LETTERA A FRANCESCO
mo di tutti; riportasti la gioia e il sorriso dopo otto mesi.
Papà nostro era morto a ottobre e mamma non aveva voluto intendere ragioni: aveva messo, contro tutte le usanze della nostra famiglia, il lutto.
Riuscimmo a farle promettere che lo avrebbe tolto il giono della tua nascita.
Quella mattina MariaCaro Francesco,
oggi è uno dei giorni più belli della mia vita, figurati della tua.
Ho pianto come una fontana come quando si vede :" La vita è meravigliosa " di Frank Capra e si comincia a singhiozzare quando lui capisce di essere " tornato" e si continua fino a quando suona la campanella sull' Albero di Natale.
Non posso dirti ch ti amo più dei miei figli: uguale ( non come Troisi e Benigni in " Non ci resta che piangere") veramente uguale, forse con un pizzico di struggimento in più.
Perchè tu fosti il pri Gambino suonò al citofono e disse a me e Vittorio: " La signora Pina è andata a comprare il bambino: è masculo!!!"
Il sesso per Maria era di importanza vitale!
Mamma fu di parola; quellla mattina stessa tornò dalla clinica e mise un vestito blu a fiorellini rosa: lo ha usato tanto, le piaceva.
Poi ci fu il lettino da campo vicino al lettone della nonna e da allora tanti ricordi.
Quella volta che avevi la febbre alta e mamma nostra aveva paura che delirassi e ti cantava :" Furia cavallo del West " finchè tu non ridesti e lei si tranquillizzò.
Ci sono montagne di foto e ognuna porta con sè un ricordo: tu e Stefano sempre insieme quasi della stessa età, e poi anche Michela e poi Paolo e sempre tutti insieme.
D' estate andavamo a Vico e all' inizio vi amavate molto e volevate dormire tutti e quattro insieme e Maria.
Alla fine dell' estate, dopo tre mesi, cominciavano i litigi e Pina diceva:" E' il momento di tornare a Napoli".
E si tornava ma due giorni dopo eravate di nuovo tutti insieme a giocare.
I Vadacca e " Retequattro!!!" urlata a dispetto del ragazzino che abitava nel palazzo di fronte.
E quando scendevamo al Circolo con il Maggiolone e cantavamo " Azzurro" sceneggiandolo e facevamo finta di " cercare l' estate" o passavamo sotto il ponte e cantavamo :" Il treno se ne va"
Una volta eravate in otto dietro il Maggiolone e ci accorgemmo che avevamo dimenticato Paolo al Circolo e tornammo e lo trovammo che ci aspettava come un piccolo lord, composto e un po' apaesato.
Una sera salivamo dal Circolo con la 500; c' era tua mamma, io che guidavo e forse tu e Stefano.
A un tratto, all' altezza della villetta, il cofano davanti si sollevò e io non vidi più niente; Pina disse che sarebbe scesa lei, di non preoccuparsi. Aprì la portiera della macchina e scomparve; c' era un fosso a terra ed era caduta dentro. Lei rideva come una pazza e tutti noi a ridere dietro.
Poi vi trasferiste a Vico e l' anno dopo, Vittorio e due anni dopo noi, a Milano.
D' estate, quando tornavamo tu facevi i bagagli e dicevi che venivi in campeggio a casa nostra.
Quando tu e Stefano batteste in un doppio quei due fighetti delle Axidie e tu, sfidando le ire di Marcantonio, corresti a tuffarti in piscina in completo da tennis, scarpe incluse.
Quando passavamo il Capodanno dai Lamarra e si faceva la gara di botti con quelli del palazzo di fronte.
Quando avevamo la casa col terrazzino fresco e nel pomeriggio io riposavo dentro e tu venivi a studiare approfittando del venticello e chiacchieravamo io da qua e tu da là della finestra.
Poi tornavi a casa tua, facevi la doccia e ritornavi per cena e poi passavamo lunghe serate con Ciro, Alessandra e quel ragazzo di Vico che si trasferì in Toscana e Stefano a giocare a Trivial Pursuit e ogni tanto qualcuno si affacciava al cancello in alto e poi c' erano il nonno e mamma e zia Vittoria e una sera a Ferragosto eravamo tantissimi!!!
E quando c' era la sera dei fuochi e ci mettevamo tutti in fila a decidere se fossero più belli i fuochi di quell' anno o dell' anno prima e voi facevate il " totomorto " e non ci prendevate mai perchè durante l' anno moriva sempre qualcuno ma non quello, sempre lo stesso, su cui puntavate.
E una notte desti allegria alla tua mamma e la facesti ballare in un momento in cui c' era ben poco da essere allegri ( e quando penso a quello è tanto l' amore per te e per lei che il cuore me lo sento stretto come una morsa).
E quando venimmo da Milano perchè era morto il nonno e tu che non avevi mai visto morti continuavi a dire : " Per favore non voglio vederlo" e si aprì la porta ed era là nel mezzo e non c' era modo di evitarlo; a volte anche in momenti tristi si ride.
Quando ci trasferimmo nella casa sopra che non era bella come l' altra ma quante pizze di Gigino e quante serate sul balcone a chiacchierare; e anche là continuarono i fuochi e le previsioni sbagliate sul totomorto.
Quando venivi qua a Milano, a volte all' improvviso ed era sempre una gioia!
E ora dopo tanto studiare e soddisfazioni e l' esame di procuratore e il lavoro di avvocato è arrivato il giorno del sogno raggiunto!
Dividilo con tutti noi che ti amiamo, ma tienilo anche stretto un momento per te.
E' un istante, dura poco ma è il momemto del conseguimento, come quando si scala una montagna e si raggiunge la vetta, come la notte dopo che a noi donne nasce un figlio.
Sono momenti sospesi nel vuoto, istanti di pura gioia, non turbati da niente; dopo verrà il lavoro, la routine, le soddisfazioni e qualche delusione.
Ma questo è il momento perfetto: resta fermo per qualche istante, stringilo al petto questo sogno diventato realtà, poi spalanca le ali e vola verso la vita e verso ogni gioia possibile.
Con tutto l' affetto del mondo!
Eva