lunedì 12 settembre 2011

PARLIAMO DI DISLESSIA


Stamattina girava un post che io ho messo sul mio status che ricorda che questa è la settimana dell' autismo e della dislessia.
Oggi di dislessia si parla molto e sono sempre più numerosi gli alunni dislessici che arrivano alla scuola media; lo stato, come per gli extracomunitari e qualunque problema di apprendimento, latita.
Nell' ultima classe che ho avuto c' era un alunno dislessico che, opportunamente seguito PRIVATAMENTE a spese della famiglia e con tutta la collaborazione che noi professori gli abbiamo dato, ha proseguito gli studi frequentando, senza problemi il liceo artistico.
Il primo caso di dislessia che ho incontrato, e che grazie alla disperata volontà  mia e della famiglia riuscimmo a risolvere, fu a Corsico all' inizio degli anni '90.
Si trattava di un ragazzo delizioso, non ci voleva molto a capire che era intelligentissimo; per i colleghi era un deficiente perchè non scriveva bene e non apprendeva, secondo loro, facilmente.
Il quartiere era di trincea, famiglia operaia, padre in gamba, genitori collaborativi.
A spese loro lo portammo, i genitori e io, da una psicologa del linguaggio che fece la diagnosi di dislessia; capì che la famiglia non poteva permettersi un' assistenza privata e ci insegnò degli esercizi, semplici, di lettura e di grafia che il ragazzo avrebbe potuto svolgere con l' aiuto mio e della famiglia.
Oggi quel ragazzo ha 35 anni:  ha avuto tanti dolori nella vita tra cui quello di perdere padre e madre nel giro di due giorni;  ha avuto anche la fortuna di avere degli zii meravigliosi che hanno adottato lui e le sue sorelle.
Oggi ha un buon lavoro, vive in Toscana, è felicemente sposato, è padre, ha conseguito un titolo di scuola superiore; è rimasto intelligente, lo era già allora ma pochi se ne accorgevano.

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