domenica 4 settembre 2011

E ORA PARLIAMO DI LEI


Quando nacque io avevo quasi cinque anni; guardavo il cielo e aspettavo di vedere la cicogna che mi portava questa sorellina; allora si partoriva in casa e mi avevano mandato dalla nonna.
Poi papà telefonò, tornai e vidi questo fagottino piccolo e rosso; non ho memoria dei primi anni, lei sì. Ho letto su una rivista un articolo scritto da una psicologa che spiega che il rapporto tra sorelle è particolare, non ha niente a che vedere con la gelosia tra fratelli o tra fratello e sorella, ma riguarda il rapporto con la madre ( anzi l' articolo parlava di utero materno ); credo che significhi che la madre deve gestire e distribuire l' affetto in modo tale da non creare conflitti.
Fu subito chiaro più a lei che a me che mia madre preferisse me, perchè non lo so, così come mio padre, simile a me per carattere e impulsività ( litigavamo sempre e altrettanto velocemente facevamo pace ), la comprese e la coccolò molto.
Entrambe ricordiamo l' allegria, la libertà. l' andirivieni di ospiti che caratterizzavano casa nostra; io ricordo tanto affetto, lei meno; non riuscì mai a rapportarsi completamente con mamma.
Dopo la sua morte abbiamo chiarito tanti sentimenti inespressi; Pina mi ha mostrato una foto che ci ritrae tutte e tre: lei contempla mamma mentre questa guarda me con orgoglio.
E' uno scatto e io di questa preferenza ho preso coscienza solo da adulta, ma per Pina fu importante.
Io ero una sorella maggiore ingombrante, così decisa, brillante negli studi, andavo avanti come un panzer; da ragazze andavamo d' accordo, anche in periodi di conflitto ci siamo amate e confidate tutto.
Lei elaborò presto le strategie dei figli minori per averla vinta sui fratelli maggiori: mezzi necessari di sopravvivenza.
Ha vissuto meno di me la vita familiare e credo abbia perso molto, ma si è creata presto un suo mondo di amicizie e anche di fuga dalla famiglia che le stava, a volte, stretta.
Nonostante io fossi la " sorella brava ", lei esplose all' Università: laurea in filosofia in tre anni e una sessione con tutti trenta e lode e solo un venticinque in latino.
Ha poi sempre insegnato lettere con impegno e successo.
Era molto corteggiata e di questo io sono stata sempre orgogliosa; aveva e ha  ancora un fascino non legato alla bellezza quanto alla grazia innata dei modi.
Ebbe un fidanzato storico che lasciò dopo cinque anni: lui ci mise dieci anni a farsene una ragione e per noi di famiglia fu un lutto tranne che per papà che, come sempre, l' appoggiò.
Abbiamo sposato due uomini con lo stesso nome: Vittorio così li distinguiamo chiamandoli sempre per nome e cognome anche se l' ing è stato per lei come per tutti noi fratello, sostegno e roccia a cui appoggiarsi in ogni momento.
E' bello che lei ami i miei figli e io i suoi come se fossero di entrambe e questo ha agevolato l' affetto tra cugini che sono ancora adesso come quattro fratelli.
Poco prima che noi partissimo per Milano lei si trasferì stabilmente a Vico Equense; ora, in pensione, nonostante abbia la figlia sposata e il nipotino vicini, si sente pronta per nuovi orizzonti e forse prenderà casa vicino Benevento; mia madre,  come lei, aveva un che di nomade: non a caso a 72 anni con molta maggiore levità di me, si trasferì con noi a Milano.
Ha affrontato e vinto la battaglia con il cancro con una leggerezza che ammiro ancora e sopporta con altrettanta leggerezza delle noiose conseguenze che ne sono derivate.
Ci sentiamo più volte al giorno anche se lontane; quando io vado a Vico d' estate non ci vediamo molto,  ma ci conforta il saperci vicine.
L' ultimo giorno mi ha dedicato un' intera giornata ed è venuta in spiaggia con noi; da ragazze, quando terminavano le vacanze avevamo un rito: l' ultimo giorno andavamo insieme già alla Cattedrale su una terrazza panoramica a dire addio all' estate.
Da quando lei vive là, il momento dei saluti, quello cerchiamo di evitarlo: ci fa troppo male; alla fine della giornata trascorsa insieme a mare, io sono salita in camera e ho detto che sarei tornata dopo poco; nel frattempo il marito è venuta a prenderla.
Ancora una volta, e lo abbiamo commentato a telefono, ci siamo risparmiate la commozione dell' abbraccio finale.
Avere un fratello o una sorella è importane: ci sono sentimenti e momenti della vita che si possono condividere solo con loro: la morte dei genitori, la nascita dei figli, è come avere uno specchio dentro cui riflettersi; nonostante i momenti di fatica, poter contare l'una sull' altra è bello.

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