venerdì 29 luglio 2011

PARLIAMO ANCORA DI NAPOLI


Qualche giorno fa Raffaele La Capria ha scritto un bellissimo elzeviro su Napoli ( Corriere Della Sera 29 - 07 -2011 ); paragonava Napoli a Giano bifronte piena di orrori e splendori e di contiguità e commistioni.
A Napoli classi sociali diverse vivono fianco a fianco; scriveva La Capria che non è insolito che nei " bassi " di un palazzo viva povera gente e al piano nobile borghesi o famiglie altolocate, da sempre. Uno strumento di estrema confidenza e insieme di distacco, impensabile al Nord, è l' uso del " Voi " tra persone di condizione diversa;  il voi unisce e distacca irrimediabilmente.Viene usato tra la signora e la sua domestica, tra il signore e il suo autista, il proprietario terriero e il contadino: è insomma un elemento che crea una sorta di intimità, permettendo di conservare nel contempo il massimo della distanza:; nulla più del voi avvicina e allontana.
Del resto Napoli, da sempre è, come dice Erri De Luca una città "esagerata", nel bene come nel male, nei suoi splendori come nelle sue negatività.
Nella Rivoluzione Partenopea del 1799, gran parte dei rivoluzionari, colti, borghesi o nobili, furono giustiziati dai Borbone, che vennero aiutati dagli inglesi;  in cambio, donarono loro latifondi in Sicilia tra cui le terre intorno a Bronte, causa questa del massacro avvenuto poi durante l' impresa dei Mille.
Nel 1799 tra  i ribelli giustiziati vi era Eleonaora Fonseca Pimmentel, l' ammiraglio Francesco Caracciolo, il figlio del duca Serra di Cassano. Quest' ultimo  non perdonò  mai il re Borbone e  dispose che, da allora ( ed è rimasto così per oltre 200 anni ), il portone del suo palazzo restasse chiuso perchè non si potesse guardare Palazzo Reale di fronte.
Il popolo non parteggiò per i giacobini che volevano la libertà, ma per i Borboni; ci furono perfino episodi di cannibalismo.
Roberto Saviano, una volta, raccontò che nella Costituzione della Repubblica Partenopea c' era un articolo che stabiliva che ogni napoletano da casa sua avesse diritto di vedere il mare.
Sono passati secoli: a Napoli sole e mare si vedono nelle strade dei signori; interi quartieri sprofondano, come budelli bui verso il basso, in un intrico di vicoli e scalinatelle " le grare "; in quel buio, se alzi gli occhi vedi, lassù, in alto, uno spicchio di cielo.

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