martedì 23 ottobre 2012

NAPOLI E'...

Nella Costituzione della Repubblica Partenopea del 1799 era stabilito che ogni napoletano dalla sua casa potesse vedere il mare.
A Napoli il sole e il mare si vedono solo da alcune case; il resto è un dedalo di vicoli che scendono a imbuto verso il basso, stretti e bui.
Se alzi gli occhi vedi, lassù in alto, uno spicchio di azzurro.
La foto è della pagina ufficiale " Conosciamo Napoli "
http://www.facebook.com/photo.php?fbid=293727827409852&set=a.142703899178913.29207.142665482516088&type=1&theater

venerdì 19 ottobre 2012

RENZO ARBORE, L' ORCHESTRA ITALIANA E QUELLA SERA DEL '94 AL TEATRO NAZIONALE


Nel '94 Renzo Arbore aveva fondato il gruppo dell' Orchestra Italiana da appena tre anni.
Veniva per un concerto al Teatro Nazionale a Milano.
In previsione di 
ore di " coda " per prendere i biglietti, chiesi a un ragazzo dell' oratorio di andarci lui ( io ero a scuola ) e gli avrei regalato il posto in platea.
Non se lo fece ripetere due volte e mi comunicò che aveva preso i posti in seconda fila.
Saremmo stati Vittorio, io, la mia mamma e questo ragazzo.
Poi mamma che aveva già ottant' anni e cominciava a sentirli, decise di non venire e, al suo posto, invitammo Massimo, un giovane che allora lavorava con me sui " ragazzi difficili " in oratorio e che ora ha più di 45 anni ed è ancora uno dei miei amici più cari.
Quella sera, per tempo, ci trovammo davanti al teatro per essere sicuri di parcheggiare facilmente ( oh la Milano di venti anni fa! ) ed entrammo.
Il teatro era vuoto tranne la prima fila, quella davanti alla nostra che era tutta occupata.
Appena prendemmo posto ci accorgemmo che davanti al proscenio c'era un nugolo di fotografi che cominciarono a scattare foto tra un lampeggiare di flash.
" Cavoli " pensammo " siamo famosi o cosa succede?"
Succedeva che la prima fila era interamente occupata da personaggi ( loro sì ) famosi.
C' erano: Enzo Biagi con una nipote, Mara Venier ( che allora era fidanzata con Arbore ), Giorgio Armani, don Mazzi, Claudia Mori e, tra gli altri, una magrissima Alba Parietti a cui, evidentemente, la televisione dona un' immagine di " fatalona " ma che dal vivo era una ragazza sottile e difficilmente riconoscibile.
Lo spettacolo fu splendido.
Arbore e la sua orchestra tra le moltissime canzoni eseguirono anche " Mandulinata a Napule " che io posto frequentemente in quell' arrangiamento.
Arbore rivelò che quella era l' orchestrazione originale della canzone e gliel' aveva insegnata suo padre.
Eseguita in quel modo, è vero, non l' ho mai sentita.
Anche nelle parole è fedelissima al testo originale specialmente nel verso in cui recita " Staje 'mbracci'a me, 'nnucente só' sti vase...
Bella, stanotte, te só frato e sposo... " che significa " Sei tra le mie braccia, i nostri baci sono innocenti...Bella, stanotte io ti sono fratello e sposo..."
Spesso, in altre versioni, i baci da " innocenti " diventano " cocenti " cambiando il senso della frase.
Tre tutte le vecchie canzoni napoletane è una delle più belle; non so spiegarlo perchè non conosco la musica se non a orecchio ma assomiglia più a una romanza che a una canzone.
Comunque ci furono tantissimi bis e fu una serata indimenticabile.
Fummo però un po' distratti dal vedere tutte quelle celebrità così vicine che se allungavi una mano potevi toccarle: Mara Venier ballava come tutto il pubblico ondeggiando da qua e da là quando Arbore cantò " Il materasso".
Enzo Biagi, nell' intervallo, salutò affettuosamente Claudia Mori dicendole che in settimana avrebbe telefonato a suo marito; pensare che uno solleva il microfono e dice " Ciao Adriano " ci fece una certa impressione.
Ultima nota: durante l' intervallo, una delle bellezze davanti a noi si girò e rivolgendosi dalla nostra parte chiese se volevamo fare qualcosa con loro dopo lo spettacolo.
L' ing e Massimo per anni hanno discusso da chi di loro due la "diva" fosse attratta.
Vittorio allora aveva i suoi 44 e passa portati discretamente ed era in blu; Massimo aveva un completo bianco e tutto il fascino della giovinezza.
Ne hanno discusso spesso ma, poichè nessuno dei due ebbe il coraggio di replicare all' invito, non lo sapremo mai.
Non vorrei che in me parlasse la moglie gelosa ( che non sono) ma credo che la tizia optasse per la gioventù.

mercoledì 17 ottobre 2012

ALFIO VASSALLO UNA PERSONA SPECIALE...


Ho tanti amici su fb.
Simpatici o meno.
Molti hanno dei talenti e li mostrano, scrivono e fotografano, quasi tutti noi lo facciamo e postiamo foto e scritti aspettandoci commenti e, perchè no, complimenti.
Alfio Vassallo è una persona speciale; è stato uno dei primi amici che ho avuto su fb.
E' " diversamente giovane" ma solo all' anagrafe: sia per vitalità che per entusiasmo. interesse e gioia di vivere è più giovane di tanti ragazzi.
Ha un' altra grande qualità: è semplice, e umile.
Non si vanta; ringrazia se gli si posta una foto, è prodigo di complimenti.
Non accade mai che gli si dedichi una foto o uno scritto e lui dimentichi di ringraziare, con parole affettuose e care che gli nascono dal cuore.
Oggi mi è arrivata una foto di Cernobbio da Alfio.
Ho ringraziato e, quasi con pudore, mi ha avvertito che, cliccando sulla foto ce n' erano altre.
Che belle che erano!
C'erano foto di fiori, foto di Paderno Dugnano, cittadina lombarda dove Alfio vive da moltissimi anni con alberi in fiore e foto di Milano; c' erano foto splendide della Sicilia, la sua terra di origine dove va con gioia ma da cui torna anche felice perchè, ormai, appartiene a due mondi: c' era Catania, Acireale, Taormina, foto di oggetti nel negozio di un antiquario in Sicilia, bellissime foto del mercato del pesce, foto dall' aereo.
C'erano anche due foto della sua graziosa moglie: la sua " sciura" che io so, perchè me lo ha raccontato lui, è stanziale come me, non si muoverebbe mai mentre lui, vispo e gioioso, andrebbe sempre in giro.
Grazie Alfio per esserci, grazie per quello che ci insegni ogni giorno con la tua dolcezza, la tua signorile modestia, il tuo ringraziare sempre e non vantarti mai!
Sei un esempio per tutti noi!!!
 —

martedì 16 ottobre 2012

CAPODANNO A NAPOLI

Oggi un amico di fb che, pur non essendo napoletano, ha vissuto molti anni a Napoli, parlava di Capodanno.
Il mare e Capodanno con i fuochi sono le due cose di Napoli che mi mancano.
A casa i " patiti " dei fuochi eravamo papà e io.
Mamma e la nonna milanese erano fermamente contrarie.
Ma l' avevamo vinta noi e i fuochi li compravamo.
Di solito a San Silvestro c' era festa a casa nostra: venivano gli amici di mamma e papà, si aspettava la mezzanotte, si brindava, si " sparavano i fuochi" e poi, quando noi diventammo più grandi uscivamo con i nostri amici e poi con i nostri ragazzi.
A Napoli si usava andare per locali o a feste.
All' alba però tutti ( le ragazze in abito lungo e i ragazzi in smoking) si incontravano agli chalet di via Petrarca: questa era l' usanza.
Da là tutta la Napoli giovane vedeva sorgere il sole e si faceva la prima colazione.
Poi si tornava a casa, si andava a letto e mamma ci svegliava per pranzare.
Il primo dell' anno era una " non giornata "; uno spazio vissuto in qualche modo tra il 31 dicembre e il 2 gennaio.
A Napoli abitavamo al Corso Vittorio Emanuele e da casa nostra a mezzanotte Napoli si accendeva di mille colori.
E' veramente uno spettacolo da non perdere.
L' anno in cui morì papà non festeggiammo ma già l' anno seguente e anche in onore suo che amava tanto quella festa, la ripristinammo.
L' ultimo Capodanno tra l' 86 e l'87 già sapevamo che saremmo venuti a Milano; tra noi amici si respirava un' aria di addii.
Dopo, per anni, finchè abbiamo mantenuto la casa a Vico e anche dopo siamo andati là.
Lo spettacolo, specialmente dall' alto, è bello anche se non come quello di Napoli; ogni contrada prepara i suoi " fuochi " ed è tutto un illuminarsi dalla Marina a Ticciano, Moiano, fino a Monte Faito.
Ovviamente io sono " addetta " aglì acquisti e allo sparo dei botti, bengala per lo più.
Gli amici ci tengono che si " spari " ma hanno paura, l'ing è contrario ma poi alla fine viene fuori al balcone a darmi una mano.
A me piace vedere il bengala che si consuma, in mille colori, tra le mie mani.
E' come un buon augurio per l' anno nuovo.
Lo so che è male, ho sempre evitato i fuochi pericolosi ma il bengala è d' obbligo.
Anche i ragazzi con i loro amici amavano Capodanno a Napoli o a Vico.
Da qualche anno non andiamo più.
La famiglia si allarga, i figli si sposano, è arrivata la nipotina, si sta insieme in famiglia.
Nel giardino del mio condominio qua a Milano c'è sempre qualcuno, specie genitori e bambini che " fanno i fuochi " ma non è come a Napoli.
E' come un fiammifero rispetto a un falò!

domenica 14 ottobre 2012

OMBRELLONI DI NOTTE A SIRACUSA

Sembrano degli Incappucciati, strane figure di frati o peggio torvi rappresentanti di un improbabile Klu Klux Klan.
Il bianco e nero della foto e la livida luce dei lampioni   accentua l' inquietudine dell' insieme.
Immaginate la stessa piazza di giorno con il sole, il via vai di persone e altro non vedrete che dei rassicuranti ombrelloni aperti in un bar di una qualunque bella piazza di una città.
Come ogni cosa appare diversa a second di come la si vede: ora, tipo di luce, stato d' animo, punto di vista.
Anche noi umani siamo così: a volte basterebbe che ci guardassimo nella prospettiva giusta e, forse, ci capiremmo meglio.


Grazie ad Alberto Limoli e alla sua foto " rubata "; lui mi vide nascere come " ladra di foto " e per l' amicizia che ci unisce spero non me ne vorrà

sabato 13 ottobre 2012

CI SONO SERE IN CUI...


Ci sono sere in cui, senza motivo ti senti triste.
Ci sono sere in cui i figli non si fanno sentire e ti mancano.
Ci sono sere in cui è sabato e pensi: " Ma perchè cavolo il sabato non c'è più " Che tempo che fa" ?
Ci sono sere in cui sai che domani dovrai andare a pranzo fuori, anzi a un brunch e stamattina hai provato i vestiti da mettere e i due chili messi durante l' estate si vedono...poco ma si vedono!
Ci sono sere in cui pensi:" Ma perchè è sabato e non andiamo a cinema a vedere un film?"
Ci sono sere in cui vedi che comincia a fare notte presto e lo avevi desiderato ma ora vorresti che tornasse l' estate.
Ci sono sere in cui non si sa perchè vorresti qualcosa e non sai cosa.
Poi si cena e arriva il dopocena e dimentichi quel momento di crepuscolo malinconico ed è come se tra le foglie d' autunno spuntasse un fiore.
Fosse che ho mangiato poco a pranzo ed era solo fame?

FACCINE

Queste sono le principali faccine

venerdì 12 ottobre 2012

L' INGEGNERE ARRABBIATO E FACEBOOK


Ieri sera l' ing si è arrabbiato ma tanto che io ho pensato: " Adesso mi ammazza!".
Si fa per dire ma era veramente una belva.
Non potendo testimoniare con una foto la " giusta " rabbia, posto una foto della "non giusta causa"della rabbia stessa.
Verso le 22, non sopportando più lo zapping del mio sposo, non essendoci niente di interessante in tv e avendo letto molto durante il pomeriggio, sono venuta su fb per curiosare.
NON ERA POSSIBILE ACCEDERE!!!
Ho pensato a un atto di pirateria, a un virus, mi sentivo veramente " tagliata fuori" come quando non funziona il telefono, anzi un poco peggio; mi mancava l' aria, ero disperata.
Continuavo a frignare, sacramentare e implorare Vittorio convinta che, con la sua venuta, il problema si sarebbe risolto.
Dopo avermi sopportato per un po' è venuto ma ha cominciato a urlarmene di " ogni": che ero capricciosa, che ero dipendente, e che bisogno c' era di stare per forza là, che lui voleva rilassarsi, che aveva una giornata di lavoro sulle spalle mentre io non ho un c... da fare.
Stamattina gli ho chiesto scusa perchè capivo di avere esagerato e lo avevo visto veramente sconvolto.
Anzi solo a pensarci anche oggi vedevo che cominciava ad agitarsi di nuovo e allora ho cambiato discorso.
Pensare che sarebbe bastato telefonare ai miei cari Delia e Bino ( la mia colf e il marito portinaio) che, contemporaneamente, nell' altra scala del condominio si disperavano per lo stesso motivo.
Delia stamattina mi ha confidato che il marito stanotte si è svegliato apposta per controllare che facebook fosse tornata in funzione.
Devo rifletterci!
E' grave!

giovedì 11 ottobre 2012

IL " VOI " A NAPOLI

Generalmente tra persone ci si da il " lei " quando si è estranei o il " tu " tra giovani, in ambienti lavorativi come la scuola oppure quando si entra in confidenza.
A Napoli, oltre al " lei " e al " tu " esiste il " voi" anche se in forma meno diffusa di una volta.
A parte coloro che lo usano indiscriminatamente, il " voi " è uno dei modi più sottili per sottolineare le differenze di classe.
Generalmente lo si usa con i sottoposti ai quali non si dà il " tu " perchè implicherebbe una confidenza superflua.
Una volta lo usavano i figli nei confronti dei genitori.
Il fatto è reciproco: si danno il " voi " tra loro signora e domestica, professoressa e bidella, cliente ( importante ) e artigiano.
Tra noi " napolidi " al Nord, capita, talvolta di usarlo ma sempre nell' accezione di cui sopra e alternandolo al " lei " che è una forma ugualitaria e livellatrice.
Non è bello anche se in qualche modo " avvicina " ed è discriminante: io l' ho usato finchè sono stata a Napoli e d' estate a Vico Equense perchè molti ancora si rivolgono così.
A Vico però esiste una forma bellissima di saluto: il ciao anche a persone a cui si dà il " lei " o il " voi".
E' abituale e delizioso sentirsi dire: " Ciao signo' ".

VIA LIPARI E IL " FAVORITE " NAPOLETANO


Appena arrivati a Milano abitammo in affitto in via Lipari.
Il primo inverno fu faticoso, meno dell' ultimo passato a dire addio a cose e persone che amavo ma abbastanza tosto.
Il marito della portinaia era un ragazzo napoletano e ogni tanto sfogava con me la sua nostalgia.
Io gli dicevo che qua aveva trovato un lavoro sicuro e lui che era di un paese della costiera sorrentina mi rispondeva che giù da lui non aveva mai visto qualcuno morire di fame: chi più chi meno tutti si arrangiavano.
Si lamentava perchè la melanzane giù sono lunghe e sottili e qua sono più corte e grosse; diceva che, anche piantandole, non c' era verso, non venivano come voleva lui.
Un giorno salì su da noi per non so quale servizio e passò davanti alla porta della cucina.
Io ero a tavola e mangiavo.
Mi uscì un modo di dire popolare napoletano, non in uso a casa nostra e adoperando il " voi" tipicamente partenopeo: " Favorite ".
E' la frase che il napoletano che mangia dice a chi si trova a passare; mi uscì così, istintivamente..
E altrettanto naturalmente lui mi rispose con la risposta d' uso:" Buon appetito!"
In quel momento mi sentii, per un istante, a Napoli.
Come sembra lontano tutto questo...
 

ADRIANO CELENTANO E IL SUO SHOW ALL' ARENA DI VERONA


Ha fatto uno share del 32 e passa, più di 9 milioni di persone lo hanno visto.
La Rai, con la sua politica ottusa e al servizio di padroni estranei ha permesso che si esibisse per Mediaset, fatto mai avvenuto prima.
I suoi monologhi saranno noiosi, i suoi silenzi anche ma, ragazzi, quando canta dimentichiamo tutti che ha 74 anni e non possiamo 
che " rivivere " tutti i ricordi della nostra vita attraverso le sue canzoni.
I duetti con Gianni Morandi sono stati splendenti: freschi entrambi come due ragazzi, e là nell' Arena, persone di tutte le età da "diversamente giovani" ad adolescenti intonavano canzoni che hanno segnato la nostra giovinezza ma anche anni irripetibili ": gli anni '60 " quelli che tutti ricordano come una mitica " età dell' oro " quelli di cui tutti i miei alunni conoscevano le canzoni e ne sapevano le parole e le intonavamo insieme!
Allora gli anni ' 60 sono stati belli perchè appartengono alla nostra adolescenza o anche perchè furono anni " comunque " importanti?
Secondo me è così e noi siamo stati fortunati ad averli vissuti!!!
 

martedì 9 ottobre 2012

STO DECLINANDO IO E' L' " EFFETTO COZZA " ?

Ieri sera il mio amico Gennaro Esposito ha postato una bellissima foto di cozze ( mitili).
Tra i commenti ho inserito due miei ricordi che mi scattano sempre quando sento parlare di cozze ( mitili).
Poi l' ho trasformato in nota; due amiche mi hanno scritto che " rileggevano " con piacere questi miei ricordi.
Mi sembrava vagamente di averne scritto ma non
 ve n' era traccia sul mio blog da cui ricavo o dove copio le mie note.
Oggi, dietro indicazione di una delle due amiche, ho visto che in una nota di maggio, commentando una foto che raffigurava un' impepata di cozze avevo scritto " paro paro" gli stessi ricordi.
Quando si cominciano a ripetere le stesse cose è segno di declino: i vecchi lo fanno.
Mi si apre una serie di opzioni:
1) Sto per fidanzarmi con quel simpatico signore tedesco di cui mi sfugge il nome...che dici ah sì: Alzheimer!!!
2) Mi sto rimbambendo e basta
3) la parola " Cozza " è evocativa! Sarò stata una "cozza"?
4) L' ipotesi più rassicurante: è tanto vivo il ricordo di " quelle impepate " di gioventù che alla parola, segue all' istante, il ricordo.
Pensiamo positivo ma intanto postiamo una foto che tenga conto delle altre possibilità...che pacienza!!!

lunedì 8 ottobre 2012

IMPEPATA DI COZZE


  
Quando eravamo ragazzi e poveri andavamo a cena a Piazza Sannazzaro.
C' era una pizzeria e c'è ancora; si chiamava "Pasqualino" e nel '71-72 per 2000 lire si mangiava: pizza, impepata di cozze, crocchè e arancini.
Quand
o tornavamo a casa puzzavamo tanto di frittura che mamma e papà dicevano: " Siete stati da Pasqualino" e stendevamo sul balcone i cappotti perchè si togliesse la puzza.
Nel' 73 pochi mesi prima del colera andammo a cena sulla spiaggia di Mergellina a " La casa del pescatore ".
Il cameriere sottovoce ci disse che gli sembravamo persone perbene e ci chiese di dare una " pulita " supplementare a posate e piatti.
Questi ultimi altro non erano che vassoi della " Coca Cola".
Nostri vicini di tavolo erano contrabbandieri che, tra una portata e l' altra, vendevano sigarette in giro tra i clienti.
Ma che impepate furono quelle!!!
Buone come quelle di quegli anni, mai più!
Avevano il sapore della giovinezza; grazie a Gennaro Esposito che con la sua bellissima foto me le ha ricordate.


venerdì 5 ottobre 2012

DI NUOVO SULLA FELICITA'

Ieri ho parlato della felicità ma anche grazie ai molti interventi mi sono resa conto che, forse, stavo parlando di serenità.
Ecco perchè riposto una parte di una pagina del mio blog che io avevo chiamato " Momenti 
".
E' vero la felicità, quella vera, è fatta di momenti.
Ne " Il Gattopardo ", il principe Fabrizio parla di " pagliuzze d' oro dei momenti felici".
Io penso che si tratti di attimi da tesaurizzare che, o richiami alla memoria o, a tradimento, ti colpiscono quando meno te lo aspetti; basta un niente, una musica, un profumo e sono là, pronti a esseri rivissuti, riassaporati; anche se lontani nel tempo ti sembra che siano accaduti ora, basta allungare una mano e li tocchi, ma non era solo ieri?
Quali sono i " miei momenti"? A volte, se li vuoi richiamare alla mente non vengono come quando ti chiedono quali sono i dieci film o libri più importanti della tua vita, ti si fa il vuoto in testa, poi dopo arrivano a frotte.
E' importante per me farne tesoro mentre li sto vivendo; così, forse, quando capita di doverli richiamare alla mente viene più facile.
Quali sono i miei momenti?
La notte insonne che passai subito dopo la nascita di Stefano, il primo figlio: l' adrenalina era tanta, avevo desiderato il maschio ed era nato e quella notte sembrava contenere tutte le promesse della vita.
Il giorno dopo la nascita di Paolo: ero in clinica, sola, nelle prime ore del pomeriggio mi portarono in camera il bambino e me lo poggiarono sulla pancia; ero tra veglia e sonno e pensavo che fino a poche ore prima era dentro di me e ora eravamo due esseri distinti, ma ancora così vicini: fu un momento di amore assoluto.
Quando Paolo era piccolo gli raccontavo spesso di quel giorno e a volte me lo chiedeva lui stesso, quasi come una favola.
Poi ci sono i momenti banali, di gioiosa quotidianità; se hai intùito lo capisci che devi farne memoria perchè saranno ricordi preziosi: le sere d' estate a Vico negli anni tra il '94 e il' 98, quando i ragazzi erano grandi ma passavano gran parte dell' estate ancora con noi e c' erano mio suocero e mia mamma e mia zia, tre anziani splendidi e la sera venivano amici dei ragazzi e amici di mamma, quelli di antica data e si restava sul terrazzo fino a tardi a ridere e scherzare; a conclusione dell' estate c' era la sera della festa del paese con i fuochi a mare e tutti venivano a vederli da noi ed era un gran discutere se i fuochi di quell' anno erano stati o no più belli di quelli dell' anno prima.
I venerdì sera, quando papà era ancora vivo e dopo, per anni, quando gli amici mantennero l' abitudine di riunirsi dopo cena a casa nostra; si parlava di politica, si discuteva perchè c' era sempre qualcuno di destra e molti di sinistra, ma si rideva soprattutto e molto.
Il sabato sera, d' inverno a Milano, quando i ragazzi erano abbastanza grandi da uscire la sera, ma poi ritornavano; io preparavo la pizza margherita e cenavamo tutti insieme e poi dopo loro uscivano e noi rimanevamo a casa e a me di non uscire non importava niente sia perchè lo avevo fatto per tanti anni sia perchè sapevo che quelle cene del sabato sera prima o poi sarebbero state un bel ricordo.
Quando i ragazzi vivevano ancora in casa e la sera non sempre uscivano o a volte tornavano e noi eravamo ancora svegli; io sono una che si addormenta sul divano, ma poi vado a letto tardi; era bello chiudere a chiave la porta di casa e pensare che c' eravamo tutti.
I sabati e le domeniche, ora che i ragazzi non ci sono più e io e Vittorio siamo soli ma felici e le ore passano pigramente; lui fa lavoretti, mette a posto documenti, suona, legge io sto al computer o cucino e poi pranziamo e chiacchieriamo dei fatti del giorno e ci vogliamo bene e siamo felici di questo pigro far niente e delle ore che si inanellano aspettando di vedere in tv la partita o " Che tempo che fa".
Quando, durante la settimana Vittorio torna dal lavoro e, mentre ceniamo, gli racconto quello che è successo durante il giorno e decidiamo cosa vedere in tv, tanto poi ci si addormenta.
Quando uno dei ragazzi telefona e dice che verranno a cena o a pranzo da noi e cosa preferiscono che io prepari; specie se è il loro compleanno.
Le sere d' estate a Vico, quando ci riuniamo a cena o dopo cena con gli amici che sono sia i miei che quelli di Vittorio avendo passato là le ultime 50 e passa estati della nostra vita e hai la consapevolezza calma di stare con le persone che ti sono care da sempre; sono momenti felici e senza sforzo, tanto ci conosciamo bene tra noi, si ricordano episodi andati, e per quanto si vada indietro nel tempo eravamo sempre insieme.
Un pomeriggio passato con un' intera classe il giorno prima degli esami di licenza media, nel 1986: furono ore di perfezione assoluta.
Momenti che solo chi ha vissuto per anni a scuola può capire: un quarto d' ora di chiacchiere smemorate, anche nel chiasso, prima che suoni il campanello di fine lezione, l' odore di gesso, lavagna, carta, corpi sudati, scarpe da ginnastica e senso di avventura che ogni giorno di scuola portava con sè, il senso di trasgressione nell' andare con la classe a fare un giro al mercatino sotto scuola e poi in panetteria, comprare focaccia per tutti, tornare in classe, dividerla e mangiarla.
Le mattinate di Cineforum quando si portava il televisore in classe e ognuno si sedeva dove e come gli piaceva e sbucavano fuori sacchetti di pop corn e patatine e facevamo qualcosa di utile ma ci sembrava vacanza.
Alcuni di questi momenti li vivo ancora, quelli passati li ho goduti, mi piacerebbe a volte riviverli anche solo per un attimo, ma sono così intensi che basta chiudere gli occhi e allungare una mano, ma non era solo ieri?
La foto si intitola:" L' insostenibile leggerezza" e la felicità, anche a ricordarla altro non è che leggerezza.
Grazie sempre a Gennaro Esposito, sia per le sue bellissime foto che per le sue poche ma sagge parole di amico che, spesso, mi aiutano a fare chiarezza.

LA FELICITA' ( o quanto di più simile...)

La felicità è lo stato d'animo (emozione) positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri.
La definizione, a mio parere, è equivoca e si basa su una serie infinita di fattori.
Qualcuno si sente felice quando possiede beni materiali o affettivi che a un' altra persona possono non interessare minimamente.
Felicità potrebbe essere, nei limiti dell' accettabile, anche contentarsi del proprio stato vedendone gli aspetti positivi ( se ce ne sono).
Dipende anche da aspetti caratteriali, da educazione ricevuta, dallo stare bene con se stessi.
Dipende, per alcuni, dal vedere il bicchiere " mezzo pieno " anche quando dentro al suddetto bicchiere ci sia ben poco.
La libertà dal bisogno è comunque alla base di una condizione di accettabile felicità.
Per il resto si va verso infinite tipologie e modi di essere: un viaggio ad esempio per alcuni è fonte di felicità.
Se lo si propone a me entro in ansia perchè amo il mio " nido " e me ne muovo con grande difficoltà.
Per taluni una vita senza sesso è sinonimo di tristezza; per altri gli affetti spirituali contano a volte come e di più del piacere fisico.
Il tradimento può essere dolore: lo è se pensa di " possedere " l' altro.
Se si parte dall' idea che nessuno ci appartiene, che dobbiamo contentarci di quello che la persona amata può darci " qua e ora", giorno dopo giorno e ciò è scambievole perchè anche noi non ci sentiamo di appartenere a nessuno, allora il tradimento stesso può essere una pena relativa da accantonare godendo altre possibilità piacevoli che la vita contemporaneamente ci offre.
Io ho avuto un tipo di educazione che mi ha portato a mostrare sempre la parte " allegra " di me agli altri.
Per ciò stesso io per molti di quelli che mi avvicinavano ero e rimango una persona felice, senza problemi, anche in periodi di tristezza e di malessere.
Credo, ed è un' opinione personalissima, che gran parte del nostro stato d' animo dipenda dalla nostra disposizione verso eventi e persone.
Quando ero ragazza lessi un libro che mi piacque molto: si intitolava " Damerose" ed era di una scrittrice inglese: Elizabeth Goudge.
C' era un personaggio del romanzo, una vecchia signora che sosteneva che in momenti particolarmente difficili della vita occorre " costruire l' interno dall' esterno", comportarsi cioè come se tutto andasse bene.
Non sempre è valida questa formula, io, nel mio piccolo, ne ho fatto quasi una filosofia di vita.
Spesso i fatti mi hanno dato ragione.
Non è certo possibile in tutti i casi...aspetto repliche!

martedì 2 ottobre 2012

PARLO ANCORA DI FACEBOOK

Quando i miei figli mi hanno iscritta a Fb nel 2009 usavo da poco il computer.
Ero una di quelle persone che, per lavoro e pigrizia, avevano sempre rimandato reputandolo una " cosa " difficile.
Poi l' ho usato appen
a andata in pensione e, infine Fb e poi il blog che, per me, resta l' attività principale perchè mi permette di ricordare e fissare ciò che ricordo.
La mia esperienza di Fb è stata graduale e diversificata.
All' inizio volevo contattare gli ex alunni.
I giovani, che sono migliori di noi, mi hanno insegnato tanto: sia dal punto di vista tecnico, io da qua sul mio pc e loro dall' altra parte, gentili come sempre, sia dal punto di vista comportamentale.
Loro sono MOLTO più saggi di noi: non parlano mai di cose personali in bacheca; usano la chat o la mail.
Ho imparato anche questo, perdendo due ex alunni a uno dei quali tenevo veramente molto!
Poi mi sono ripromessa di non andare oltre un certo numero di amicizie; ma così come l' appetito vien mangiando, ora mi ritrovo con più di 600 amici e non so nemmeno perchè.
Un mio amico ogni tanto " sfronda"; toglie quelli con i quali non ha mai avuto contatti, quelli che quando è il loro compleanno tu pensi: " Ma chi è questo?".
A me senza motivo dispiace cancellare o peggio " bloccare " una persona.
Potrebbe essere che non si faccia viva ma legga le mie note o mi segua e lo prenderebbe per uno sgarbo ingiusto.
Negli anni mi è capitato di bloccare qualcuno: un' amica che era diventata intemperante e diceva " qualunque cosa"; una signora che vive a Milano che, dopo pochi giorni di amicizia, mi annunciò una sua visita a casa: mi sentii smarrita e la cancellai; poi lei mi bloccò.
Ho bloccato un napoletano che abita qua a Milano nel mio stesso quartiere.
Nel giro di una settimana continuava a invitare me e l' ing a casa sua, a prendere un caffè, perfino ad andare insieme a Messa.
E se non ci fossimo stati " reciprocamente " simpatici?
Ho perso un amico che non si poteva definire ancora amico ma " simpatica conoscenza in via di amicizia " e non so ancora perchè.
E' vero che c' erano state delle incomprensioni e una strana freddezza dopo un avvio simpatico e cordiale; poi io ho bloccato lui e quando l' ho sbloccato lui ha bloccato me.
Sinceramente provo rimpianto anche se non tornerei indietro perchè amo riappacificarmi dopo una salutare litigata ma le " minestre riscaldate" non funzionano.
Sono grata a Fb per due motivi: il primo è che, come una lampada di Aladino, mi ha permesso di seguire centinaia di alunni, di sapere cosa hanno fatto della loro vita, di riappacificarmi con uno di loro che ora ha 45 anni con il quale avevo litigato agli esami di licenza media!
Questa è una delle cose che più mi dà gioia!
Il secondo motivo è che ho trovato tra più di 600 amici un " amico vero ", cioè non un amico d' infanzia ritrovato ma proprio uno conosciuto su Fb che, a tutti gli effetti, ora considero uno dei miei più cari amici!
L' altro ieri è ricomparso su Fb dopo tanto tempo solo per distruggere con le sue battute una " favola " a lieto fine che avevo inventato " su commissione " di un' amica!
E chi se ne frega: l' importante era risentirlo e rileggerlo, lieve, ilare e spiritoso come sempre.
Uno dei difetti che riscontro in Fb è che, quando arrivi a più di 600 amici ( e c'è gente che ne ha 4000), si creano strani intrecci; le persone che sono tue amiche diventano amiche di quelle che già lo erano e nasce come un grande cerchio o " compagnia di giro".
Questo è positivo per un verso perchè da ciò sono nate le elaborazioni del Mago Mario Bozzi e tutti gli amici comuni vi partecipano; negativo per un altro perchè molti, amici o no, si sentono autorizzati a dire la loro ( ed è nel loro diritto ) in qualunque tipo di dialogo o esternazione.
Spesso questo può urtare la suscettibilità di taluni.
Allora cosa dire in definitiva?
Passiamo il tempo in allegria, nel migliore dei modi, cerchiamo di dire frasi piacevoli e garbate e non quello che ci passa per la testa credendo di essere spiritosi o volendo a tutti i costi prendere le parti di un amico o dell' altro.
Basta rifarsi alle regole del vivere civile!
Dopotutto cosa altro è Fb se non la vita!

lunedì 1 ottobre 2012

E' MORTO SHLOMO VENEZIA


Era uno degli ultimi italiani sopravvissuti all' inferno di Auschwitz.
Aveva partecipato, con altri, ormai quasi tutti scomparsi, al bellissimo documentario: " Memoria di Auschwitz " che la Rai aveva girato nel '92 o nel' 93 e che noi mostravamo sempre a scuola ai ragazzi nel " Giorno della Memoria".
Scrisse anche un libro presentato a: " Che tempo che fa".
Aveva dedicato la sua vita a tramandare il ricordo di
quei giorni, ad accompagnare le scolaresche ad Auschwitz.
Doveva la vita al fatto di essere stato impiegato nelle " squadre della morte", quei deportati che erano addetti al trasporto delle salme che uscivano dalle camere a gas.
Raccontava che, un giorno, era arrivato tra gli altri un suo cugino.
Non aveva potuto fare altro che procurargli qualcosa da mangiare e dopo, quando tutto era compiuto, celebrare con qualche compagno una sorta di servizio funebre recitando preghiere.
Di quel documentario sono rimasti pochi: forse solo Nedo Fiano e Adriana Segre.
Tra gli altri non c'è più Settimia Spizzichino a cui è stata intitolata una scuola a Roma la cui targa è stata rubata pochi mesi fa da ignoti.
Nonostante la scomparsa di quelli che c' erano, anzi proprio per questo, occorre che la Memoria sia mantenuta viva e che non dimentichiamo mai!
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