cogli l’attimo, cogli la rosa quand’è il momento: perché il poeta usa questi versi? Perché siamo cibo per i vermi, ragazzi. Perché, strano a dirsi, ognuno di noi in questa stanza un giorno smetterà di respirare, diventerà freddo e morirà. Adesso avvicinatevi tutti e guardate questi visi dal passato: li avete visti mille volte, ma non credo li abbiate mai guardati." - L' ATTIMO FUGGENTE -

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La foto è di Gennaro Esposito