DOVE BALLAVAMO...
Un mio amico ieri ha postato una canzone degli anni d' oro: 1967 per essere precisi, con un commento che era tutto un programma e portava con sè mari di ricordi.
Prima c' erano i " balletti", le feste in casa: mangiadischi, lo sfigato di turno che li cambiava ( i dischi ), buffet allestito nel salotto bello, madre- padrona di casa che faceva capolino nemmeno troppo discretamente.
Poi crescemmo e all' Università o già all' ultimo anno del liceo si andava nei " locali".
Erano dancing, nigth- club, poi, ma molto più avanti, si cominciarono a chiamare discoteche ma non come quelle di oggi.
Nei night-club veri e propri non credo che andassimo: costavano ed era roba di lusso per gente più grande.
Nei dancing, generalmente, la musica era dal vivo: si bevevano i primi alcolici; a me piaceva un cocktail che si chiamava Alexander; mi faceva sentire adulta e raffinata: cognac, crema di cacao, crema di latte, mi sembra di sentirne ancora il sapore.
In genere si andava in comitiva, si ballava lo shake e poi, i meravigliosi lenti.
E quando ti invitava un lui che ti piaceva, il lento era solo un pretesto: come aveva ragione il mio amico con la sua frase!!!
Alcuni locali avevano musica nel sottofondo: erano dischi ma non ricordo che le chiamassimo discoteche, sempre " locali ".
Mia madre ( e io godevo di eccezionale libertà ), per un certo periodo diffidava di questi posti a meno che non vi si svolgessero MAK PI 100 ( che si dovrebbe scrivere col P greco ) quelle feste che ogni classe organizzava l' ultimo anno del liceo.
Sono state le uniche bugie della mia vita: andavo a ballare il sabato sera e inventavo inesistenti feste scolastiche; poi non ci fu più bisogno di mentire, si abituarono.
Ne ricordo due di locali: " I Damiani " e lo " Stereo club".
Il primo era un vero e proprio dancing con musica dal vivo: era elegante, forse esiste ancora chissà!
Si trovava fuori Napoli: quando io e la mia amica Paola eravamo senza maschi passabili la nostra ultima spiaggia erano due ragazzi, tali Gino e Antonio.
Col senno di poi credo fossero gay; li ho sempre visti insieme, non avevano ragazze fisse, erano disponibili, cavallereschi e gentili, non tentavano avances.
Ridevano e facevano battute alla Jack Lemmon ma erano carini, simpatici e per un sabato di ripiego, passabili.
Non ricordo quando scomparvero dalla nostra vita e ignoro che fine abbiano fatto.
Generalmente si andava in molti con gente conosciuta a feste mescolata ad amici cari; c' era spesso il tipo nuovo che attraeva e là il " lento " assolveva meravigliosamente alla funzione per la quale, credo, era stato creato e rodato.
Lo " Stereo Club " era in centro, al Parco Margherita, una via elegante; vi facemmo la nostra festa di fine liceo.
Questo locale lo collego ai cadetti dell' Accademia aeronautica di Pozzuoli; un periodo facemmo amicizia con un gruppo di AUC ( allievi ufficiali di complemento ), facevano il servizio militare.
Andavamo in questo locale tutti i sabati: uno dei ragazzi mi fece una corte e usammo i " lenti " per il loro scopo.
Alla fine partì con grandi promesse di lettere e appuntamenti, poi seppi che a Roma aveva la fidanzata; non soffrii per niente, ci eravamo romanticamente usati a vicenda, fortunatamente, dati i tempi, senza danni.
Che anni, ragazzi, che serate godute, gustate, ballate, bevute, vissute, assaporate.
Che senso meraviglioso di libertà e di promesse d' amore gli anni '66, '67 e seguenti!
Ci sentivamo adulti e tremendamente sofisticati ma penso, almeno per quanto mi riguarda, che fossimo teneramente e irrimediabilmente innocenti!
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